Dopo due titoli europei, quattro argenti, tre bronzi, la partecipazione a ben quattro Olimpiadi dopo, Noemi Batki ha deciso di dire addio alla sua carriera sportiva, durata quasi 30 anni.
Essere atleti professionisti significa essere consapevoli che la propria carriera finirà presto. Certo, tutto dipende dallo sport, ma tendenzialmente 35-40 anni sono già “troppi” per uno sportivo. E in effetti, guardando Noemi Batki, tutto torna: a 35, infatti, l’atleta ha deciso di dire addio al capitolo lungo quasi 30 anni che dedicato ai tuffi e di voltare definitivamente pagina.
Due titoli europei, quattro argenti, tre bronzi, la partecipazione a ben quattro Olimpiadi, non bastano per riassumere la carriera di Noemi Batki. Per farlo, dovremmo parlare del sudore, della fatica, della costanza, ma anche della determinazione, della passione smisurata, dell’impegno quotidiano e, perché no, menzionare anche le rinunce, l’adolescenza non vissuta a pieno per via degli allenamenti, il divertimento rimandato a data da destinarsi.
Solo chi ha fatto sport a livello agonistico da giovane sa cosa vuol dire davvero svegliarsi ogni mattina (all’alba presumibilmente) con un scopo: quello di vincere. E no, non sul campo – oppure, come nel caso di Noemi, su un trampolino – ma nella sfida quotidiana con sé stessi. Ebbene la Batki può dire di aver raggiunto eccome quel primo posto sul podio della sua vita, che l’ha condotta a 35 anni, con (quasi) 30 di allenamenti e gare alle spalle, a dire addio allo sport con il sorriso, dovuto alle tante soddisfazioni ottenute nel tempo.
Nata in Ungheria, ma trasferitasi a Belluno a soli tre anni, Noemi la passione per i tuffi la aveva già nel dna: sua madre, Ibolya Nagy, era stata nella squadra della nazionale ungherese alle Olimpiadi di Barcellona del ’92, quando lei, tra l’altro, era già nata (aveva circa cinque anni). Fu proprio la madre ad allenarla, arrivate in Italia. Lei, da cui la Batki ha ereditato il talento (e i geni), le ha anche trasmesso così, poco a poco, tutto il suo sapere.
Non a caso, nella sua carriera agonistica, i risultati non tardarono ad arrivare. Già nel 2004, infatti, agli Europei Juniores di Aquisgrana, in Germania, conquisto una medaglia d’argento dal trampolino sincronizzato dai 3 metri insieme a Francesca Dallapé e una di bronzo individuale dalla piattaforma. L’anno dopo, poi, seguirono i mondiali di Montréal, in Canada, i primi in assoluto per lei che la videro arrivare quinta, sempre dal trampolino sincronizzato dai 3 metri, sempre in coppia con la Dallapè.
Da allora di ottimi risultati ne ha ottenuti tantissimi altri. Come non citare, ad esempio, la medaglia d’argento nel sincro da 10 metri al Grand Prix FINA di Montréal, in coppia con Tania Cagnotto, la medaglia d’oro – con tanto di record di punti – nella tappa a Roma della stessa competizione, oppure il suo primo oro assoluto dal trampolino da un metro alle Universiadi a Bangkok, in Thailandia.
Ma non solo, perché tra i tanti successi della Batki, non possiamo non citare l’oro e l’argento all’Arena Diving Champions Cup, disputatasi a Stoccolma, in Svezia, nel 2008, rispettivamente in coppia con la Dallapè e la Cagnotto, il bronzo agli Europei di Eindhoven nello stesso anno, in coppia sempre con quest’ultima nella piattaforma sincro da 10 metri, che la consacrò tra l’altro quarta atleta azzurra di sempre salita sul podio in un campionato europeo. Restando in tema Europei, meritano una menzione l’argento ai Campionati 2010 di Budapest dalla piattaforma da 10 metri, l’oro l’anno successivo a quelli di Torino, sempre dalla piattaforma, l’argento nel 2014 a Berlino, l’oro a Glasgow nel 2018 e a Kiev l’anno successivo.
Necessitano poi di una considerazione a parte le Olimpiadi. La prima a cui Noemi Batki ha preso parte è quella di Pechino, nel 2017, in coppia con la Dallapè: le due nella gara del sincro da 3 metri arrivarono al sesto posto nella finale. Puntuali come un orologio, quattro anni dopo arrivò la volta di quelle di Londra, in cui arrivò invece ottava. Decisamente meno bene è finita la stessa competizione a Rio, altri quattro anni dopo, terminata con un 26esimo posto, seguita dai giochi di Tokyo, gli ultimi della sua carriera, in cui non è riuscita a conquistare la finale.
Oggi, a 35 anni, con una laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Trieste nel mezzo, nel 2019, l’atleta è pronta per dire addio allo sport.
Ad annunciare il suo addio allo sport è stata la stessa Noemi Batki, 35 anni (ne compirà 36 a ottobre) e tanta storia ancora da scrivere (non come atleta però). Commovente il suo post su Facebook, che inizia così: “The end. Dopo quasi 30 anni di vita dedicati a questo meraviglioso sport, è venuto il momento di voltare pagina. È stata una vita intensa, densa, piena, in cui non mi pento di nulla, tutto ha avuto un senso per farmi diventare ciò che sono oggi”.
A quanto pare la sua decisione di “voltare pagina” risale allo scorso anno, precisamente agli Assoluti di Bolzano, cioè durante l’estate del 2022. Stando alle sue stesse parole, già prima di scendere in campo per dare il meglio di sé in quella competizione, l’atleta sapeva che sarebbe stata l’ultima.
Del resto, quasi 30 anni di allenamenti quotidiani, quattro Olimpiadi, più decine di altre competizioni in giro per il mondo non sono affatto pochi. Anzi. Ecco perché Noemi, già circa sei mesi fa, ha capito che era “giunta l’ora di chiudere questo gigante, stupendo infinito cerchio”. Un cerchio, in pratica, grande quasi quanto tutta la sua vita fino ad ora, che però adesso si è chiuso per lasciare posto ad altro. Cosa, precisamente, non ci è dato saperlo per adesso, ma chissà che non deciderà di continuare comunque a vivere di tuffi, anche se magari stando dall’altra parte, esattamente come fece sua madre tanti anni fa.
Il suo post su Facebook, in ogni caso, si chiude così: “Mi sento di ringraziare ancora una volta il Centro Sportivo dell’Esercito e la Federazione Nuoto per aver sostenuto la mia immensa avventura: senza il vostro supporto non sarei potuta arrivare così lontano. E poi grazie a tutti voi, a chiunque abbia reso questo cammino più colorato grazie alla sua presenza, fisica o spirituale. È la condivisione che rende il risultato ancora più dolce e io ho avuto la fortuna e l’onore di essere circondata da persone magnifiche che mi hanno fatto vibrare l’anima”.
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