I fenomeni meteorologici estremi sembrano ormai quasi all’ordine del giorno, l’Onu ha messo nero su bianco i numeri.
Secondo il rapporto diffuso in queste ore, sono 12mila i disastri registrati in 50 anni, i quali hanno provocato 2 milioni di vittime. Si tratta di numeri impressionanti che quantificano chiaramente un qualcosa che è sotto gli occhi di tutti, basti pensare agli episodi che abbiamo vissuto l’anno scorso e all’attuale alluvione in Emilia Romagna. Gli esperti hanno condotto questa analisi prendendo in considerazione gli eventi dal 1970 ad oggi, evidenziando anche un danno economico globale di circa 5.000 miliardi di dollari.
Forse è riduttivo parlare di fenomeni meteorologici, si tratta di vere e proprie catastrofi quelle che stiamo vivendo in questo periodo. L’ultima è quella in Emilia Romagna dove è ancora in corso la conta dei danni e il bilancio delle vittime parla di 14 persone accertate, insieme ad alcuni dispersi.
Un evento tragico che sta unendo in un abbraccio di solidarietà tutta l’Italia e non solo e che è solo l’ultimo in ordine di tempo nella nostra nazione. Ricordiamo ad esempio un’alluvione simile nelle Marche nell’autunno del 2022.
L’Onu ha voluto evidenziare la criticità di questi eventi a livello mondiale, stilando un rapporto tramite la sezione che si occupa della meteorologia, la Wmo. Si evince che gli eventi climatici e idrici estremi hanno causato 12mila vittime nel periodo compreso dal 1970 al 2021 e prendendo in considerazione tutti i Paesi del mondo. Ci sono state 2 milioni di vittime, di cui la maggior parte nei Paesi in via di sviluppo.
Grave anche il punto di vista dei danni economici, quantificati in 4.300 miliardi di dollari, a cui vanno aggiunti quelli dei fenomeni verificatisi dopo il 2021.
Una situazione gravissima che però può essere limitata con gli allarmi precoci. Infatti è stato dimostrato che in questo modo e con la gestione coordinata dei disastri, il tasso di perdita di vite umane è minore e quindi l’obiettivo dell’Onu è proprio quello di garantire l’allarme precoce per tutti entro la fine del 2027, argomento di cui si è discusso molto durante la Cop27 in Egitto, nel novembre scorso.
Il cambiamento climatico comporta sempre più allarme perché si intensificano i fenomeni estremi in tutto il mondo e di conseguenza i Paesi devono adottare nuove misure di resilienza. È inevitabile e una migliore gestione porterà a minori perdite in tutti i sensi.
La situazione è molto grave e il rapporto di cui parliamo oggi la disegna molto bene. Secondo questo, che prende il nome di WMO Atlas of Mortality and Economic Losses from Weather, Climate and Water Extremes, negli ultimi 50 anni c’è stato in media un disastro meteorologico al giorno, legato al clima o all’acqua. Oltre alle conseguenze in termini di vite umane, c’è anche l’importante elemento del danno economico, circa 202 milioni di dollari giornalieri.
Come porre rimedio? Non si può decidere l’andamento delle condizioni meteorologiche, tuttavia ci si può preparare con i sistemi di allerta precoce, ovvero tecnologie che permettono di monitorare in tempo reale le condizioni atmosferiche sia sulla terraferma che in mare, in modo da prevedere se ci sarà un brusco cambiamento utilizzando modelli numerici computerizzati molto avanzati.
Si tratta di sistemi integrati molto sofisticati che aiuteranno a prevedere, calcolare e contenere i rischi che potrebbe causare un evento climatico in una determinata area. Le conseguenze sono diverse in base alle caratteristiche di ogni zona e in base alla gravità del fenomeno, ad ogni modo questi sistemi potrebbero essere una buona risposta, anche perché includono piani di risposta concordati con i governi e le comunità, per ottenere un’immediata reazione in caso di emergenza.
Ma soprattutto, saranno utili per ridurre al minimo gli impatti previsti. Tuttavia una tecnologia del genere deve basarsi su dei modelli precedenti per poter elaborare una risposta efficace con continui aggiornamenti, per questo ci sarà bisogno di tempo. Si tratta però di un buonissimo investimento che garantirà un ritorno della spesa di oltre 10 volte, infatti con un preavviso di circa 24 ore prima del sopraggiungere di un’alluvione o di un’ondata di siccità, è possibile una riduzione dei danni di circa il 30%.
Nei Paesi in via di sviluppo questi sistemi costeranno 80 milioni di dollari ma potrebbero evitare perdite di miliardi di dollari all’anno.
Un obiettivo ambizioso e importante che garantirà un futuro migliore rispetto alla situazione critica di oggi. Il recente appuntamento in questa direzione è stata la Cop27 in Egitto, cioè la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici tenutasi nel novembre scorso.
Un terzo della popolazione mondiale non è coperto dalla tecnologia per l’allerta precoce e in alcuni Paesi come l’Africa addirittura non c’è alcuna forma di protezione. Per far fronte a una situazione così drammatica il segretario Guterres ha incaricato la Wmo di guidare il progetto di diffusione di questi sistemi e presentare un piano d’azione concreto.
Questo è stato presentato appunto in occasione della Cop27 e costerà 3 miliardi di dollari. Anche i Paesi poveri hanno diritto a queste misure, che verranno estese in scala globale nei prossimi anni coprendo anche le aree del mondo meno sviluppate e paradossalmente più soggette a fenomeni climatici catastrofici.
È stato proprio Guterres ad annunciare il piano d’azione e sebbene nella conferenza del 7 e 8 novembre si parlasse anche di temi di uguale importanza, come quello dei diritti umani, l’approccio a migliorare la prevedibilità degli eventi climatici è stato accolto positivamente. Meno vittime e meno danni materiali, questi sono gli elementi essenziali da prendere in considerazione, fra l’altro questi sistemi sono efficaci anche contro i terremoti perché studiano la velocità di propagazione delle onde sismiche.
Il segretario ha stimolato anche la partecipazione all’iniziativa del settore privato sottolineando i benefici economici per quanto riguarda la salvaguardia delle infrastrutture e dei siti di produzione.
Insomma una copertura universale che consenta veramente di fare qualcosa contro il cambiamento climatico che stiamo vivendo. Questa crisi avanza rapidamente e i cosiddetti sistemi di Early Warning si sono dimostrati incredibilmente efficaci laddove sono stati utilizzati. Questo deve essere un incentivo per integrarli in ogni parte del mondo perché ormai dobbiamo adattarci alla condizione attuale e saperci convivere, non subire.
Un esempio chiarissimo dell’efficacia di questa tecnologia è quello del 2020 in Bangladesh, quando venne previsto l’arrivo del ciclone Amphan e fu possibile evacuare in tempo due milioni di persone. Ciò ha limitato il numero delle vittime consentendo ai cittadini di mettere al riparo loro stessi ma anche gli animali da allevamento che per loro rappresentano una fonte di sostentamento importantissima, così come in tanti altri Paesi.
Più l’allerta è precoce e maggiori sono i benefici. Anche l’attendibilità delle istituzioni però è importante, infatti uno studio del 2018 ha evidenziato come i residenti sono più disponibili a evacuare le proprie abitazioni quando vengono avvertiti in tempo da parte di coloro di cui si fidano, appunto l’apparato amministrativo.
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