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Lì dove un tempo c’era acqua, oggi è una distesa di sabbia a perdita d’occhio, che si annulla solo nell’orizzonte: il lago d’Aral 2016 è questo, un ex bacino acquatico completamente prosciugato, sintesi estrema di tutti i guasti che l’uomo arreca alla natura circostante, l’esempio probabilmente più paradigmatico dell’era Antropocene, in cui le attività dell’uomo influenzano in maniera negativa, e spesso irreparabile, il corso naturale della vita terrestre. Le foto del lago d’Aral, ma oramai la dicitura lago non ha davvero più alcun senso di esistere, sono la testimonianza più impietosa di ciò che oggi rimane di questo specchio d’acqua un tempo particolarissimo, un lago salato di origine oceanica.
Ad un primo sguardo, il lago d’Aral 2016 potrebbe sembrare un deserto qualsiasi, se non fosse per i mucchi di conchiglie e i resti di una mezza dozzina di pescherecci abbandonati, scheletri di un’epoca oramai remota che arrugginiscono sulla sabbia. Ed è stata proprio la pesca intensiva una delle cause della scomparsa del lago, vittima di uno dei più gravi disastri ambientali mai provocati dall’uomo: originariamente infatti, questo bacino era ampio all’incirca 68mila chilometri quadrati, ma a partire dal 1960 il volume e la sua superficie sono diminuiti. A questo hanno contribuito in parte la sua posizione geografica, al centro dell’arido bassopiano turanico, che lo rendeva di per sé soggetto ad una forte evaporazione. Ma finché vi erano gli immissari del lago a rifornirlo, il lago riusciva a mantenersi in un miracoloso equilibrio, da quando invece quelle medesime acque sono state sfruttate dai consorzi agricoli circostanti, è avvenuta la progressiva desertificazione.
Già nel 2007 il lago era ridotto al 10 per cento della dimensione originaria, e circa 10 anni dopo non restano che flebili tracce delle acque che abitavano quest’area. A contribuire alla scomparsa del lago d’Aral ha contribuito anche il fortissimo inquinamento che hanno fatto di questa zona di confine un perfetto esempio di cambiamento climatico sulla Terra, con estati diventate più calde e secche, mentre gli inverni sono diventati più freddi e più lunghi. L’uomo è stato causa della sua stessa rovina oltre che di quella del lago, giacché migliaia di persone sono rimaste disoccupate dopo il crollo della fiorente industria della pesca su cui si basava l’economia della popolazione limitrofa: di tutto ciò non rimane che un immaginario post-apocalittico, come testimonia la nostra fotogallery basata sui recenti reportage effettuati sul posto. Il lago d’Aral 2016 semplicemente non esiste più, quella che fino agli anni Sessanta era la quarta massa d’acqua interna più grande al mondo è un immenso deserto, quello che potrebbe accadere all’intero pianeta se non metteremo un freno deciso al nostro egoismo e alla nostra indifferenza alle sorti del pianeta.
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