La tensione a Israele è crescente così come il malcontento che sta aumentando in maniera esponenziale gli attacchi tra forze di sicurezza israeliane e milizie palestinesi ribelli. Le ultime settimane hanno mostrato un’escalation di violenza pericolosa e sempre più intensa che ha sollevato la preoccupazione delle autorità internazionali. L’alto funzionario Ue Sven Koopmans ha deciso di intervenire per placare gli animi e cercare un equilibrio che permetta di evitare un conflitto e dia sicurezza alla popolazione che si trova in estrema difficoltà.
Dal momento in cui è iniziato il mandato del nuovo governo israeliano di Netanyahu si è verificata una serie di eventi che hanno portato a un repentino peggioramento dei rapporti tra Palestina e Israele. Lo scorso anno ha rivelato un intensificarsi degli attacchi che si è via via intensificato fino al momento in cui è sfociato in estrema violenza nelle scorse settimane riacutizzando nella comunità internazionale la paura di una guerra imminente.
La posizione di Israele è stata chiaramente dimostrata dalle autorità e la trasformazione iniziata dal governo è evidente e spaventa la comunità globale data la strada, pericolosissima, presa dal governo israeliano.
Le provocazioni attuale all’inizio dell’anno da parte di Israele nei confronti delle fazioni ribelli Islamiche radicate in Palestina ma anche verso le organizzazioni islamiche come la passeggiata del ministro della sicurezza interna Ben Gvir alla Spianata delle moschee ma anche le sue successive dichiarazioni hanno fatto esplodere il nervosismo che fino ad ora era tenuto a bada.
Dopo che Israele ha attaccato il campo profughi della città di Jenin si sono verificati attacchi reciproci sanguinari che hanno portato morte e distruzione. Proprio per questa escalation repentina e dura il funzionario Ue per il processo di pace in Medio Oriente ha intenzione di attuare un dialogo che punta alla coesione e alla vita pacifica nonostante le differenze che riesca ad avere un equilibrio per i cittadini che non c’entrano con il conflitto uguale.
L’annuncio dei nuovi insediamenti israeliani in Cisgiordania ha scatenato lo scetticismo ma anche il malcontento dei membri dell’unione europea che ritengono che, in questo preciso momento storico, la decisione rischi di innescare una guerra che porterebbe soltanto distruzione.
Il ministro degli Esteri Eli Cohen ha preso parola e chiesto che l’Unione Europea non critichi i nuovi insediamenti in programma ma anche la gestione dei palestinesi. La richiesta è stata avanzata direttamente dall’Ue e ieri il rappresentante speciale dell’unione europea per il processo di pace in Medio Oriente Sven Koopmans ho spiegato e non colloquio tenutosi a Bruxelles con i giornalisti che lui e altri funzionari avrebbero continuato la mediazione in territorio israeliano affinché sia possibile attuare un piano di pace che riporti equilibrio ma avrebbero anche continuato a frenare la questione dei nuovi insediamenti in Cisgiordania.
L’obiettivo di Koopmans è quello di promuovere la pace tramite una campagna decisa e promossa direttamente sul territorio e quando i giornalisti gli hanno chiesto cosa avesse pensato delle parole della ministra Cohen Koopmans ha risposto: “il conflitto è un conflitto internazionale. Ci dovrebbe essere un accordo di pace che includa molti partner internazionali, che è ovviamente una soluzione internazionale. Io rappresento l’Ue che vuole contribuire a quella soluzione, lavorando con tutti ”.
Ha precisato inoltre: “Non vedo l’ora di incontrare Il ministro degli Esteri israeliano e di discuterne con lui”.
Il funzionario Sven Koopmans ha ricevuto l’incarico come mediatore per la pace nel maggio 2021 e ha esperienza nelle risoluzioni dei conflitti in precedenza ha operato in Ucraina, Kosovo, Mali e Sudan, ma che lavorato per le Nazioni Unite e l’unione africana.
Il capo del MEPP ha riferito di avere crea ruoli principali di cui il primo era rappresentato dal sostegno e ha precisato in merito: “sostengo, difendo ed elaboro la posizione dell’UE sul processo di pace in Medio Oriente – sono stati più o meno gli stessi dal 1980″.
Ha spiegato anche: “Abbiamo bisogno di pace e sicurezza, di un Israele sicuro e protetto che viva fianco a fianco con una Palestina sicura e protetta con Gerusalemme come capitale di entrambi gli stati, oltre ad alcuni altri parametri. Questo ruolo è principalmente un ruolo esplicativo esterno.”
Koopmans ha precisato che la sua funzione e i suoi tentativi sono mirati ad attuare un cambiamento e ha sottolineato: “Cerco di riunire l’UE e le sue varie parti su progetti e iniziative concreti. L’UE non è solo di gran lunga il più grande partner commerciale di Israele… Siamo anche di gran lunga il più grande donatore dei palestinesi. Vogliamo sempre rafforzare i legami con Israele e con i palestinesi, ove possibile e rispettando i parametri”.
Il funzionario Ue ha spiegato che spiegherà, come secondo obiettivo, minuziosamente e in maniera precisa hai 27 ministri degli Esteri e agli Stati membri dell’unione europea cosa crea e cosa sta alla base dei fenomeni che si sviluppano all’interno dello Stato di Israele e virgola ovviamente, all’interno delle aree circostanti palestinesi. Questo è molto importante precisato per compiere azioni successivamente.
L’uomo ha spiegato inoltre si sente sostenuto a livello politico molto più del suo predecessore aggiungendo anche che il suo terzo obiettivo è quello più importante e questo perché: “nessun altro ce l’ha ed è forse il più distintivo, per cercare effettivamente di far avanzare o rilanciare il processo di pace, in modo concreto, invece di spiegare semplicemente i problemi esternamente o internamente all’interno l’Unione Europea.”
Koopmans ha precisato però che il reale problema attuale del Medio Oriente così come le problematiche attuali non sono facili da osservare da vicino e da plasmare in maniera da riuscire a mantenere un equilibrio. Ho spiegato che: “sì, sono il leader dell’UE per il processo di pace, ma francamente non esiste un processo di pace in Medio Oriente. Mi è stato chiesto da Borrell (alto funzionario Ue) e dai ministri degli esteri dell’UE: l’UE può avere un ruolo più sostanziale nello sviluppo di un processo di pace. Crediamo nella sicurezza e nella stabilità per Israele e per i palestinesi in un futuro stato palestinese indipendente e per l’intera regione. Ciò può avvenire solo se c’è una pace effettiva e genuina”.
Koopmans voluto precisare che molte volte ci si focalizza sugli ultimi problemi come per esempio gli insediamenti o gli attacchi recenti ma in un processo di pace e di creazione di un equilibrio è necessario andare a ritroso nel tempo e, soltanto in questa maniera, sviscerando le questioni del passato è possibile cercare una soluzione globale.
Nel confronto con i giornalisti il funzionario dell’Unione Europea per il processo di pace in Medio Oriente si è confrontato con loro su come procedere con il processo di pace e a chiesto i giornalisti israeliani anche idea che potessero portare beneficio al progetto. Non ha mai abbracciato la questione tanto temuta della soluzione due Stati.
Il capo del MEPP dell’UE ha poi chiesto ai giornalisti israeliani idee su come portare avanti il processo di pace in modo più ampio.
In questo frangente Koopmans evitato di parlare in maniera decisa della soluzione non basata sul quadro dei due Stati.
Ovviamente la questione è caduta sulla nuova impostazione dura e decisa del governo israeliano di Netanyahu ma il funzionario ha preferito evitare di interferire in ambito politico e a precisato: “Non uso queste parole… La mia responsabilità è lavorare con tutte le parti in conflitto per cercare di avvicinarci alla pace e, idealmente, raggiungerlo davvero”.
In merito alle ultime notizie riguardanti nuovi insediamenti israeliani ha riferito: “l’abbiamo detto molto chiaramente, e l’Alto Rappresentante Borrell lo ha detto molto chiaramente: la decisione è essa stessa un ostacolo alla pace”.
Koopmans ha anche precisato che la sua missione sarebbe quella di lavorare con i partner del Medio Oriente che possono aiutare la mediazione e facilitare sicuramente le condizioni di pace e apportare un beneficio all’operazione
Ha precisato inoltre riguardo no agli insediamenti e facendo riferimento a una dichiarazione congiunta effettuata il 13 Febbraio dalle Nazioni Europee dove si precisa che anche la Lega araba e l’Arabia Saudita non ritengono idonea la costruzione di questi nuovi insediamenti che apporterebbe soltanto ulteriore tensione e nervosismo all’interno del paese.
La situazione attuale è davvero preoccupante ed è destabilizzata a causa dei ripetuti attacchi tra Palestina e Israele ma ciò che preoccupa non è soltanto la possibile guarda che potrebbe emergere ma anche la situazione interna di Israele che vede centinaia di migliaia di persone in protesta contro una riforma ritenuta inopportuna e che prima sostanzialmente dell’imparzialità l’Alta Corte emette nelle mani dell’ambito giudiziario tutto un sistema fino ad ora ritenuto l’unico al di sopra di istituzioni e autorità governative. Nonostante le copiose proteste che stanno avvenendo in questi giorni che hanno visto anche la popolazione fermare nelle scorse ore i membri della Knesset per evitare che riuscissero a raggiungere per l’appunto il Parlamento e votare per il disegno di legge della riforma giudiziaria il governo ha intenzione di procedere senza tener conto del disappunto popolare.
La situazione è molto tesa e il riacutizzarsi dell’odio e della faida religiosa sta creando disordini quotidiani ai cittadini. Ieri sera Salemme est è stata protagonista di una accesa manifestazione che le forze di sicurezza israeliane hanno faticato a sedare e che si è protratto davanti alla casa di un magistrato che hai messo una condanna ritenuta non idonea verso un cittadino palestinese.
Anche la riforma carceraria è qualcosa che preoccupa enormemente sia i palestinesi che le autorità internazionali dato che in sostanza permette la deportazione dei prigionieri accusati per terrorismo, nella quale definizione rientrano molte azioni per le quali sono accusati I detenuti arabi.
I diritti civili non sono in questo momento preservati secondo le associazioni umanitarie ad Israele in quanto sia il diritto di genere e i diritti primari subiscono inevitabilmente l’andamento della politica e portano è un intensificarsi delle diversità e della divisione piuttosto che creare coesione. Notoriamente i ministri scelti da Netanyahu sono di estrema destra, quindi di stampo razzista e omofobo dichiarato e perseguono l’obiettivo dell’eliminazione palestinese.
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