La Siria, già devastata dalla guerra che perdura da oltre 12 anni, ha subito sei giorni fa il terribile terremoto che è stato descritto dagli esperti come il più terribile degli ultimi decenni e che andato ad impattare portando distruzione morte in Turchia e Siria. Il popolo siriano ha però visto un atteggiamento differente rispetto a quello riservato alla Turchia e il divario evidente negli aiuti internazionali immediatamente rivolti al governo di Erdogan sono stati di gran lunga superiori, perlomeno a primo impatto, rispetto alla solidarietà mostrata alla Turchia.
L’Organizzazione delle Nazioni unite, nonostante le difficoltà causate dalla diplomazia tra Occidente e governo siriano, ha messo in campo le proprie forze per portare sostegno e aiuti al popolo colpito da questa enorme tragedia, ma i rapporti tesi tra autorità statali di Damasco e le milizie islamiche presenti nei territori colpiti dal sisma hanno allungato i tempi dell’intervento umanitario in un momento nel quale la prontezza per estrarre superstiti e dare sostegno a feriti è la cosa principale.
Nonostante ciò l’Onu, dopo aver prestato aiuto alla Turchia con la quale non esiste nessun vincolo diplomatico o contrasto in atto, ha rivolto la massima attenzione alla crisi umanitaria siriana che aveva già, da anni, inghiottito la popolazione in maniera pericolosissima portandola allo stremo e privandola dei diritti primari e fondamentali, che ora risente anche delle ferite inferte dall’evento tellurico catastrofico. Si parla di un terremoto che è stato paragonato a quello di Amatrice ed è definito come 1000 volte più potente e le decine di migliaia di decessi sono la dimostrazione di questo evento naturale senza precedenti.
Turchia e Siria sono state colpite sei giorni fa da un terremoto di una potenza distruttiva di magnitudo 7.8 sulla scala Richter. Una scossa impressionante seguita da centinaia di altre scosse importanti tra cui la seconda di 7.5 hanno distrutto vaste zone del territorio siriano e di quello turco. La popolazione siriana era già pesantemente compromessa in quanto il paese è attraversato dalla guerra civile, che vede forze militari governative scontrarsi con le milizie della jihad islamica e il conflitto che perdura da molti anni ha devastato la nazione arrecando alla popolazione un enorme danno che ha provocato una delle peggiori crisi umanitarie degli ultimi anni.
Gli scontri armati sì sono trasformati in guerriglia cittadina dove vengono distrutte abitazioni e i pochi averi che cittadini, tra un attacco e l’altro, riuscivano a riconquistare sono man mano andati a scemare fino ad arrivare a non avere più nulla ed essere in balia completa degli eventi politici che caratterizzano il luogo di residenza di famiglia che rispetto la faida interno siriana non hanno nulla a che vedere.
La situazione all’interno della Siria è complicata e lo stesso presidente Assad attua una politica che punta alla completa eliminazione delle milizie ribelli e vuole ristabilire l’ordine, con il quale può continuare a governare in maniera coercitiva sul popolo siriano. Il conflitto interno ha deteriorato in maniera importante i rapporti internazionali di Assad e, soprattutto, quelli con i paesi occidentali che hanno ritenuto inopportuna la condotta violenta e il fatto di attaccare luoghi abitati da civili senza curarsi della loro sopravvivenza o della loro protezione.
La sua missione ovvero quella di liberare dai ribelli la Siria ha oltrepassato, secondo l’occidente, tutti i limiti e violato i diritti umani e non ha tenuto conto di chi non è parte attiva in questo duello politico. Il presidente ha deciso di bombardare anche dopo il sisma la zona a nord del paese ritenuta roccaforte delle milizie della jihad islamica. Le ammonizioni internazionali non sembrano smuovere la coscienza di Assad che ha intenzionalmente bloccato gli aiuti delle Nazioni Unite al confine, perché non riteneva opportuno dare sostegno alle zone abitate dai ribelli.
Dopo una lunga negoziazione e data la portata dell’evento catastrofico, che ha portato alla morte di quasi 40.000 persone, almeno fino ad ora il bilancio sale di ora in ora, l’Onu a concentrarsi nel riuscire a varcare il confine siriano e portare qualsiasi tipo di aiuto a un popolo rimasto senza nulla e in balia delle ferite senza sostegno medico.
Dopo quasi tre giorni il primo veicolo di aiuti proveniente dalle Nazioni unite ha attraversato il confine e la devastazione che si sono trovati di fronte è ancora peggiora di ciò che avevano creduto. In Siria manca l’acqua e i soccorritori hanno lavorato a mani nude per scavare sotto le macerie e riuscire estrarre vivi i superstiti con i mezzi di fortuna a disposizione. Non esiste supporto valido medico e la situazione è devastante in quanto ci sono moltissimi bambini rimasti orfani che necessitano di cure immediate e di sostegno.
Dopo aver dato il massimo nella ricerca dei superstiti in territorio turco e essere riusciti altre passare il confine siriano l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha concentrato l’attenzione sulla popolazione dato che, alcune stime emerse di recente, parlano di milioni potessi siriani senzatetto e senza possibilità di accedere a beni primari e cure mediche.
Va precisato che non è stato soltanto Assad e quindi le forze governative ufficiali siriane ad opporsi agli aiuti ma la faida interna apportato anche la milizia Hayat al-Tahjr al-Sham di Idlib, nel nord della Siria, a rifiutare di aiuti che passavano prima per Damasco. Questo senza tener conto delle condizioni disperate dei siriani che devono sopravvivere in condizioni climatiche avverse e senza avere a disposizione il minimo aiuto.
Domenica il capo dei servizi di emergenza dell’Onu Griffiths ha affermato su Twitter che Le Nazioni Unite stavano fallendo nella missione umanitaria In Siria. L’alto funzionario ha condiviso: “Finora abbiamo deluso le persone nel nord-ovest della Siria. Si sentono giustamente abbandonati. Alla ricerca di aiuti internazionali che non sono arrivati. Il mio dovere e il nostro obbligo è correggere questo errore il più velocemente possibile. Questo è il mio obiettivo adesso”.
Poi parlando in un secondo momento con l’emittente Sky News ha precisato: “Stiamo anche cercando l’autorizzazione del consiglio di sicurezza per aprire un paio di valichi extra per massimizzare il volume di rifornimenti che otteniamo alla gente del nord-ovest. Francamente è un caso aperto e chiuso in termini umanitari, motivo per cui abbiamo bisogno di quei punti di attraversamento extra ora per salvare vite umane e fornire una sorta di assistenza alle persone mentre entrano nella fase post-soccorso.”
Griffiths ha poi concluso: “Quindi spero che passerà. Penso che lo scopriremo nei prossimi due giorni”.
Attraverso il valico di Bab al-Hawa sono riusciti a passare soltanto una dozzina di mezzi di soccorso per sostenere la popolazione siriana colpita dal terremoto.
Il direttore generale dell’Onu è stato in visita alle zone colpite dal terremoto lungo il confine turco siriano e ha parlato con il presidente Assad a Damasco. Emerge che il capo di Stato siriano sia disposto ad accettare più aiuti tramite l’attraversamento del confine.
Tedros Adhanom Ghebreyesus ha riferito invece ai giornalisti che: “Era disponibile a prendere in considerazione ulteriori punti di accesso transfrontaliero per questa emergenza”.
L’area ha ricevuto scarsa assistenza imminente in quanto le linee del fronte con il governo sono sigillate e il valico per ora rimane comunque uno.
Una fonte di Hayat Tahrir al-Sham (HTS), che è voluta rimanete anonima perché è vietato parlare, come riportato da the Syrian Observer, ha spiegato che non avrebbero da accettato spedizioni da zone siriane controllate dal governo.
La fonte ha spiegato che: “Non permetteremo al regime di approfittare della situazione per dimostrare che stanno aiutando“.
Le notizie rivelate a Reuters da un portavoce Onu per gli aiuti umanitari ha semplicemente commentato la questione affermando che erano in atto problemi con l’approvazione da parte della milizia.
Mentre a Damasco un portavoce delle Nazioni Unite ha scelto di non rispondere e ha sottolineato che le Nazioni Unite: “continuano a lavorare con le parti interessate per avere accesso all’area.”
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