Un tentativo di comprendere meglio capacità e problematiche dell’Italia riguardo il gas, data la necessità di diversificare le forniture e liberarsi dalla sudditanza da Mosca, dopo che questa ha deciso di occupare militarmente l’Ucraina.
L’invasione russa dell’Ucraina e la guerra economica avviatasi tra Occidente e Cremlino sta generando gravi ritardi e perturbazioni nel mercato degli idrocarburi, di cui la Russia è uno dei principali esportatori, soprattutto verso l’Europa. l’Italia come sta agendo? Qual è la situazione del gas nella Penisola?
Il gas arriva in Italia principalmente tramite tubo, la modalità più semplice per trasportare il prezioso idrocarburo aeriforme.
I gasdotti italiani penetrano nello stato peninsulare attualmente da 5 ingressi: uno friulano (Trans Austria Gas) che trasporta il gas russo; uno piemontese (Transitgas) che irrora quello del Mare del Nord; uno pugliese (Trans Adriatic Pipeline) che proviene dall’Azerbaijan; due dalla Sicilia (TransMed e GreenStream) con il gas di Algeria e Libia.
Una volta raggiunto lo Stivale, la materia prima viene immagazzinata in dei giacimenti sotterranei atti allo stoccaggio: l’Italia ne ha a disposizione 9 (capacità totale 14 miliardi di metri cubi), di cui tre in Emilia-Romagna, uno in Abruzzo ed i restanti cinque in Lombardia.
Fino a febbraio di quest’anno Roma si approvvigionava principalmente dalla Russia: questa forniva da sola il 40% di tutto il gas necessario all’economia ed alla società italica. A seguire si aveva: Algeria (29%), Gas Naturale Liquefatto (14%), Azerbaijan (10%), Libia (4%) e Mare del Nord (3%).
La campagna europea, e quindi anche italiana, di diversificazione delle forniture di energia, dopo l’invasione russa ad Est e dopo le manovre di rialzo dei prezzi adoperate da Putin tramite tagli e ritardi negli approvvigionamenti, hanno mutato il quadro appena descritto.
Il Bel Paese ha ridotto la propria dipendenza dal Cremlino di circa 15 punti percentuali (dal 40% al 26%), ponendo l’Algeria al primo posto della classifica aggiornata degli stati da cui si importa, la quale rifornisce Roma per un 30%. La Russia permane al secondo posto, poi Azerbaijan (13%), Mare del Nord (10%) e Libia (3%). I balzi più grandi rispetto al 2021 sono stati quelli degli idrocarburi di Azerbaijan e Mare del Nord, da cui si importa rispettivamente un +100% ed un +200%.
Sempre maggior peso si appresta ad assumere anche il GNL, il Gas Naturale Liquefatto, che oggi rifornisce Roma per un 17%.
L’ascesa è dovuta ai vari accordi siglati in questi mesi dal governo di Mario Draghi: il più importante è quello con il Qatar, ma anche Egitto, Congo e Stati Uniti forniranno importanti surplus di energia. Il GNL però determina sovraccosti di lavorazione e specifiche strutture di trattamento.
È bene ricordare che il Gas Naturale Liquefatto è quel gas che tramite raffreddamento viene ridotto allo stato liquido, il che ne riduce il volume e lo rende più facile per il trasporto mediante navi gasiere. Conseguentemente, una volta giunto nel porto di destinazione, il materiale deve essere rigassificato per poter essere immesso nel sistema di tubature nazionale.
In Italia gli impianti atti a questo tipo di trattamento sono solo tre, assai insufficienti a sostenere la nuova mole di energia che si vorrebbe ricevere in questa forma liquida.
Sono già state acquistate due navi rigassificatrici, che entreranno in funzione entro il 2024, un lasso di tempo che lascia scoperta la Penisola e che comunque non sembra sufficiente alle nuove quantità di prodotto.
Per ora, Russia permettendo, l’Italia punta a riempire il più possibile i propri serbatoi prima dell’arrivo della stagione invernale: attualmente si è al 64% della capacità totale.
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