Passiamo in rassegna i risultati di una recente indagine di Altroconsumo su dodici marchi di latte crescita, ovvero il latte venduto come ‘adatto ai lattanti e ai bambini’ perché preparato con formulazioni speciali. Questi prodotti sono risultati essere troppo ricchi di zuccheri e aromi, inoltre contengono contaminanti potenzialmente cancerogeni. In pratica, dicono gli esperti, sarebbe meglio dare da bere ai bimbi il latte materno, o del ‘semplice’ latte di mucca.
Dopo l’anno di vita, “se il latte materno non è più disponibile, il normale latte pastorizzato può essere consumato senza problemi all’interno di una dieta varia e adeguata. Quanto? Tra 200 e 400 ml, non di più altrimenti si rischierebbe di far assumere ai bimbi troppe proteine (che arrivano anche da altri alimenti) e di non lasciare spazio al resto. Il latte vaccino viene consigliato perché contiene quasi tutto quello che serve a un bimbo per crescere. Quello che manca (e questa è la critica mossa da chi promuove il latte di crescita) sono alcuni elementi, che però possono e devono essere integrati dalla dieta di tutti i giorni”, sostiene l’associazione.
Dodici latti di ‘crescita’ sono stati analizzati accuratamente da un laboratorio specializzato interpellato da Altroconsumo che ha riportato i dati delle analisi nel nuovo dossier ‘Diritti in salute’. Le analisi hanno mostrato risultati sui quali vale la pena riflettere. Quali sono i marchi di latte di crescita presi in esame?
Aptamil;
Coop crescendo;
Granarolo bimbi pastorizzato;
Granarolo bimbi Uht;
Hipp biologico;
Humana;
Mellin;
Nestlè Mio;
Nipiol;
Plasmon Nutrimune3;
Plasmon Alta digeribilità;
Sterilpharma Monello.
In questi prodotti, il latte vaccino è solo una parte: “Il resto della formulazione è fatta da altro: zucchero, aromi, maltodestrine, emulsionanti e oli vegetali, sempre presenti in questi prodotti. Ecco il punto: negli oli raffinati (in particolar modo nell’olio di palma, ma non solo) sono presenti alcune sostanze a base di glicerolo e glicidolo, che possono rappresentare un rischio per la salute: si formerebbero durante il processo di raffinazione cui vengono sottoposti gli oli vegetali (colza, palma, girasole, cocco)”, si legge nel documento.
“Queste sostanze sono conosciute come 3 Mcpd (3 monocloropropandiolo) e Ge (glicidil esteri): i primi sono considerati potenzialmente cancerogeni e tossici per i reni; i secondi sono accusati di essere genotossici e, con più probabilità dei primi, cancerogeni. Secondo le nostre analisi, ad eccezione di due prodotti (Plasmon Nutrimune e Aptamil), tutti i latti contengono Ge”, evidenzia l’associazione.
Come se non bastasse, 11 campioni su 12 (è escluso Granarolo Latte di crescita pastorizzato), contengono 3 Mcpd. “Per dare il giusto peso alla nostra scoperta e perché sia di più facile comprensione abbiamo ipotizzato tre scenari, valutando l’esposizione a queste sostanze di tre bambini, di uno, due e tre anni, e ipotizzando la somministrazione di latte pari a uno (circa 250 ml) e due biberon (circa 500 ml)”.
Per quanto riguarda l’assunzione di 3 Mcpd “ci siamo basati sul limite di sicurezza indicato dalla Efs (0,8 microgrammi per chilo di peso corporeo). Risultato: in due latti (Sterilpharma e Nipiol) si supera la dose giornaliera massima tollerabile per i bambini di uno e due anni che consumano 500 ml di prodotto; nel caso di Sterilpharma si supera la dose anche nel caso di un bambino di tre anni”, avverte.
I dati negativi continuano anche valutando i Ge, per cui “essendo genotossici e cancerogeni non c’è una dose tollerabile: queste sostanze sono presenti in tutti i prodotti, a esclusione di Aptamil e Plasmon Nutrimune 3. Nel nostro test sui latti destinati ai neonati 0-6 mesi li avevamo trovati solo in due prodotti su 13: sembra, dunque, che i produttori abbiano curato maggiormente la composizione del latte per i più piccoli, rispetto a quella di altri alimenti destinati all’infanzia, come appunto i latti 1-3 anni”.
In definitiva gli esperti invitano a non minimizzare: “Sbaglia chi pensa che in fondo si tratti solo di un biberon: sia gli zuccheri sia i contaminanti che abbiamo trovato, si sommano a tutto quello che i bambini assumono nel resto della giornata. Gli oli vegetali e gli zuccheri, infatti, sono presenti in tantissimi alimenti: almeno che il latte contenga solo latte”.
In collaborazione con AdnKronos
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