Cosa ha fatto il governo Renzi nei 1.017 giorni in cui è rimasto in carica? Ricordiamo quali sono le principali riforme approvate in questi anni. Alcune hanno diviso l’opinione pubblica e suscitato polemiche. Non è riuscita a passare quella più importante, la riforma costituzionale: la bocciatura al referendum del 4 dicembre ha sancito la fine dell’esecutivo, con le dimissioni del premier.
Cala così il sipario sul quarto governo più longevo della Repubblica: più duraturi solo due governi di Silvio Berlusconi e il primo di Bettino Craxi. L’ex sindaco di Firenze, dopo aver scalato i vertici del Pd da “rottamatore”, aveva ricevuto l’incarico dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il 17 febbraio 2014, tre giorni dopo le dimissioni di Enrico Letta e la fine delle sue “larghe intese”. E un mese dopo il Patto del Nazareno stretto con Berlusconi. Il 22 febbraio i ministri hanno giurato al Quirinale. Tra il 24 e il 25 febbraio sono arrivate la fiducia del Senato e della Camera. Poi una serie di provvedimenti volti, nelle intenzioni del premier, a combattere la disoccupazione e creare nuovi posti di lavoro, a tagliare le tasse e i costi della politica, a far ripartire l’economia e velocizzare macchina statale e infrastrutture. Passando per una nuova legge elettorale che, in seguito alla bocciatura della riforma costituzionale, rimane monca. Ripercorriamo le tappe principale del governo Renzi.
Le riforme principali: dal Jobs Act al ddl Cirinnà
Il 24 maggio del 2014 Renzi traccia il bilancio dei primi 80 giorni di governo. Ottanta come gli euro che i lavoratori dipendenti e assimilati, con un reddito complessivo inferiore a 26mila euro, si sono trovati in busta paga. Preludio della riforma del lavoro, il Jobs Act, che introduce per i nuovi assunti a tempo indeterminato il contratto a tutele crescenti e modifica l’Articolo 18.
Arrivano quindi il divorzio breve, il Decreto Cultura voluto dal ministro Dario Franceschini e il decreto “sblocca Italia”, per velocizzare le opere pubbliche e sbloccare le infrastrutture ferme. Renzi ha indicato il 22 dicembre 2016 come data dello storico completamento della Salerno-Reggio Calabria. A gennaio 2015, dopo la rottura del Patto del Nazareno con l’elezione al Quirinale di Sergio Mattarella, arriva la Buona Scuola. Riforma che causa proteste e scontenti nel settore.
A maggio la Camera approva la nuova legge elettorale, l’Italicum. Si tratta di una legge valida solo per la Camera: la riforma costituzionale, di cui nel frattempo erano state gettate le basi, modifica infatti il Senato eliminandone l’elettività. Adesso è inevitabile una legge elettorale valida anche per Palazzo Madama.
A luglio 2015 il governo taglia Imu e Tasi a partire dal 2016, e riduce le tasse agricole. Si tratta della road map sul taglio alle tasse per 45 miliardi che, annunciato all’Expo di Milano, prevede il successivo taglio a Ires, Irap e Irpef.
Nel maggio 2016, dopo lunghe battaglie parlamentari, viene approvato il ddl Cirinnà sulle unioni civili. Una riforma storica per l’Italia. Un mese dopo la Camera approva il decreto salva Banche che, tra l’altro, definisce i criteri per gli indennizzi per i risparmiatori colpiti dalla risoluzione delle quattro banche (Carife, Etruria, Marche e Carichieti). Per il dissesto della Banca Etruria era finita nel polverone il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi.
Arrivano mesi difficili. Il premier comincia a perdere popolarità, il consenso continua a calare mentre sale il coro “io voto No” da parte delle opposizioni ma anche della minoranza Pd. Il governo deve affrontare l’emergenza profughi e i terremoti che devastano il Centro Italia. E non manca qualche screzio con i leader dell’Europa sui conti italiani. Nell’autunno 2016 arriva il Decreto legge fiscale che segna la fine di Equitalia dal 30 giugno 2017 (inglobata dall’Agenzia delle Entrate), rottamando le cartelle esattoriali e gli interessi sulle sanzioni.
Gli altri provvedimenti
Tra gli altri provvedimenti, ricordiamo la riduzione del canone Rai (da 113 euro del 2015 a 100 euro del 2016, fino ai 95 euro nel 2017) da pagare direttamente nella bolletta della luce; l’approvazione dei piani per la banda ultralarga e la crescita digitale; il processo civile telematico; la legge sul Dopo di noi, volta a “favorire il benessere, la piena inclusione sociale e l’autonomia delle persone con disabilità”; la riforma del Terzo settore e del servizio civile; la legge contro il caporalato, che estende le sanzioni per i caporali e gli imprenditori che fanno ricorso alla loro intermediazione; il bonus bebè di 960 euro l’anno per ogni nuovo nato per tre anni; l’aumento delle pensioni minime da un minimo di 100 euro a un massimo di 500 euro; il tetto agli stipendi della Pubblica amministrazione a 240 mila euro; la legge contro i reati ambientali; l’introduzione del reato di depistaggio; la riforma Madia sulla Pubblica Amministrazione.
I numeri delle slide di Renzi
Questi, infine, i numeri “ufficiali” del governo. Dati e percentuali riassunte dal premier in quattro slide:
– PIL: +1,6% dal pirmo trimestre 2014 al terzo trimestre 2016.
– Rapporto deficit/pil: -0,4% dal primo trimestre 2014 al secondo trimestre 2016.
– Debito pubblico: -43 miliardi (agosto e settembre 2016).
– Consumi famiglie: +3% dal primo trimestre 2014 al secondo trimestre 2016.
– Occupati totali: +656mila da febbraio 2014 a settembre 2016.
– Occupati dipendenti permanenti: +487mila da febbraio 2014 a settembre 2016.
– Inattivi: -665mila da febbraio 2014 a settembre 2016.
– Tasso disoccupazione: -1,1% da febbraio 2014 a settembre 2016.
– Tasso disoccupazione giovanile: -5,9% da febbraio 2014 a settembre 2016.
– Produzione industriale: +2,3% da febbraio 2014 a settembre 2016.
– Export: +7,4% da febbraio 2014 a settembre 2016.
– Bilancia commerciale: +18,3 mld da febbraio 2014 a settembre 2016.
– Fiducia consumatori: +13,4% da febbraio 2014 a settembre 2016.
– Procedure di infrazione con la Commissione Ue: -47 (da 119 a 72) da febbraio 2014 a settembre 2016.
– Adozione decreti attuativi: +32% da febbraio 2014 a settembre 2016.
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