Le elezioni presidenziali in Turchia previste per il 14 maggio 2023 sono attese anche a livello internazionale in quanto le opinioni che ruotano attorno alla figura dell’attuale presidente Erdogan sono contrastanti e non è scontato che riesca a mantenere la sua attuale posizione e ciò ha chiaramente allarmato i vertici che governano il paese ma, ovviamente, hanno dato forza all’opposizione.
Tuttavia, non è certo che Kemal Kılıçdaroğlu, leader del partito repubblicano CHP, possa prendere il posto di Erdogan come presidente. Le elezioni presidenziali in Turchia sono molto competitive e il risultato dipende da una serie di fattori, tra cui l’economia, la politica estera e la percezione dei votanti nei confronti dei candidati. Inoltre, la Turchia ha un sistema presidenziale con un forte potere esecutivo concentrato nelle mani del presidente, il che significa che il partito di Kılıçdaroğlu dovrebbe, anche, ottenere la maggioranza parlamentare per poter governare efficacemente.
La Turchia rimane un Paese importante a livello regionale e globale, con una storia e una cultura ricca e diversificata. La sua evoluzione politica e sociale è stata oggetto di dibattito e analisi in tutto il mondo e continuerà ad essere così nei prossimi anni.
Se l’opposizione dovesse vincere le elezioni presidenziali in Turchia, potrebbe esserci un cambiamento significativo nella politica interna ed estera del paese. Ad esempio, il nuovo governo potrebbe cercare di invertire alcune delle politiche autoritarie del governo Erdogan, migliorare il rispetto dei diritti umani e delle libertà civili, rafforzare la democrazia e promuovere una maggiore apertura all’interno del Paese.
Un governo guidato dall’opposizione potrebbe cercare di migliorare le relazioni con l’Unione Europea e di proseguire sulla strada delle riforme economiche e politiche necessarie per l’adesione all’UE. Potrebbe anche avere un approccio più cooperativo nei confronti dei suoi vicini, ad esempio nella gestione del conflitto in Siria o nella questione dei flussi migratori.
D’altra parte se invece Erdogan dovesse vincere le elezioni, è probabile che la Turchia continui sulla stessa traiettoria degli ultimi anni.
Potrebbe continuare a cercare di rafforzare il suo potere esecutivo, limitare le libertà civili e la libertà di stampa, e continuare a promuovere una politica estera assertiva. Le autorità turche potrebbero continuare a essere un alleato problematico per l’Unione Europea e gli Stati Uniti, con cui ha avuto tensioni diplomatiche in passato. Il rispetto dei criteri di Copenaghen è fondamentale per le nazioni europee.
I criteri di Copenaghen sono un insieme di requisiti che i paesi candidati all’adesione all’Unione europea devono rispettare per poter diventare membri dell’UE. Questi criteri sono stati stabiliti nel 1993, a Copenaghen per l’appunto, durante un vertice dell’Unione europea, e sono suddivisi in tre aree principali: criteri politici, criteri economici e criteri acquis comunitario.
I criteri politici richiedono che vengano rispettati i principi della democrazia, dello Stato di diritto, dei diritti umani e delle libertà fondamentali.
In particolare, i paesi candidati devono garantire la libertà di stampa, di espressione e di associazione, il rispetto dei diritti delle minoranze e l’indipendenza del sistema giudiziario.
Quelli economici richiedono che i paesi candidati abbiano un’economia di mercato funzionante e siano in grado di far fronte alla pressione della concorrenza e del mercato interno dell’Unione Europea. È essenziale che i paesi candidati aderiscono alle politiche economiche dell’UE e di implementare le norme e le regolamentazioni dell’Unione.
Infine, i criteri acquis comunitario richiedono che i paesi candidati si adeguino all’intero corpus delle leggi e delle regolamentazioni dell’Unione europea, ovvero l’acquis comunitario. I paesi candidati devono dimostrare di avere la capacità amministrativa e istituzionale per implementare e far rispettare queste norme.
In sintesi queste regole rappresentano un insieme di requisiti fondamentali che i paesi candidati all’adesione all’Unione europea devono soddisfare per poter diventare membri dell’UE.
Se il presidente uscente dovesse essere riconfermato, è probabile che la Turchia continui sulla stessa traiettoria degli ultimi anni con un approccio più critico nei confronti dell’Unione Europea.
Erdogan ha spesso criticato l’UE per il modo in cui ha gestito la questione dei rifugiati, per il suo atteggiamento nei confronti della questione curda. L’Unione Europea, d’altra parte, ha esercitato pressioni sulla Turchia per migliorare la situazione dei diritti umani e la libertà di stampa, ma queste richieste sono state spesso respinte dal governo turco.
Diverso è invece l’approccio che Kılıçdaroğlu, leader dell’opposizione, intende adottare nei confronti dell’Unione Europea.
Kılıçdaroğlu ha promesso di riattivare il negoziato per l’adesione della Turchia all’UE, intervenendo in favore di un miglior bilanciamento dei poteri, garantendo il rispetto della libertà di espressione e dei diritti umani e l’indipendenza della magistratura.
Questo potrebbe significare un cambiamento significativo nella politica interna ed estera della Turchia, con un maggiore rispetto dei valori democratici e una maggiore apertura alla cooperazione con l’UE.
È importante sottolineare che l’adesione della Turchia all’Unione europea è un processo complesso e lungo, che richiede il rispetto dei criteri di Copenaghen e l’approvazione unanime di tutti gli stati membri dell’UE. Anche se il leader dell’opposizione dovesse essere eletto presidente e cercare di avviare una nuova fase di negoziati con l’UE, il processo di adesione potrebbe richiedere ancora molti anni e richiedere importanti riforme interne da parte della Turchia.
È vero che l’accordo tra Turchia ed UE sulla gestione dei flussi migratori è stato oggetto di critiche da parte di Kılıçdaroğlu, leader dell’opposizione turca, che ha sottolineato la necessità di rivedere l’accordo e di procedere al rimpatrio dei siriani grazie a un futuro riavvicinamento con Assad. Tuttavia, è importante notare che il leader non sembra essere un promotore di un approccio più morbido nei confronti dei migranti.
Kılıçdaroğlu ha indicato la necessità di impegnarsi per il raggiungimento di una pace in Siria e per il miglioramento delle condizioni di vita, ma non ha ancora specificato come intende perseguire questi obiettivi né cosa ha intenzione di fare con i gruppi armati legati alla Turchia. È possibile che egli cerchi di avviare una politica di dialogo e di cooperazione nella regione, anche in collaborazione con l’UE, ma ciò dipenderà dalle circostanze politiche e dalle opportunità future.
In ogni caso, la situazione in Siria resta complessa e la questione dei rifugiati rimane un tema cruciale per la Turchia e per l’UE. Sarà necessario un dialogo aperto e costruttivo tra i paesi interessati per affrontare questi problemi e trovare soluzioni sostenibili.
Effettivamente, l’esito del voto presidenziale in Turchia appare volatile e incerto, con una competizione serrata tra il presidente uscente Erdogan e il leader dell’opposizione Kilicdaroglu.
Secondo gli ultimi sondaggi, l’Akp di Erdogan è in testa con il 32% delle preferenze, seguito dal Chp di Kilicdaroglu con il 27,6% dei voti.
Ma a livello di alleanze il blocco di sei partiti dell’Alleanza per la nazione, che sostiene la candidatura di Kilicdaroglu, sembra avere un sostegno maggiore rispetto all’Alleanza popolare di Erdogan, formata dall’Akp, dal movimento nazionalista (Mhp), dal Partito della grande unità e dal Partito del benessere.
In ogni caso, le elezioni del 14 maggio rappresentano un momento cruciale per la Turchia, con l’opportunità per gli elettori di esprimere il loro giudizio sull’operato di Erdogan negli ultimi 20 anni. La competizione elettorale si svolge in un contesto di tensioni interne ed esterne, con la questione dei diritti umani, la gestione dei flussi migratori e il conflitto siriano al centro del dibattito pubblico.
Sarà importante monitorare l’esito delle elezioni e le conseguenze politiche e sociali che ne derivano, sia per la Turchia che per la regione nel suo complesso.
Erdogan è stato al centro del dibattito pubblico in Turchia negli ultimi 20 anni e le elezioni presidenziali saranno un’opportunità per gli elettori di esprimere il loro giudizio sull’operato dei partiti politici che hanno governato il paese negli ultimi anni, compreso l’Akp di Erdogan.
Le tensioni interne ed esterne e le questioni cruciali che rimangono tutt’ora aperte hanno creato malcontento e la popolazione ha iniziato, già da molto tempo, a reagire a Erdogan e alle sue imposizioni che limitano, secondo molti cittadini turchi, la libertà personale e quella di espressione.
Una fonte proveniente dalla Turchia ha sottolineato duramente che: “Per molto anni I cittadini turchi hanno difficoltà ad esclamare liberamente la loro opinione, sopratutto se è contro il governo. ma negli l’ultimi anni la situazione si è aggravata. A causa dell’annullamento delle convenzioni che proteggono i diritti delle donne. Come se non bastasse, la Turchia è entrata in un periodo di collasso economico. Quindi le persone hanno iniziato ad affrontare gravi problemi economici e sociali.”
Precisando poi anche che: “Queste elezioni sono più importanti di altre elezioni per rendere la Turchia un paese più democratico perché penso che cittadini turchi sono stanchi di vivere “nel paese di democrazia”, sotto un governo AUTOCRATICO per tanti anni”.
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