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Laura Biagiotti: morta una mecenate amante di arte e cultura

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Laura Biagiotti è morta a Roma il 26 maggio 2017. E’ stata, oltre che stilista tra le più famose del mondo, anche mecenate e collezionista d’arte. Da sempre appassionata di cultura – complici, probabilmente, anche gli studi in Archeologia cristiana (che abbandonò per affiancare la madre nella conduzione del suo atelier di alta moda) – la ‘regina del cashmere’ (appellativo coniato per lei dal New York Times) finanziò diverse iniziative culturali per valorizzare il patrimonio artistico della sua città, Roma. Una passione, quella per l’arte e per la cultura, che Laura Biagiotti tradusse in molte delle sue creazioni di moda, che le valsero, nel ’95, la nomina di Cavaliere del Lavoro. Un riconoscimento dovuto alla ‘signora in bianco’ per ciò che da sempre ha distinto il suo lavoro nella moda: la cultura e la ricerca, attenta e raffinata, compiuta per ogni sua creazione, dalla scelta dei tessuti alle lavorazioni. Oggi racconteremo l’amore per l’arte della stilista recentemente scomparsa a Roma.

Ambasciatrice del Made in Italy nel mondo, Laura Biagiotti era una personalità poliedrica, appassionata ed estremamente creativa. Signora della moda dallo stile unico, è stata imprenditrice, mecenate e collezionista d’arte, un aspetto, quest’ultimo, che ha caratterizzato molte delle sue creazioni, a cominciare dalla celeberrima linea di profumi Roma che, dai primi anni Novanta in poi, ebbe un incredibile successo in tutte le capitali del mondo. Le boccette dei profumi rievocavano le colonne dei templi romani.

Molte delle creazioni di Laura Biagiotti, dunque, hanno tradotto in moda la passione per la cultura che ha accompagnato da sempre la vita della stilista scomparsa: legatissima alla Città Eterna, ha investito, come mecenate – ‘sfruttando’ la linea di profumi ad essa dedicata – sul patrimonio artistico capitolino: nel ’98, infatti, il marchio Laura Biagiotti Parfums ha finanziato il restauro della Scala Cordonata del Campidoglio e qualche anno dopo ha contribuito al restauro delle fontane di piazza Farnese. Non solo.

La scala Cordonata in una foto di Jean-Pol Grandmont / licenza CC

Alcune collezioni firmate da Laura Biagiotti sono state, come dichiarò a suo tempo la stessa stilista, ispirate ad alcuni artisti italiani: Giacomo Balla, di cui era grande estimatrice, e Antonio Canova e Alberto Burri che, del tutto diversi tra loro, hanno creato un connubio perfetto per la creazione femminile autunno-inverno 2017/2018, l’ultima firmata Laura Biagiotti.

Laura Biagiotti, la collezione ispirata a Giacomo Balla

La collezione primavera-estate 2015 di Laura Biagiotti trae chiara ispirazione dalla pittura di Giacomo Balla, pittore e scultore tra i massimi esponenti del Futurismo italiano. Le linee ampie e allungate, le stampe geometriche e i colori vivaci ne richiamano i dipinti più famosi (come, ad esempio, Disegno per foulard) e rendono gli abiti, impreziositi da frange, perline e pietre preziose, delle vere e proprie opere d’arte.

Laura Biagiotti, la collezione ispirata ad Antonio Canova e ad Alberto Burri

Il connubio eccellente tra arte e moda è perfettamente visibile anche nell’ultima collezione (quella femminile autunno-inverno 2017/2018) presentata a febbraio da Laura Biagiotti. Ispirate all’arte di Burri e di Canova (l’uno esponente della pittura contemporanea italiana, l’altro scultore neoclassico per eccellenza), le creazioni di Laura Biagiotti rappresentano, fuse tra loro, la perfezione di Canova da un lato, e la destrutturazione delle forme di Burri dall’altra. Il risultato sono abiti dai colori naturali – trench di pizzo, collage di velluti e ricami tridimensionali – che richiamano le sculture del maestro veneto in cui non mancano, però, le ‘crepe’ tipiche della pittura di Alberto Burri.

La scelta di quei due artisti, spiegava tempo fa la stessa Biagiotti, è stata fatta ‘perché rappresentano bene la collezione, dove coesistono la destrutturazione tipica delle opere di Burri, come i cretti, e la pulizia di forme e tessuti, che richiama la perfezione delle sculture di Canova’. Un connubio, però, che non vuole tradurre in moda la perfezione delle forme o dei colori, poiché, spiegava ancora la stilista, ‘non è alla perfezione che aspiro né penso debbano farlo le donne. Dobbiamo invece abituarci alle contraddizioni, il dualismo del sé è tipicamente femminile’.

Caterina Padula

Giornalista pubblicista, appassionata di scrittura, mi occupo da anni di approfondimenti culturali e di informazione online. Da sempre lettrice accanita e curiosa, amo la musica, l'arte e tutto ciò che è natura.

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