Ben lungi da essere una semplice mania degli ambientalisti più ortodossi, le lavatrici a pedali sono una delle scommesse del futuro da parte dell’imprenditoria del settore, tanto che persino multinazionali come la Electrolux sponsorizzano la progettazione di prototipi riguardanti ad esempio le cosiddette Bike Washing Machine, o più semplicemente BWM. Il motivo è presto detto: oltre che risparmiare sulla bolletta elettrica, le lavatrici a pedali consentono di raggiungere standard elevati di efficienza energetica soprattutto in contesti caratterizzati da scarsità di bacini idrici, come talune zone rurali a rischio desertificazione, oppure metropoli di Paesi come l’India ad esempio, funestati da continui blackout elettrici. Per questo motivo big del settore come semplici designer si sfidano nell’ideazione del miglior prototipo possibile di questi macchinari, che sfruttano l’energia cinetica umana coniugando risparmio energetico e rispetto per l’ambiente.
Non è un caso che queste lavatrici a pedali siano nate nei Paesi emergenti, come la BWM ideata dallo studente cinese Li Huan e dai suoi colleghi designers della Dalian Nationalities University, dando vita ad una cyclette a trazione umana che lava i panni con una semplice pedalata di 20 minuti, avendo una ruota anteriore che funge da cestello. Questa particolare lavatrice, all’avanguardia dal punto di vista dell’estetica, consente inoltre di caricare una batteria ed avere dunque anche una scorta di energia. Ma non si tratta dell’unico prototipo in giro: una ricercatrice slovacca di nome Barbora Bobolova ha ideato qualcosa di simile, la BIWA, una bici con cestello da lavatrice incorporata che presenta un solo dubbio ecologico, ovvero la necessità di cambiare l’acqua sporca con dell’altra pulita dopo due miglia di tragitto, acqua che non si può certo disperdere nell’ambiente. È ovvio inoltre che per essere davvero a impatto zero, queste lavatrici a pedali devono utilizzare anche detersivi eco-friendly.
Tra i Paesi impegnati nel dare vita alla propria lavatrice a pedali non poteva mancare l’India, una delle nazioni maggiormente alle prese con problemi energetici: un vero caso mediatico è nato con questo prototipo anche perché la sua ideatrice è una ragazzina di 14 anni, costretta ad occuparsi della casa dopo che i suoi genitori si sono ammalati. La sua intuizione è poi diventata realtà grazie ad una piccola officina locale. Ma sono davvero numerosi i progetti sulla scia di quelli fin qui indicati, che vedono coinvolti anche tapis roulant e sistemi più complessi che prevedono anche l’utilizzo di pannelli solari come accumulatori. Il futuro sembra già scritto, e soprattutto nei Paesi emergenti e nelle zone più povere del pianeta si avverte la necessità di produrre in casa l’energia domestica, e il mercato si adegua: in commercio è già possibile trovare Drumi, una macchina che si aziona premendo semplicemente il piede su una leva che ‘accende’ il cestello permettendo il lavaggio della biancheria. Il primo passo di una nuova realtà in cui sarà impossibile scindere la produzione energetica da un’efficienza in grado di incidere positivamente sull’ambiente.
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