Il diciannovenne pakistano era terrorizzato dall’idea di salire sul sommergibile Titan, ma l’avrebbe fatto per compiacere suo padre.
Non c’è più speranza per i 5 passeggeri del sommergibile Titan. Questo quanto dichiarato dall’azienda madre del sommergibile, OceanGate, la quale ha affermato di credere che l’equipaggio sia morto. E nel frattempo emergono i retroscena dalle vite dei passeggeri del Titan, come nelle migliori narrazioni. La zia di Suleman Dawood, diciannovenne imbarcatosi con il padre, ha svelato che il ragazzo era terrorizzato all’idea di intraprendere quel viaggio negli abissi.
L’annuncio del rinvenimento dei detriti del sommergibile, diffuso dalla BBC, ha confermato quanto già ipotizzato dalla OceanGate in un comunicato. A quanto sembra, il batiscafo è imploso fulmineamente a pochi minuti dall’immersione del mezzo, tentando di raggiungere il relitto del Titanic, colato a picco 111 anni fa. A causare l’implosione sarebbe stato un collasso provocato da una crepa.
Comunque, a differenza degli scenari dipinti dalle varie ipotesi fatte in questi giorni in superficie, la tragedia è stata immediata e indolore per i passeggeri del Titan. Secondo quanto dichiarato, nessuno nell’equipaggio avrebbe avuto il tempo di capire ciò che stava succedendo o soffrire.
Non si può dire lo stesso dei parenti delle vittime, come Azmeh Dawood, sorella di Shahzada Dawood, uomo d’affari pakistano che si è imbarcato sul Titan con il figlio Suleman.
Secondo quanto dichiarato dalla zia di Suleman ai microfoni della NBC, il diciannovenne era terrorizzato dal viaggio sul Titan, e sarebbe salito sul sommergibile non per sua volontà, ma solo per compiacere suo padre in occasione della Festa del papà.
La donna si è detta incredula e sente di star vivendo una situazione irreale, come se si trovasse in un film orribile con un conto alla rovescia verso l’ignoto.
Suleman Dawood era uno studente presso la Business School dell’università scozzese, e amava la fantascienza, la pallavolo e il cubo di Rubik. Pur fortemente impaurito dalla prospettiva di avventurarsi in quel viaggio negli abissi, Suleman aveva acconsentito a prendervi parte per non deludere suo padre, imprenditore.
E non un imprenditore qualsiasi, perché la dinastia Dawood è una delle più facoltose di tutto il Pakistan, grazie a un vero e proprio impero costruito con la Dawood Hercules Corporation. Azienda che ha investito in diversi settori redditizi, come agricoltura e sanità. Ma non solo: Shahzada operava come presidente di un’azienda di fertilizzanti, la Engro Corporation.
E in più, coltivava una grande passione per il Titanic e la sua tragica storia. Una storia che, dopo una vacanza in Canada con il figlio, ha portato entrambi alla medesima tragica fine.
Nel frattempo, i parenti delle vittime denunciano il ritardo nei soccorsi, anche perché secondo i rilievi subito dopo l’immersione del Titan i dispositivi hanno captato un boato sottomarino compatibile con quell’implosione di cui ora siamo a conoscenza.
Con Shahzada e Suleman, su quel sottomarino, c’erano anche Hamish Harding, miliardario 58enne di origine britannica, e Stockton Rush, numero uno della Ocean Gate Expeditions. Insieme a loro, anche il pilota Paul-Henry Nergeolet.
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