L’Aiea, Agenzia internazionale per l’energia atomica, ha espresso preoccupazione per la centrale di Zaporizhzhia.
Ormai conosciamo bene questo nome perché nella città Sud-orientale dell’Ucraina sorge un’enorme centrale nucleare che è stata bersagliata più volte durante la guerra in corso. Pochi giorni fa è arrivato anche l’allarme di un possibile allagamento della struttura, a causa della precarietà della diga di Kakhovka.
Sono diverse le zone prese di mira dall’offensiva russa ma una di quelle più colpite in questi mesi di guerra è stata sicuramente la centrale nucleare di Zaporizhzhia. Ne ha viste davvero di tutti i colori, è stata occupata ma anche colpita dai missili, ora è a rischio allagamento perché la diga di Kakhovka rischia il cedimento ed è arrivato oggi l’allarme dell’Aiea.
L’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Rafael Grossi, ha espresso le sue preoccupazioni in merito:
“sono molto preoccupato per la centrale nucleare di zaporizhzhia. la situazione generale intorno a questo luogo sta diventando pericolosa e sono allarmato per i rischi alla sicurezza”.
Sul sito ufficiale dell’Agenzia ha parlato dell’impianto nucleare più grande d’Europa in toni che lasciano trasparire molta preoccupazione se si pensa a un incidente nucleare con le relative conseguenze disastrose per la popolazione e l’ambiente. La centrale nucleare di Zaporizhzhia è stata costruita fra gli anni Ottanta e Novanta ed è la nona più grande del mondo, questo ci da’ un po’ un’idea del disastro che può causare.
“c’è bisogno di proteggere la struttura e continuerò a sollecitare le parti per impegnarsi a questo. l’aiea farà tutto il possibile per la sicurezza nucleare”
ha aggiunto.
L’attenzione è rivolta alla centrale nucleare ucraina perché la sicurezza è messa a rischio in particolare da un dettaglio, la condizione della diga di Kakhovka. Questa potrebbe rompersi da un momento all’altro allagando l’impianto.
Il clima è infuocato perché il Cremlino, dopo aver inizialmente incolpato l’Ucraina per i droni a Mosca inviati per minare alla vita di Putin, ora punta il dito sugli Stati Uniti che però negano tutto. Nel frattempo Zelensky in visita ai vertici della Corte penale internazionale dell’Aia, chiede che il presidente venga processato per i suoi crimini.
A questo scenario già complicato e teso si aggiunge la preoccupazione per la centrale nucleare, il cui allagamento porterebbe a un problema di sicurezza per le persone ma anche all’impossibilità di utilizzare la stazione.
Tensioni anche fra la Russia e il gruppo Wagner, che accusa l’esercito di non essere in grado di fornire munizioni adatte.
Continuano intanto gli attacchi che infiammano le zone di guerra che ormai tristemente sono note a tutti. L’esercito ucraino ha distrutto poche ore fa un drone da ricognizione russo che stava sorvolando Kiev. A riportare la notizia è stato il Kyiv Independent su Telegram.
Secondo le prime informazioni non ci sono stati danneggiamenti né vittime ma il capo dell’amministrazione militare ha invitato i residenti a non ignorare le sirene dei raid aerei e quindi prestare la massima attenzione.
Kiev è diventata una delle zone di guerra più calde, una vera e propria trincea, punto centrale dell’invasione russa che negli ultimi 3 giorni è stata colpita da diversi attacchi simili.
Nelle prime ore di oggi le forze russe hanno sparato più di 30 proiettili a Dnipropetrovsk uccidendo una donna anziana e ferendo diverse persone. Sempre nella notte, nel medesimo distretto, ovvero quello di Nikipol, ci sono stati altri episodi. Infatti dei lanciarazzi multipli Grad sono stati per colpire questa zona.
Il governatore dell’Oblast, Serhiy Lysak ha riportato la notizia riferendo anche dei danni strutturali riportati agli edifici, fra cui un dormitorio universitario e alcuni gasdotti. Sono stati distrutti fabbricati agricoli e sette abitazioni, fuori uso anche una linea elettrica.
Una guerra che sembra ben lontana dalla fine ma una notizia positiva potrebbe essere quella annunciata dal governo cinese, che intende fare leva sui buoni rapporti politici con la superpotenza, per spingere verso la fine del conflitto.
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