Una donna di 65 anni è morta dopo un pranzo a base di funghi porcini all’Aquila. La 65enne è giunta in ospedale in condizioni gravissime e i medici non hanno potuto far nulla per salvarla.
La donna è giunta al Gemelli di Roma con un’insufficienza epatica e renale. Dopo poco è andata in insufficienza respiratoria, la quale ha decretato la sua morte.
Annunziata Moriero, 65 anni, è morta al Policlinico Gemelli di Roma dopo che ha iniziato a stare male a causa di un pranzo a base di funghi porcini che aveva svolto qualche giorno prima all’Aquila.
Attualmente l’ipotesi dei medici è che la 65enne avesse ingerito involontariamente un tipo di fungo velenoso, l’Amanita Phalloides.
La donna infatti aveva iniziato a sentirsi male qualche giorno prima, fin quando il marito non ha deciso di portarla in ospedale al Gemelli di Roma. Qui è arrivata in gravissime condizioni. Con un’insufficienza epatica e renale.
Purtroppo però c’è stato poco da fare per Annunziata Moriero, i medici non sono riuscita a salvarla ed è morta dopo poco a causa di un’insufficienza respiratoria.
L’Armanita Phalloide conosciuto più semplicemente come l’angelo della morte, è uno dei funghi maggiormente velenosi. L’ingestione di questo tipo di fungo infatti provoca gravissime conseguenze e nel 70/80% dei casi anche la morte.
La morte di chi lo ingerisce può intercorrere anche solo mangiando unicamente il capello del fungo.
Altra particolarità dell’Amanita Phalloides è che molto spesso si mimetizza con altre specie di solito non velenose. Dunque è molto complicato riconoscerlo. Dunque il rischio di scambiarlo con altri funghi e mangiarlo può rivelarsi molto elevato.
Le due principali tossine di questo tipo di fungo sono le amantine, responsabili del blocco selettivo dell’enzima Rna polimerasi e le falloidine responsabili di danni epatici e gastrointestinali.
Le tossine inoltre non vengono eliminate dalla cottura, in quanto sono resistenti a quest’ultima.
I primi sintomi dell’avvelenamento si avvertono solo dopo 6/8 ore dall’assunzione. Questo come è già stato detto ha un’alta probabilità di generare la morte dell’individuo che lo ingerisce.
Comunque in ogni caso è in grado di apportare seri danni permanenti specialmente al fegato.
L’avvelenamento si articola in 4 fasi distinte. La prima è la fase di latenza, ossia proprio la fase prima che si sviluppino i sintomi. La seconda fase comporta i primi sintomi, tra cui sudorazione, vomito, dolori addominali e diarrea. La terza invece è caratterizzata da possibili emorragie interne e ultima fase è caratterizzata da coma epatico, convulsioni o morte.
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