Le aziende stanno iniziando a sperimentare accordi di lavoro diversi e flessibili come la settimana lavorativa corta. Il caso dell’Inghilterra.
I datori di lavoro hanno compreso, nel corso del tempo, che non solo possono ridefinire gli spazi in cui i propri dipendenti lavorano, ma anche il tempo impiegato che gli stessi utilizzano per espletare le proprie mansioni. La settimana lavorativa corta, ne è un esempio: adottata dai Paesi Bassi e poi dall’Inghilterra, ha dimostrato di avere molto successo tra i dipendenti, che migliorano le proprie performance in termini di produttività e risultati su soli quattro giorni di lavoro a settimana.
Settimana lavorativa corta in Inghilterra: un cambiamento di successo
Juliet Schor, economista e professoressa di sociologia al Boston College, ritiene che l’approccio tradizionale al lavoro debba essere ridisegnato. La stessa sta conducendo esperimenti settimanali di quattro giorni in nazioni come gli Stati Uniti e l’Irlanda, con risultati straordinariamente buoni finora, tra cui una maggiore soddisfazione del datore di lavoro e dei clienti, crescita dei profitti e riduzione del fatturato.
La Schor sostiene una settimana lavorativa di quattro giorni e 32 ore (con cinque giorni di compensazione) e di come questo approccio possa affrontare questioni critiche come la produttività dei dipendenti, il burnout e il cambiamento climatico.
Oltre settanta aziende britanniche e 3.300 dipendenti stanno attualmente sperimentando la settimana lavorativa di quattro giorni. Il processo è iniziato all’inizio di giugno ed è gestito dall’organizzazione no profit 4 Day Week Global con il supporto dei ricercatori dell’Università di Cambridge, del Boston College e dell’Università di Oxford.
Lavorare quattro giorni a settimana: i risultati
A metà dello studio semestrale, la maggior parte delle aziende ha indicato che non vi è stato alcun calo della produttività, mentre alcune riportano addirittura aumenti della produzione:
Le aziende stanno sperimentando gli effetti collaterali della transizione a nuove modalità di lavoro. Samantha Losey, amministratore delegato di Unity, agenzia di pubbliche relazioni a Londra, ha dichiarato a CNN Business che la prima settimana è stata “veramente caotica”, in quanto il suo team era impreparato al cambiamento.
L’azienda ha stabilito che le riunioni interne non devono durare più di cinque minuti, mentre quelle con i clienti non devono superare i 30 minuti, introducendo, nel contempo, un sistema a “semaforo“: a seconda della luce si indica se si è disponibili a un confronto (luce verde), se si è occupati ma comunque propensi a dialogare (luce ambra) e se non si vuole essere disturbati (luce rossa).
L’88% degli intervistati ha indicato che la settimana di quattro giorni funziona “bene” per la propria azienda. Il 46% degli intervistati afferma che la propria produttività aziendale è “rimasta più o meno la stessa“, il 34% afferma che è “in qualche modo migliorata” e il 15% afferma che è “molto migliorata“.
I risultati iniziali del progetto pilota nel Regno Unito e di studi simili sono promettenti. Dimostrare che le aziende possono raggiungere livelli di produttività uguali o superiori è un passaggio fondamentale per altri datori di lavoro che seguono l’esempio e adottano il modello su scala più ampia.
In definitiva, la scelta giusta per qualsiasi azienda dipenderà da diversi fattori che oscillano dal settore in cui opera, alla cultura aziendale, agli stili di lavoro e alle preferenze dei dipendenti. Di conseguenza, non esiste una soluzione valida per tutti. Le aziende devono considerare attentamente i pro e i contro di qualsiasi accordo di lavoro e decidere qual è la soluzione migliore per la loro organizzazione.