Una serie tv sulla strage di Erba: la notizia fa il giro delle cronache nelle stesse ore in cui divampa il dibattito sull’ipotesi di una revisione del processo ai coniugi condannati per il massacro.
Olindo Romano e Rosa Bazzi per la giustizia sono i responsabili della strage di Erba in cui morirono quattro persone e una quinta sopravvisse per miracolo. Quasi 20 anni dopo, quella storia agghiacciante di sangue e fuoco diventerà un racconto per il piccolo schermo.
Secondo quanto riportato da Adnkronos, Cattleya e gli autori Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli collaborano ad un progetto che vedrà la strage di Erba tornare in tv nella formula di una serie per il piccolo schermo.
Una declinazione diversa dalla stretta cronaca nera, che punta a ripercorrere la storia di uno dei fatti di sangue più sconvolgenti di sempre ancora oggi tema di acceso dibattito: il massacro avvenuto in un condominio della corte di via Diaz, l’11 dicembre 2006, nel cuore del Comune in provincia di Bergamo.
“Ci sono in Italia casi di cronaca che oltre a contenere un elemento di mistero permettono di gettare una luce sugli aspetti più profondi e contradditori della nostra società, Erba è uno di questi” sostiene Riccardo Tozzi, fondatore di Cattleya, in un commento alla scelta di tradurre la narrazione di quell’orrore dalle pagine dei giornali alla macchina da presa.
I coniugi Romano-Bazzi sono in carcere dal 2007 e nel 2011 è stata emessa la sentenza definitiva a loro carico: ergastolo.
Un esito che si è ripetuto nei tre gradi di giudizio e che li ha visti riconosciuti quali unici responsabili della strage di Erba.
Inizialmente si dissero estranei al massacro, poi confessarono e infine ritrattarono dichiarandosi innocenti.
Sperano di uscire dal carcere e la difesa presenterà un’istanza di revisione del processo, “condita” da un colpo di scena: ad anticipare la mossa degli avvocati di Olindo e Rosa è stato il sostituto pg di Milano, Cuno Tarfusser, che ha depositato proprio nel 2023 una richiesta di riapertura del caso perché convinto dell’ipotesi che la coppia non abbia commesso la strage.
Nella carneficina di via Diaz persero la vita quattro persone e una sola riuscì a scampare ad una atroce fine.
Un massacro a colpi di spranga e coltello – armi mai ritrovate – che secondo i giudici di primo, secondo e terzo grado avrebbe due sole firme: quelle di Olindo e della moglie Rosa. Il movente, le incessanti liti di vicinato con una delle vittime, Raffaella Castagna, e il marito Azouz Marzouk.
Nella strage di Erba morirono anche il figlio di questi ultimi, Youssef Marzouk, 2 anni appena, la madre di Raffaella Castagna, Paola Galli, e un’altra residente della palazzina, Valeria Cherubini.
L’unico sopravvissuto fu Mario Frigerio, marito di quest’ultima e scampato per un soffio alla morte grazie a una malformazione alla carotide che impedì alla coltellata alla gola di ucciderlo.
Frigerio fu teste chiave dell’accusa: in aula disse di riconoscere in Olindo Romano e Rosa Bazzi gli autori del massacro, ma secondo i legali della coppia il suo ricordo sarebbe stato deformato dai suggerimenti degli inquirenti.
Una tesi sposata anche dal sostituto procuratore Tarfusser, al quale la Procura di Como, attraverso una nota del procuratore capo facente funzioni Massimo Astori, all’epoca pm d’accusa in primo grado a carico dei Romano-Bazzi, ha replicato difendendo l’operato degli inquirenti e del proprio ufficio quando furono condotte le indagini che inchiodarono i coniugi.
Sarà la Corte d’Appello di Brescia, la sola competente a decidere sull’ammissibilità di una revisione del processo per i due condannati di Erba, a stabilire se il caso dovrà essere riaperto.
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