L’isola di Ischia è franata di nuovo. Per il momento, ci sono tre vittime, una 31enne, una bambina di 5-6 anni, che era ancora in pigiama rosa, e una donna anziana, ma si continua a scavare tra le macerie per cercare i dispersi, tra cui ci sono anche altri due bimbi a Casamicciola. Di sfollati, però, persone rimaste senza casa, se ne contano a centinaia. E la domanda è sempre la stessa: si poteva evitare tutto questo?
E la risposta è forse, forse nel senso che non siamo certamente noi a decidere quando e come deve piovere, ma siamo noi a decidere dove costruire le nostre abitazioni, siamo noi a sfidare la sorte di una natura che si vuole riprendere i suoi spazi, e se ne frega dell’uomo che la sfregia, e la rende vivibile fino alla prossima frana, terremoto, tragedia. E poi i condoni dell’abusivismo, la polemica, il rimbalzo di colpe, perché anche la politica, i governi hanno una parte importante di colpa nella morte di Eleonora Sirabella, della bimba e della donna anziana.
Intanto l’esecutivo di Giorgia Meloni, riunito in un Consiglio dei ministri straordinario, ha stanziato due milioni di euro e ha decretato lo stato di emergenza per l’isola di Ischia per un anno. È stata nominata Simonetta Calcaterra come commissaria all’emergenza.
Per la terza volta in quindici anni, una frana ha colpito l’isola di Ischia e ha causato morti. Prima furono Luigi Buono, e le tre figlie Anna, Maria e Giulia, poi fu il turno di Anna De Felice, una quindicenne, oggi è toccato a Eleonora Sirabella, una 31enne, una bambina non ancora identificata di 5-6 anni che era ancora in pigiama rosa, e una donna anziana, anche lei non ancora identificata, perché ancora si scava tra le macerie, a Casamicciola, si scava per trovare i nove dispersi, le nove persone che mancano all’appello e tra cui ci sono ancora due bambini.
Vittime sacrificali di scelte scellerate di tutti. Di chi costruisce case sapendo che il terreno argilloso, alla prima pioggia forte, potrebbe non reggerle, di chi concede condoni anziché mettere in stato di sicurezza. L’ultimo è arrivato nel 2018, messo quasi di nascosto nel decreto legge per il ponte di Genova dal primo governo di Giuseppe Conte, quello dove c’era anche Matteo Salvini. Nel merito è stato proprio l’ex premier a dire la sua, che ha spiegato che quello non era un condono: “Ci trovammo davanti a un blocco totale – ha detto ospite di Lucia Annunziata a Mezz’ora in più -. Occorreva accelerare pratiche impantanate ma non si è trattato di un condono e né ci fu alcuna deroga ai vincoli idrogeologici“.
L’obiettivo era quello di sbloccare “una situazione che era ingestibile ma senza derogare ad alcun vincolo“, per questo lo rifarebbe anche se su quel dossier “istruito molto bene, c’erano delle perplessità perché la situazione oggettiva di Ischia è molto complicata. Ma è una situazione che deve essere risolta. Non si può dire: ‘abbattiamo tutte le case e diamo alle famiglie un’altra isola dove abitare. Si tratta di inserirsi in un percorso già avviato e abbiamo cercato di sbloccare una situazione“, ha detto ancora su RaiTre.
Non è dello stesso avviso il deputato e co portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli. Perché no, non è un caso che queste tragedie avvengano, e che si potevano evitare eccome. Ha parlato di una sanatoria edilizia “che ha consentito di definire pratiche per nuovi condoni nell’isola di Ischia pendenti dagli anni Ottanta (e con le regole degli anni Ottanta), collegandoli alla ricostruzione post sisma del 2017. Questi edifici, che per le norme vigenti sono abusivi, non solo venivano sanati ma hanno avuto il completo rimborso dallo Stato per la ricostruzione”. Ci sono state 28mila richieste ufficiali nei comuni di Casamicciola Terme e Lacco Ameno, ha spiegato ancora Bonelli, “che contano circa 13mila abitanti, le pratiche di condono sono oltre 6mila, una su due abitanti. È arrivato il momento di dire stop ai condoni edilizi”.
E che in certe zone non si possa abitare lo sa pure il presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca. Intervistato da Rainews 24, ha detto che si deve avere il coraggio di parlare chiaro ai cittadini: “Capisco che per gli amministratori non sia facile, ma dobbiamo deciderci”, ha detto. Secondo lui, si dovrebbe demolire “gli alloggi costruiti sui greti dei fiumi, in aree idrogeologiche delicate e insostenibili, in zone a vincolo assoluto, su aree demaniali o costruite da aziende della camorra. Non esiste l’abusivismo di necessità, esiste la condizione sociale di necessità, ma l’abusivismo è sempre illegale”.
Ovviamente è anche una questione di dissesto idrogeologico, ovviamente, il cambiamento climatico, le piante che vengono tagliate per costruire, ancora, case. Per quanto riguarda il primo, erano stati stanziati dei fondi, ma sono rimasti là, come tante altre volte in Italia, che tiene fermi 18 miliardi di euro per mettere in sicurezza terreni e abitazioni in cui poi, puntualmente, avvengono le tragedie. Il punto è che si deve fare i conti anche con la lentezza per realizzare un’opera: in Campania, per esempio, ci vogliono sei anni contro i 4,8 della media nazionale.
Ma per quanto riguarda le abitazioni, ancora, dei 100 milioni che erano stati messi a disposizione dopo il terremoto del 2017 per ricostruirle laddove furono distrutte, e che nell’ultima finanziaria sono triplicati, si è preferito lasciarli là (di nuovo) e investire in un’altra casa, denunciare gli abusi edilizi, d’altronde, non era così semplice.
Altri soldi, probabilmente, arriva anche dal governo di Giorgia Meloni, riunito intorno alle 11:30 in un Consiglio dei ministri straordinario proprio per decretare lo stato di emergenza per Ischia e stanziare almeno due milioni di euro.
“Vicinanza e solidarietà agli sfollati e alle comunità colpite” e anche “profonda gratitudine per l’impegno ininterrotto per le forze impegnate nei soccorsi, e ai vigili del fuoco impegnati tra le macerie e il fango”, così avrebbe aperto la riunione la premier, in cui erano presenti anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, quello degli Interni, Matteo Piantedosi, quella dell’Università, Anna Maria Bernini, quello della Salute, Orazio Schillaci, e anche Daniela Santanché e Francesco Lollobrigida.
Al termine del Cdm, è stato il ministro per la Protezione civile e per le Politiche del mare, Nello Musumeci, a spiegare cosa hanno deciso dall’esecutivo. Oltre allo stato di emergenza, e lo stanziamento di due milioni di euro, “seguiranno altri stanziamenti, non appena avremo una ricognizione dei danni e delle esigenze immediate“, ha detto l’ex governatore della Sicilia. “Lo stato di emergenza – ha spiegato – avrà la durata di un anno“.
Nella nota di Palazzo Chigi, poi, si legge come “l’ordinanza di Protezione civile, che seguirà alla dichiarazione dello stato di emergenza, conterrà anche la proroga degli adempimenti fiscali e contributivi fino a dicembre 2022, per i residenti a Ischia e per gli operatori economici dell’isola, mentre la proroga per il 2023 sarà disposta con norma di legge. Verrà anche prorogata la funzionalità della sezione distaccata di Ischia del Tribunale.
Nel Consiglio dei ministri, ha continuato, invece, “è stato deciso di nominare commissario la dottoressa Simonetta Calcaterra, che in questo momento sostituisce il sindaco nel comune più colpito“. “È importante sapere che l’emergenza deve essere superata, soprattutto con riferimento alle calamità legate al dissesto idrogeologico“, per cui si è dato incarico alla protezione civile di dare vita “a un gruppo di lavoro che coinvolga i rappresentanti dei dicasteri interessati alla pianificazione e alla gestione dei fondi, che non sono pochi, per mitigare il rischio da frane e alluvioni“, ha poi ricordato Musumeci.
Ci sarà una sollecitazione, poi, per l’approvazione del piano nazionale per l’adattamento al cambiamento climatico, avviato nel 2016, ma a cui ancora la commissione non dato il via libera: “Il ministro Pichetto Fratin – ha aggiunto – si è impegnato per l’approvazione del piano entro il 31 dicembre“. Quanto successo a Ischia “è un rischio concreto che va moltiplicato per mille, la stessa situazione di rischio esiste in molte altre aree dell’Italia da sud a nord“.
Si vogliono dare risposte concrete, insomma, “per utilizzare presto quelle risorse, che sono tante, di cui dispongono gli enti locali, sapendo della carenza degli uffici tecnici e delle altre difficoltà“. “Dobbiamo correre ai ripari, serve equilibrio che non sacrifichi la trasparenza, ma consenta di avviare i progetti in tempi ragionevoli“. Musumeci si è detto vicino alle famiglie delle vittime e ha concluso spiegando che Meloni “andrà al più presto a Ischia, ma non prima di avere chiaro il quadro, anche sui dispersi, altrimenti sarebbe solo una passerella“.
La presidentessa del Consiglio, poi, su Facebook, ha ulteriormente spiegato che cosa si è deciso nel Cdm.
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