In un’epoca in cui siamo sempre più connessi attraverso la tecnologia, sembra paradossale che il senso di isolamento e solitudine stia aumentando, e spesso è all’interno delle nostre stesse case che si nasconde questa sofferenza silenziosa.
Ancora una storia di degrado familiare è intervenuto a macchiare le pagine della nostra cronaca italiana. “Venite mia madre è morta. È stata colpa mia, solo mia“.
Queste sono le parole pronunciate da Tiziana Olivieri, 60 anni, qualche giorno fa. Precisamente domenica 9 luglio a Stella, in provincia di Savona. I carabinieri, accompagnati dal Sostituto Procuratore della Repubblica, Giovanni Battista Ferro, si sono precipitati alla loro residenza abitazione dopo la chiamata. Da lì il macabro ritrovamento: il cadavere di Ornella, ottantaquattrenne madre della donna. Dietro quella morte, però, c’è molto altro. Difatti, lo scenario presentatosi davanti agli inquirenti si è subito rivelato a dir poco raccapricciante. L’abitazione, condivisa dalle due donne, versava in condizioni igieniche precarie e di totale degrado. Secondo quanto rilevato, la figlia faceva vivere la madre anziana in una stanza di appena quaranta metri quadrati, piena di oggetti e di cianfrusaglie di ogni tipo. Tiziana ha confessato ai carabinieri che, allo scopo di evitare possibili incidenti domestici alla madre, la legava al letto utilizzando cordini e collari per cani di tessuto e metallo. Come se non bastasse, sempre sulla base dei racconti dell’indagata, per impedire che la madre potesse uscire dalla stanza di notte, la donna bloccava la porta con una sbarra di ferro.
Secondo la prima ricostruzione degli eventi quindi, Ornella, gravemente indebolita, era stata nuovamente legata al letto la sera precedente al decesso. Probabilmente, la figlia Tiziana le aveva immobilizzato anche le mani. Così, nel tentativo di alzarsi, sarebbe deceduta dopo essere stata vittima di un malore. Così l’indagata, presa dal panico, ha tagliato la corda che la teneva legata al letto e ha tentato invano di rianimarla. Vedendo che non c’era niente da fare, ha chiamato i soccorsi e si è autodenunciata per quanto commesso. Forse schiacciata dal peso del rimorso.
Ornella era affetta da alcuni deficit cognitivi ed aveva perso da qualche tempo anche la vista. Ma i problemi di salute non le hanno certo impedito di percepire il dolore dei maltrattamenti e la solitudine che la affliggeva. Nei contesti di disagio come questo che sto raccontando, più si è soli e più si diventa vulnerabili. Ed è stato proprio quell’isolamento ad impedirle di chiedere aiuto. Una condizione di disagio, non solo ambientale. Ma anche e soprattutto di pregiudizio psicologico. In particolare, per quel che attiene Tiziana Olivieri, abbiamo verosimilmente a che fare con una personalità disturbata, che viveva in un contesto di totale deterioramento. Una donna che, però, ha mostrato di avere anche dei tratti spiccatamente sadici. Dato che, nel tempo ha maturato la decisione di annullare deliberatamente sua madre Ornella in ogni sfera della sua esistenza: fisica e psichica. Indubbiamente la personalità disturbata di Tiziana ha contribuito a sottovalutare le esigenze della madre e a farla sentire sopraffatta dalle responsabilità di cura. Ad aggravare la situazione, poi, sono intervenute le difficoltà economiche nelle quali ormai entrambe versavano da tempo.
Tiziana Olivieri è accusata di sequestro di persona e di maltrattamenti. Dopo essere stata fermata è stata trasportata all’ospedale psichiatrico di Savona.
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