Nient’altro che la verità, il libro di Padre Georg, segretario particolare di Benedetto XVI, è stato pubblicato, generando non poco clamore. Le 336 pagine che lo compongono virano tutte verso una direzione: fare luce dove fino a oggi c’è sempre stata ombra. E ovviamente, ma sembra quasi inutile dirlo, il centro dell’opera è solo uno: Benedetto XVI, scomparso tra l’altro di recente. Uno dei temi più delicati, ma al contempo più rilevanti che compare nel libro è quello della pedofilia e anche delle accuse di negligenza mosse al papa emerito.
Il Vaticano è fatto di luci e ombre e negli ultimi anni soprattutto sono emersi casi su casi di pedofilia all’interno della Chiesa. Alcuni hanno coinvolto anche Jopeph Ratzinger, il papa emerito scomparso solo pochi giorni fa. Ed è proprio su questi che ha tentato di accendere i riflettori – cercando di trovare una spiegazione plausibile che possa giustificarlo – Padre Georg nel suo libro Nient’altro che la verità.
Pare che Padre Georg, dopo aver scritto Nient’altro che la verità (Piemme 2023), abbia tentato di fare un passo indietro, ritrattando tutto e cercando di bloccarlo a un passo dalla sua uscita, avvenuta tra le altre cose a pochi giorni di distanza dal papa emerito Benedetto XVI. Di fatto, però, non ci è riuscito, perché il libro è stato pubblicato ed è attualmente acquistabile.
Nient’altro che la verità, quindi, che ha il sapore di giuramento in tribunale e che di fatto (anche) di legge parla, considerando che in mezzo ci sono procedimenti a carico di Ratzinger per cattiva gestione di alcuni casi di pedofilia (ma ci arriveremo dopo). In ogni caso questo è un racconto che giura di essere veritiero di una realtà che appare sempre riveduta e corretta al fine di preservare l’immagina della Chiesa.
Ma, si sa, chi dice la verità è spesso scomodo e in effetti anche don Giorgio – così veniva chiamato nell’ex Sant’Uffizio – sembra esserlo diventato, tanto da essere bersaglio di critiche anche da parte dello stesso papa Francesco, sempre apparentemente così pacato, che non solo avrebbe parlato indirettamente (ma non troppo) di lui durante l’Angelus della scorsa domenica, in cui alludeva a un “chiacchiericcio”, ma che, stando ad alcune indiscrezioni, lo avrebbe anche redarguito in un’udienza privata che risale a pochi giorni fa.
Sia chiaro, il parere di Bergoglio non è rilevante in questo caso, perché il protagonista non è lui, ma il suo predecessore, Benedetto XVI, a cui monsignor Georg sembra essere stato devoto fino al suo ultimi giorno (anche se Papa Francesco è presente in più punti, dato il suo ruolo). Il libro è costituito da una serie flashback che fanno luce su un passato decisamente oscuro, fatto di silenzi, bugie, presunte incomprensioni. Solo la parte centrale dell’opera appare unitaria mentre ripercorre la visione spirituale del pontificato di Papa Ratzinger, ma non voleva essere questo il fulcro. E lo dice senza mezzi termini l’autore – che a quanto pare di sassolini ne aveva piene le scarpe – che nel prologo scrive che il racconto mira a “descrivere dall’interno il vero mondo vaticano”.
Alcuni passaggi sono comunque estremamente rilevanti. A partire dal momento dell’elezione di Ratzinger, descritta come uno dei momenti emotivamente più toccanti vissuti da entrambi. Addirittura entrambi erano talmente provati che, durante il momento della vestizione dopo la fumata bianca, si dimenticarono di togliere il maglione nero al papa e l’immagine fece letteralmente il giro del mondo.
Un altro tema estremamente rilevante riguarda il 2012, l’anno peggiore per Benedetto XVI, quello di Vatileaks 1 in sostanza. Durante quel periodo, alcuni documenti privati vennero dati in pasto alla stampa, generando non poche conseguenze molto serie. L’accusato era l’ex maggiordomo Carlo Gabriele, ma a quanto pare quell’evento fu talmente traumatico per Georg che provò a dimettersi, consapevole che quei documenti erano passati solo dal suo ufficio. Fu lo stesso papa a fermarlo all’epoca.
Come abbiamo anticipato, anche Papa Francesco torna in più punti nel libro. La sua elezione, nello specifico, pare aver creato non pochi “inconvenienti”: il problema principale non era la loro coesistenza, ma il fatto che con il passare del tempo si resero conto che si stavano venendo a creare due “fazioni” opposte, perché vi erano due diverse visioni della Chiesa.
Un argomento trattato poi è quello dell’omosessualità e, nello specifico, “le posizioni di Benedetto XVI sul «problema difficile della pastorale per gli omosessuali”. A quanto si evince tra le pagine del libro, pare che il papa emerito abbia espressamente detto in merito a Papa Francesco: “L’essere uomo o donna non è più una realtà della natura che ci precede. L’uomo è un prodotto di sé stesso (…). Si tratta di una negazione del Creatore e di una manipolazione dell’essere nella quale solo l’uomo è padrone di se stesso”.
Ovviamente nel libro non si poteva non parlare di Emanuela Orlandi, tema oggi più caldo che mai, soprattutto dopo che Federica Sciarelli durante una puntata di “Chi l’ha visto” ha proprio menzionato il libro Padre Georg, in cui si menziona proprio la trasmissione e si parla di alcune notizie divulgate e del noto dossier in cui ci sarebbe, nero su bianco, tutta la verità, la cui esistenza però è stata smentita dall’autore (“Io non ho mai compilato alcunché in relazione al caso Orlandi, per cui questo fantomatico dossier non è stato reso noto unicamente perché non esiste”). Quest’ultimo, che ha dedicato un intero capitolo alla vicenda, ha ammesso di aver incontrato suo fratello Pietro in privato e di aver chiarito con lui la posizione del Vaticano sulla sparizione della sorella.
C’è poi anche un altro tema estremamente delicato di cui si parla nel libro: quella dei casi di pedofilia.
Padre Georg non poteva non menzionare il caso – divenuto anche mediatico – del coinvolgimento di Benedetto XVI nei casi avvenuti in Germania negli anni in cui era stato arcivescovo di Monaco di Baviera (cioè dal 1977 al 1982). Anche questo caso oggi sembra più caldo che mai: proprio di recente il Tribunale di Traunstein, in Baviera, ha deciso che, nonostante la morte dell’imputato, il processo penale a suo carico non sarà fermato. Le accuse a suo carico sono gravissime: non ha infatti rimosso dalla sua diocesi, il prete Peter H., accusato di pedofilia.
Padre Georg sostiene che negli anni la stampa si sia soffermata sui quattro casi di negligenza attribuiti al papa emerito, che però sarebbero stati quattro su 500 rilevati in totale. Il primo – ma anche il più discusso in assoluto – riguarda appunto il periodo in cui era arcivescovo a Monaco di Baviera. Era il 1980 precisamente e accettò di accogliere sotto la diocesi di Essen (la sua appunto) un sacerdote – chiamato padre H. – sospettato di molestie sessuali su minori.
L’allora vicario generale, mons. Gerhard Gruber, decise di affidargli un ruolo pastorale in una parrocchia, a quanto pare all’insaputa di Ratzinger. Cosa accadde dopo? Padre H. commise altri crimini, tanto che solo pochi anni dopo – nel 1986 cioè – fu condannato dal tribunale dell’Alta Baviera a 18 mesi di carcere più una multa di 4mila marchi.
Di questo caso non si è parlato per anni, almeno fino al gennaio del 2022, quando emerse il rapporto sugli abusi sessuali nell’arcidiocesi bavarese. A quel punto Ratzinger fu accusato di non aver saputo gestire al meglio ogni singolo caso, ma per difendersi commise un (altro) errore che non fece altro che peggiorare la sua situazione. Parlando con gli avvocati, infatti, dapprima disse di non aver preso parte alla riunione dell’Ordinariato il 15 gennaio 1980, l’incontro cioè in cui venne affrontata la questione del succitato prete, salvo poi scoprire che invece era presente eccome. Quindi in pratica Benedetto XVI era perfettamente consapevole di quello che era accaduto, ma aveva comunque permesso al prete di continuare a ricoprire il suo ruolo e di continuare quindi a fare del male a dei poveri bambini innocenti.
Circa lo sbaglio, però, Gänswein, assicura che quello “non voleva assolutamente essere un mascheramento dei fatti”. Inoltre quest’ultimo ha anche assicurato che durante quel tristemente famoso incontro in realtà “non fu presa alcuna decisione circa un incarico pastorale del sacerdote interessato” e che Ratzinger decise di consentirgli di restare a Monaco di Baviera ad un solo scopo: farlo curare.
Gli altri tre casi comunque riguardavano rispettivamente un sacerdote accusato di cattiva condotta sessuale e che, dopo la fine della sua detenzione, aveva chiesto di poter tornare al suo Paese natale, uno che aveva fotografato delle bambine mentre erano intente a cambiarsi e un altro che era stato accusato di esibizionismo dopo aver nuotato nudo nel fiume Isar e per questo rimandato a casa.
In ogni caso, già in passato lo stesso Ratzinger, in una lettera riportata anche nel libro, aveva ammesso di aver sofferto molto per il fatto che la sua parola fosse stata messa in discussione e che durante ogni incontro con le vittime era riuscito a guardarle sempre negli occhi e a intravedere le conseguenza di quella grandissima colpa, che tutta la Chiesa si era dovuta addossare, perché incapace di affrontare la situazione e di porre rimedio ai troppi abusi con forza.
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