Settembre in musica. L’autunno della Piemme ci porta a vibrare insieme alle corde dei violini: quelli che svolgono il ruolo di protagonisti nel nuovo romanzo di Blanca Busquets “La vita in ogni respiro”. Catalana e appassionata di musica classica, l’autrice si era fatta conoscere dal grande pubblico con il primo libro “L’ultima neve di primavera”, vincitore del Premio Llibreter. Ora torna ad emozionarci con poco più di duecento pagine che intrecciano le storie di cinque musicisti: tre donne e due uomini. Il perno di tutte le vicende è il grande compositore Karl T., del quale scopriamo riga dopo riga il modo totalizzante e appassionato di sentire e creare le note: non soltanto quelle che suona al pianoforte, riproduce con un antico Stainer ricevuto in dono dal padre o appunta sullo spartito, ma anche le note dell’amore e del fuoco ardente che ogni volta lo portano a “fare musica fino in fondo”, trasformando le sue allieve in calorose amanti.
Attorno a lui, si sviluppano le vite di Anna, Teresa e Maria, tre donne che in comune hanno poco niente, se non il fatto di vivere per e attraverso la musica. Lo Stainer è il filo capace di legarle in un incastro unico, tanto che – in un modo o nell’altro, a volte per caso, altre per strategia – esso passa sotto le dita di ognuna di loro, suonando sempre in modo diverso. Poi c’è Mark, il figlio di Karl conosciuto solo in tarda età: sua è l’idea di riunire le violiniste predilette di suo padre e l’orchestra di un tempo a dieci anni dalla morte, per dar luogo a un concerto di commemorazione che elegge a cornice la fredda Berlino, dopo la caduta del muro e quindi ormai al di fuori del regime di povertà.
L’altra città che fa da sfondo al romanzo è Barcellona: la Busquets la conosce assai bene essendoci nata. Ecco allora una realtà del tutto diversa rispetto a quella tedesca, cosicché non solo le persone e gli strumenti, ma anche i luoghi contribuiscono a forgiare l’anima della musica.
Romanzo toccante e commovente, “La vita in ogni respiro” è uno dei più bei libri pubblicati negli ultimi anni. C’è dentro uno stile semplice e al tempo stesso efficace che si scosta dai moderni voli pindarici narrativi lasciando spazio ai personaggi e al loro sentire, avvolgendoli come una carezza. L’intreccio che tiene unite le cinque storie è intrigante e ben costruito, tale da lasciare il lettore pieno di curiosità fino alle ultime pagine, quando verrà finalmente svelato il contenuto di una misteriosa lettera. Per mezzo della prima persona ci si sposta da un punto di vista all’altro con facilità, facendo emergere di volta in volta una visione completamente diversa – spesso addirittura opposta – degli stessi episodi. In particolare, colpisce e commuove la sofferenza che si cela nel cuore di Anna, forse l’unico personaggio negativo del romanzo. All’apparenza potrebbe sembrare la donna meno amorevole delle tre, invece è l’unica ad aver sperimentato sul serio che cosa significhino il dolore e la perdita, sin da bambina. Su di lei la sofferenza lascia i segni più gravi, quelli che tuttavia letti dall’esterno non vengono compresi da nessuno. È in questa storia più di tutte le altre che la Busquets dà il meglio di sé, rivelando una profondità d’animo e una conoscenza delle emozioni degna di essere letta e apprezzata.