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Lamberto Sposini ricorre in appello in seguito al malore dell’aprile 2011 e chiede alla Rai 10 milioni di risarcimento per i presunti ritardi nei soccorsi. Il 29 aprile di quattro anni fa, Sposini ebbe un ictus dietro le quinte di La vita in diretta, della quale era il conduttore. Secondo la sua versione, le prime cure dopo il malore non furono adeguate e i ritardi nei soccorsi avrebbero potuto mettere a repentaglio la sua vita. Con tali argomentazioni il giornalista presenta ricorso in appello e richiede un cospicuo risarcimento di 10 milioni di euro, già una volta negato in primo grado dal giudice Maria Pia Magaldi nel febbraio scorso. La prossima udienza è fissata per il 5 luglio del 2016 davanti alla Corte d’Appello di Roma.
In primo grado la richiesta di risarcimento di Lamberto Sposini è stata respinta dal giudice Maria Pia Magaldi, convinta che da parte della Rai non ci fossero state mancanze colpose: ‘Certamente presso uno studio televisivo non potevano essere presenti le sofisticate attrezzature necessarie a stabilizzare il paziente‘. Ma il giornalista non si arrende e rinnova le sue accuse ricorrendo in appello per i ritardi nei soccorsi successivi al suo malore in studio. La somma in ballo non è da poco, ben 10 milioni di euro.
Respinta in primo grado la richiesta di risarcimento
Lamberto Sposini dopo il malore non riceverà risarcimenti da parte della Rai, come invece era stato richiesto dai suoi legali. A stabilirlo è stato il tribunale del lavoro di Roma, respingendo la richiesta di un risarcimento milionario che era stata avanzata dal giornalista, dopo che era stato colto da ictus. La vicenda di Sposini e dell’emorragia cerebrale che lo ha colto mentre si trovava negli studi Rai è destinata sicuramente a suscitare molte altre polemiche, specialmente dopo la decisione dei giudici, che toglie ogni responsabilità all’azienda televisiva e ai medici che lo hanno soccorso.
Probabilmente la famiglia di Sposini deciderà di ricorrere in appello, avanzando nuovamente le proprie richieste di risarcimento. Molto si è discusso, infatti, sulle eventuali responsabilità avute dal personale della Rai sui soccorsi che sono stati prestati a Sposini dopo il malore. La famiglia sostiene che inizialmente non era stata chiamata nemmeno l’ambulanza, perché si pensava ad un malore passeggero.
I soccorsi veri e propri sarebbero arrivati soltanto molto tempo dopo dal momento in cui Sposini si era sentito male. Per questo i familiari del famoso giornalista ritengono che ci siano delle responsabilità che andrebbero ben delineate. Il tribunale, invece, almeno per il primo grado di giudizio, ha ritenuto che sia stato fatto tutto il possibile, per fornire gli adeguati soccorsi al giornalista colto dall’ictus.
Sposini adesso sta seguendo un periodo di riabilitazione e i ben informati affermano che le sue condizioni di salute siano molto migliorate. Nel frattempo si vuole far luce in maniera più precisa su quello che è accaduto nel giorno in cui il giornalista si è sentito male, su quale sia stato l’atteggiamento del personale dell’azienda per la quale Sposini lavorava.
Secondo i familiari, proprio i ritardi nei soccorsi avrebbero avuto un peso fondamentale nel determinare le condizioni di Sposini. Inizialmente sarebbe stato portato perfino in un ospedale, in cui non c’era il reparto di neurochirurgia e sarebbe arrivato al Policlinico Gemelli di Roma soltanto 2 ore dopo l’ictus. Servirà ancora del tempo per chiarire tutte le responsabilità del caso, ma la famiglia del giornalista sarebbe intenzionata ad andare avanti per le vie legali, per fare in modo che nulla passi inosservato.
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