Qui subentrerebbero i vaccini spray: il loro punto di forza è che questi riescono a stimolare la produzione di IgA e linfociti T mucosali, riuscendo praticamente a fungere da barriera contro il virus. Questo vuol dire che in questo modo riusciremmo finalmente a non contrarre affatto l’infezione, quindi il beneficio principale non riguarderebbe solo l’assenza di sintomi gravi. La differenza con gli attuali vaccini è che questi ultimi inducono una risposta sistemica che in pratica riduce la potenza della manifestazione del Covid, ma non impedisce affatto il contagio.
Come abbiamo anticipato, costruire un vaccino spray potrebbe non essere affatto facile. Sono mesi, infatti, che numerose aziende farmaceutiche stanno provando a progettarli e sperimentarli, ma ad oggi nessuna ci è riuscita davvero. Ma qual è la maggiore difficoltà?
Per comprenderlo dobbiamo prendere in esame innanzitutto i vaccini a mRNA. Questi inducono la produzione dell’ormai famosissima proteina Spike all’interno di cellule capaci riconosciute dal nostro sistema immunitario come “nemiche”. A sua volta quest’ultimo, riuscendo appunto a individuarle, le distrugge. Quando quindi il nostro organismo entra a contatto con il Covid, il nostro sistema immunitario lo attacca immediatamente.
Il vaccino spray, invece, funziona in modo del tutto diverso. A rendere difficile la sua costruzione quindi potrebbero essere tre fattori: il primo è la presenza di muco, il secondo è una reazione immunitaria al vaccino e il terzo è una bassa immunogenicità.
Sappiamo infatti che il muco ha già di per sé una funzione protettiva: serve a non far entrare nel nostro organismo agenti patogeni esterni. Questo quindi potrebbe impedire allo spray di fare il suo ingresso all’interno della mucosa, rendendogli quindi difficilissimo assolvere al suo compito, penetrando nelle cellule.
A questo dobbiamo aggiungere che quasi tutti i vaccini ad oggi sperimentati sono su base adenovirale. L’assunto di base è in sostanza questo: si parte dal virus del raffreddore, che viene modificato fino a diventare del tutto innocuo. Questo produce la proteina Spike, mentre il vettore adenovirale infetta le cellule del naso, attivando così il sistema immunitario. Il problema è il seguente: la maggior parte di noi ha già degli anticorpi anti-adenovirus, perché i nostri anticorpi sono già “settati” per poterlo contrastare, quindi questo ridurrebbe l’efficacia del vaccino spray.
Infine, un altro problema – forse il più grave potremmo dire – è che questo ha difficoltà a stimolare una produzione sufficiente di linfociti T e anticorpi, dal momento che le mucose sono già progettate per poter contrastare eventuali patogeni esterni, quindi lo spray fatica molto per riuscire a stimolare una risposta immunitaria abbastanza forte da impedire addirittura il contagio. Inoltre tutti i possibili vaccini sperimentati fino ad ora non contengono sostanze capaci di stimolare il nostro sistema immunitario in modo sufficiente.
C’è da dire però che due vaccini spray ad oggi sono stati già approvati in Cina e in India, ma la fase tre della sperimentazione non ha ancora fornito abbastanza dati per poter capire se in effetti questi saranno davvero efficaci. Qualora però questi dovessero dare una risposta positiva, potrebbero poi essere diffusi anche in altri Paesi, riducendo così di gran lunga i contagi.