Laura Mesi, prima sposa single d’Italia: ha sposato se stessa e se ne andrà in viaggio di nozze da sola

Laura Mesi

Laura Mesi alla fine l’ha fatto davvero: si è sposata con se stessa. Con tanto di festa di matrimonio, abito bianco, invitati. E viaggio di nozze. Rigorosamente da sola. Esattamente come in una cerimonia normale solo che, appunto, mancava giusto un piccolo dettaglio: lo sposo. Laura Mesi è la prima sposa single d’Italia.
E se ne vanta anche su Facebook, dove la sua pagina “Laura Mesi Sposa Single” ha conquistato migliaia tra “mi piace” e seguaci.

Laura, 40 anni, istruttrice di fitness a Lissone (provincia di Monza e Brianza) ha mantenuto una promessa fatta tanti anni fa: «Se a 40 anni non ho ancora il fidanzato faccio il matrimonio con me stessa».

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Amici e familiari pensavano a una provocazione. Lei, però, spenta la quarantesima candelina, è passata ai fatti. Si è chiesta se voleva sposarsi, si è risposta di sì e ha organizzato la cerimonia. Con l’abito bianco, il ristorante, i vestiti, i confetti, gli invitati. (Per quanto riguarda la prima notte di nozze, lasciamo a voi ogni immaginazione).

Roba dispendiosa: «Ho speso un po’ più di 10mila euro, pagando tutto di tasca mia. Ho fatto una piccola follia per il vestito e per le fedi, che sono due intrecciate in un unico anello – le sue parole a Repubblica -. Grazie ai regali dei 70 invitati sono riuscita a coprire le spese del pranzo nuziale. Mi sono concessa anche il viaggio di nozze. Il giorno dopo la cerimonia, che si è tenuta in un ristorante di Vimercate, sono partita per Marsa Alam, sempre da sola».

«Sono la prima sposa single d’Italia. Avevo detto a parenti e amici che se entro il quarantesimo compleanno non avessi trovato la mia anima gemella mi sarei sposata da sola. Credo fermamente che ciascuno di noi debba innanzitutto amare se stesso. Si può vivere una fiaba anche senza il principe azzurro. Se un domani troverò un uomo con cui progettare un futuro ne sarò felice, ma la mia felicità non dipenderà da lui».

Il matrimonio, celebrato da un amico che ha indossato una fascia tricolore, non ha ovviamente alcun valore, né legale né religioso. È stato un evento simbolico, che non tutti possono permettersi: «Per portare avanti un progetto del genere servono una certa disponibilità economica, il sostegno di chi si ha intorno e soprattutto un pizzico di follia». Che dire: congratulazioni.

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