Messico, Ovidio Guzman il figlio del noto trafficante Joaquin ‘El Chapo’ Guzman è stato arrestato e sembra sia già stato portato in un carcere di massima sicurezza. L’operazione è iniziata alle cinque del mattino, ora locale. Non appena è circolata la notizia dell’operazione, delle truppe élite governative, è scoppiata la guerriglia per le strade di Culiacan, cittadina dello stato di Sinaloa.
Il noto boss messicano ha ereditato dal padre la gestione del cartello Sinaloa e dell’organizzazione criminale che gestiva. Ma già in giovane età, poco più che bambino, ha mosso i suoi primi passi all’interno del cartello e ha, così, acquisito i trucchi del mestiere. Il suo arresto ha scatenato la furia dei narcos, che hanno reagito con una guerriglia, che ha già portato alla morte 25 persone, tra le quali sia criminali che forze dell’ordine. Data l’intensità degli scontri è stato messo in campo l’esercito, che sta cercando di mantenere la situazione sotto controllo.
Sembra che Ovidio Guzman sia già stato portato in un carcere di massima sicurezza, in attesa di espletare la burocrazia messicana necessaria e per organizzare poi la sua, probabile, estradizione negli Stati Uniti.
Ovidio Guzman è nato nel 1990 dal secondo matrimonio del boss del narcotraffico Joaquin El Chapo Guzman. È cresciuto all’interno dell’elite del cartello di Sinaloa, ha cominciato a fare parte dell’organizzazione in prima persona fin da ragazzino. Le autorità statunitensi hanno riferito che è stato coinvolto nelle attività del padre dal 2008.
Da quel momento, insieme ai suoi fratelli, è stato parte fondamentale del cartello e, stando alle accuse, ha gestito numerose operazioni di traffico internazionale di droga, tra cui marijuana, cocaina, metanfetamina ed eroina. Nel 2017 il procuratore del distretto di Columbia, negli Usa, ha incaricato un gran giurì, che ha poi accusato sia lui che il fratello Joaquin di cospirazione finalizzata al traffico di marijuana, cocaina e metanfetamina dal 2008 in poi. L’accusa sigillata è stata depositata ufficialmente nel 2018 e, nel 2019, è stata ordinata l’apertura dell’accusa ufficiale.
Dopo la terza cattura, nel 2016 del padre, che è sempre riuscito a scappare nel corso dei suoi arresti precendenti, che ha portato, poi, alla sua estrazione nel 2017 negli Usa, ha assunto un ruolo fondamentale ai piani alti del cartello di Sinaloa.
Gestione non solo di droga ma di innumerevoli traffici internazionali, che spaziano in diversi ambiti. Si stima che gli affari di El Chapo abbiano fruttato ben 14 miliardi di dollari. Corruzione delle forze dell’ordine, ma anche di tribunali e politici, hanno permesso alla famiglia Guzman di diventare tra le organizzazioni criminali più potenti al mondo.
Nel 2019 Ovidio Guzman è stato arrestato nella sua città natale ovvero Culiacan. Ma la sua detenzione è durata soltanto poche ore, dato che il cartello ha organizzato una guerriglia urbana, circondando quartieri residenziali. 700 uomini armati hanno minacciato di uccidere senza pietà civili, se il boss narcotrafficante non fosse stato liberato. A quel punto però il presidente messicano ha scelto di rilasciare Ovidio Guzman per evitare ulteriori spargimenti di sangue.
Da allora la sua cattura è divenuta una priorità e le autorità messicane sono riuscite ad arrestare Ovidio Guzman oggi alle prime luci dell’alba.
Il Ministro della sicurezza di Sinaloa Cristobal Castañeda ha spiegato che l’operazione è cominciata alle 5 del mattino e grazie a un minuzioso lavoro di intelligence e alla cooperazione con la Guardia nazionale e a uomini del ministero della Difesa, sono riusciti a individuarlo e arrestarlo. Il funzionario politico ha precisato che: “Si è trattato di un colpo importante a una sezione del ‘Cartello del Pacifico’.
Le autorità locali hanno ordinato la chiusura dell’aeroporto di Sinaloa. Ovidio Guzman è stato trasferito oggi a Città del Messico. Il ministro della Difesa messicano Luis Cresencio Sandoval ha riferito che il narcotrafficante è stato messo a disposizione della Procura specializzata in delinquenza organizzata.
I media messicani sottolineano che l’arresto del narcotrafficante è stato realizzato ad appena quattro giorni dall’arrivo in Messico del presidente Usa Joe Biden. Il capo di stato Usa prenderà parte insieme il primo ministro Justine Trudeau e al presidente Andrés Manuel López Obrador al X Vertice dei Leader.
I media hanno insinuato che l’arresto avvenuto in questi preciso momento è sicuramente collegato all’arrivo di Biden in Messico.
I membri del cartello hanno iniziato a invadere la città di Culiacan e a creare il caos, dando fuoco alle auto e creando disordine all’aeroporto internazionale. Una vera e propria guerriglia urbana che sta degenerando di ora in ora. In rete sono stati condivisi video, dai passeggeri all’interno dei voli diretti nella capitale, all’interno dei quali è evidente che membri della banda hanno sparato contro il velivolo. Il governo ha deciso di mobilitare i blindati e schierarli nelle strade prese d’assalto dai membri armati del cartello di Sinaloa.
Negli scontri armati sono stati ucciso dieci membri delle forze speciali e 19 sospetti criminali. Le stesse autorità governative hanno dichiarato: “Dieci membri dell’esercito sfortunatamente hanno perso la vita nell’esercizio del loro dovere” precisando anche poi: “che nell’operazione di giovedì sono stati uccisi anche 19 criminali.”
Una situazione preoccupante, che ha portato il governo a impiegare i mezzi corazzati, per cercare di tenere sotto controllo il caos che dilaga attualmente a Sinaloa. La preoccupazione è anche dettata dalla paura di possibili azioni estreme da parte dei narcos che potrebbero, in qualche modo, progettare un piano d’azione per provare a liberare Ovidio Guzman. Il passato ha insegnato alle forse dell’ordine, di qualsiasi grado e ordine di appartenenza, che non si deve mai abbassare la guardia quando si tratta di organizzazioni criminali così organizzate e con conoscenze tali da poter arrivare all’interno delle istituzioni.
Il cartello ha già organizzato in passato due fughe spettacolari per El Chapo e dispongono di forniture di armi e attrezzature che spaventano. La tensione è alta e la preoccupazione che venga utilizzata come arma di scambio la popolazione resta elevata.
L’arrivo di Biden ha aumentato la pressione mediatica che spinge nell’insinuare che ci sia qualcosa di concordato e che le forze Usa abbiano contribuito. Dagli Stati Uniti però le autorità hanno fatto sapere che non hanno partecipato all’operazione che ha portato all’arresto di Ovidio Guzman. Si tratta di un’operazione che ha colpito una parte importante del cartello di Sinaloa, che va mettere in difficoltà una delle organizzazioni criminali più potenti al mondo.
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