Laura Pausini ha appena festeggiato i suoi primi 30 anni di carriera e ha scelto di farlo in grande stile: ha deciso, infatti, di concedersi un triplo concerto in tre Stati diversi. E così è volata a New York, poi a Madrid e infine a Milano nell’arco di sole 24 ore.
“Sono o non sono la cantante più pazza del mondo?”: così ha commentato la stessa Laura Pausini la sua ardua impresa di calcare tre palchi di tre città differenti nell’arco di una giornata in pratica (città tra l’altro appartenenti a tre Paesi e due continenti differenti). Per celebrare i suoi 30 anni di carriera, l’artista si è concessa un triplo live, che l’ha vista esibirsi a New York, Madrid e Milano in sole 24 ore.
La musica ci permette di volare e arrivare in territori inesplorati, ammettiamolo. Ci può condurre con la mente ovunque. Chi non ha mai visitato la capitale inglese ascoltando London Colling dei Clash? Oppure non ha camminato per le strade della “città che non dorme mai”, con New York New York, di Frank Sinatra? Oppure ancora è atterrato nella “città eterna”, Roma, sulle note di In questa città, di Max Pezzali? Ecco, a volte le note, le melodie, le parole di alcuni brani sono come un volo gratis sola andata.
Ma c’è anche chi, grazie alla musica, è riuscito a volare per davvero da una città all’altra, riuscendo a raggiungere un record di ore di viaggio in sole 24 ore: parliamo di Laura Pausini, che ha deciso di festeggiare i suoi 30 anni di carriera passando da New York, a Milano, con tappa intermedia a Madrid. In pratica ha percorso più di 7mila chilometri in un giorno.
I più attenti – e, soprattutto i veri appassionati – ricorderanno che non è la prima volta che un’impresa simile viene compiuta. Ci aveva pensato anche Phil Collins, nel lontano 1985, a sperimentare il brivido del doppio concerto (in due continenti differenti) nell’arco di una sola giornata. Tutto ebbe inizio esattamente il 13 luglio di quell’anno (fattele decine di ore di volo con il caldo estivo). Era in corso la reunion dei Led Zeppelin, che sarebbero tornati per la prima volta a suonare insieme sullo stesso palco dopo cinque anni, cioè dopo la morte di John Bonham (che risale al 1980).
Al suo posto fu invitato appunto (insieme anche a Tony Thompson) Phil Collins, che lo stesso giorno doveva suonare anche a Wembley e che riuscì a portare a termine entrambi i live grazie a un Concorde che lo condusse da Londra a Philadelphia, negli Stati Uniti, per prendere parte al Live Aid, lo storico evento organizzato da Bob Geldof e Midge Ure per aiutare la popolazione etiope nell’ambito della quale la reunion stava avendo luogo.
Alla fine – per onore di cronaca lo specifichiamo – l’idea di aggiungere il leader del Genesis a una band che, di fatto, non era più abituata a suonare insieme, si rivelò un vero e proprio disastro. Collins non riuscì “a beccare a beccare l’intro di Rock And Roll”, cosa che condizionò negativamente tutta la performance, come ha ammesso di recente Jimmy Page, in un’intervista rilasciata al The Times. “Non fu una scelta molto intelligente invitarlo”, ha aggiunto, soprattutto alla luce del fatto che la band in questa formazione inedita riuscì a provare solo un paio di ore prima dello show, che includeva pezzi anche molto complessi, come Whole Lotta Love.
Al netto di ciò, quello che ci interessa è il suo coraggio nel decidere di suonare in Gran Bretagna e negli Stati Uniti nella stessa giornata. Anche se, ci dispiace per lui, Laura Pausini oggi lo ha superato con la sua tripletta.
“Marco se n’è andato e non ritorna più” cantava Laura Pausini esattamente 30 anni fa sul palco dell’Ariston. Quel palco ne consacrò il successo, le permise di vincere tra le nuove proposte prima e di affermarsi come cantante navigata in Italia (e non solo) poi. Sanremo fu per lei una sorta di trampolino di lancio: le diede la spinta per andare avanti, farsi conoscere al grande pubblico, portare la sua musica in giro per il mondo.
Ripensando a quei momenti, a quel periodo storico, a quanto la cantante fosse giovane (all’epoca aveva solo 18 anni), risentir cantare “Marco se n’è andato e non ritorna più” oggi, sul palco dell’Apollo Theater di New York fa venire i brividi. Sì, perché la strada da Sanremo agli USA è stata davvero lunga e non è stata tutta dritta, come molti pensano. Ci sono state interruzioni, ostacoli da superare, salite ripidissime. L’ultima è stata recentissima.
Come ha raccontato lei stessa: “Negli ultimi due anni non ho fatto altro che piangere. Dopo il Golden Globe vinto nel 2021 con Io sì (Seen) pensavo fosse finito tutto. Menomale che non ho preso l’Oscar: “Cosa c’è dopo?”, mi domandavo. Vinse H.E.R. e io sorrisi. Diane Warren mi diede una gomitata e mi sussurrò: “Non c’è niente da ridere”. Non poteva capire. Questa maratona è un regalo che ho voluto fare a me stessa”.
Sì, perché quello che ha reso così amata e celebre la Pausini non solo in Italia, ma anche in Spagna, Portogallo, negli Stati Uniti, nel Sud America e chi più ne ha più ne metta, è stata proprio la sua capacità di rialzarsi dopo ogni caduta. Ricordiamoci sempre che gli artisti sono in primis esseri umani e hanno esattamente le stesse fragilità che abbiamo noi. Punto.
E così oggi la cantante ha voluto celebrare i suoi 30 anni di carriera in gran stile. Per i 20 aveva scelto una celebrazione decisamente più sobria: nel 2013 – il 12 novembre precisamente – aveva pubblicato una raccolta intitolata 20 – The Greatest Hits, composto da 2 CD e contente sia brani inediti, che brani famosi rivisitati (alcuni vedevano la collaborazione con altri artisti), rimasterizzati, registrati live.
Oggi, a distanza di altri dieci anni – con nel mezzo un Golden Globe vinto, tra le altre cose – ha deciso di fare di più. “Voi avete fatto molte pazzie per me, questa volta ho voluto fare io una pazzia per voi”, così ha parlato la Pausini sul palco di Madrid, quello della sua tappa intermedia. Sia chiaro: ogni città l’ha vista riprodurre i brani di un decennio diverso, che ha affrontato con addosso una “coperta di linus”: trattasi di una giacca blu – ricreata appositamente per l’occasione da Armani – praticamente identica a quella che indossò sul palco dell’Ariston nella notte tra il 27 e il 28 febbraio del 1993, in cui vinse.
Sia chiaro: in ogni location la Pausini ha deciso di riproporre i brani che hanno segnato ogni decade della sua carriera. E così a New York, allo scoccare della mezzanotte di lunedì in Italia, ha cantato dal vivo le canzoni con cui ha mosso i primi passi nel mondo della musica, come “Strani amori”, “Le cose che vivi”, “Tra te e il mare”. Come ha poi ammesso: “L’America mi permette di cantare nelle cinque lingue che ho imparato grazie ai miei viaggi e al mio lavoro, a New York da sempre trovo un pubblico multi etnico che mi permette idealmente di salutare tutti gli Stati americani del nord e del sud”.
Poi subito è partita alla volta di Madrid. Destinazione: Music Station, di cui ha calcato il palco alle 14 del giorno dopo. Qui ha cantato invece i successi che hanno segnato l’arrivo del nuovo millennio, come “E ritorno da te”, “Resta in ascolto” e “Vivimi”. Come la Pausini ha dichiarato: “Quando vengo in Spagna mi sento come a casa, non vorrei mai andare via”. In effetti il Paese l’ha accolta in più vesti: qui ha anche preso parte a The Voice Spain e XFactor Spain ad esempio. E qui è talmente tanto amata che al suo concerto hanno voluto prendere parte anche diversi rappresentanti di ambasciata, consolato e Istituto italiano di Cultura a Madrid.
Infine via verso Milano: il Teatro Carcano è stata l’ultima tappa del suo tour de force. Qui ha riproposto i brani che ne hanno confermato il successo negli ultimi dieci anni e poi ha fatto una sorpresa al suo pubblico: ha cantato in anteprima il suo nuovo singolo, Un buon inizio, scritto da Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari, che uscirà ufficialmente il 10 marzo e che anticiperà il suo nuovo album, che le permetterà di ritornare nel mondo discografico dopo una pausa lunga cinque anni (non era mai accaduto che ci fosse uno stop così lungo in 30 anni).
Concludiamo riportando le parole di Laura Pausini: “Volevo festeggiare in un modo nuovo, cercando di raggiungere io le persone che di solito raggiungono me. Ho verificato tante possibilità di città nel mondo, ma ci tenevo a festeggiare in 24 ore e quando ho capito che sarei riuscita a concretizzarlo partendo da New York, poi andando a Madrid e atterrando a Milano, ho capito che tutto aveva un senso”.
Non ci resta che aspettare i suoi concerti estivi: quelli del 30 giugno, 1 e 2 luglio in Piazza San Marco a Venezia e quelli del 21 e 22 luglio nella Plaza de Espana di Siviglia, che costituiranno un’anteprima del tour mondiale dell’artista.
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