La serie A a 20 squadre mostra tutte le sue crepe. Ma state tranquilli, nessuno la riporterà a 18 o a 16 squadre. Almeno finché Carlo Tavecchio non sarà stato rieletto. Perché? Perché ridurre adesso il numero di club della massima divisione significherebbe scontentare qualcuno (quindi, voti in meno), eliminare dalla fantastica torta dei diritti tv qualcun altro (e parliamo di milioni).
Eppure, con 20 squadre, ci ritroviamo a gennaio con le tre squadre che scenderanno in serie B già decise, anche per demeriti loro (Crotone, Palermo e Pescara stanno dimostrando di avere rose da torneo cadetto). Mai, finora, nella storia recente si era registrato un distacco dalla quartultima in classifica più grande dei punti conquistati (Crotone, seppure con una partita in meno, e Palermo, hanno 10 punti, -11 dall’Empoli). E ancora: sommando i punti delle tre ultime, alla 21esima giornata, si ottiene il peggiore totale nella storia della serie A a 20 squadre.
Non vi basta? Tutte e tre rischiano di chiudere il campionato con meno di 21 punti, il record negativo della serie A, ottenuto dal Treviso nel 2005/2006. L’Empoli, quartultima, ha segnato 12 gol. Eppure veleggia tranquilla. Qualcuno potrebbe obiettare: è colpa delle tre laggiù. Sì e no. Perché, con 20 squadre, sono tante quelle che hanno o stanno sbaraccando non avendo più obiettivi da raggiungere. Vedi il Genoa. O hanno tirato i remi in barca da tempo, vedi il Chievo.
Se la serie A tornasse a 16 o a 18 squadre, a questo punto della stagione difficilmente avremmo già sentenze. Ve li ricordate quei campionati avvincenti, in cui fino all’ultimo minuto dell’ultima giornata si combatteva per non retrocedere, per vincere lo scudetto, per entrare in Europa? Il Milan ne sa qualcosa, quel 16 maggio del 1982 non bastò la vittoria contro il Cesena in rimonta. Da ‘Tutto il calcio minuto per minuto’ arrivò il gol di Faccenda che salvava il Genoa e mandava in B il Diavolo mentre sul prato di Cesena i tifosi del Milan stavano già festeggiando lo scampato pericolo. Ma potremmo citare tanti episodi di una serie A che, da cinque anni a questa parte, vive sul dominio della Juventus, sulle solite note nei quartieri alti. E già a fine gennaio si può iniziare a programmare la stagione successiva.
No, questa serie A a 20 squadre non ha davvero più alcun senso.