Nei giorni scorsi la Guardia di Finanza del comando provinciale di Vicenza ha scoperto 8 lavoratori di origine indiana presso un vigneto di Montebello Vicentino. I dipendenti erano senza un regolare contratto di lavoro e uno di questi sprovvisto di permesso di soggiorno durante il periodo di vendemmia.
E’ stato denunciato e sanzionato salatamente l’imprenditore agricolo del vicentino da parte delle Autorità giudiziarie per aver violato il lavoro subordinato a tempo determinato e indeterminato contenuta nel Testo Unico sull’Immigrazione.
Le sanzioni
La Guardia di Finanza di Arzignano, nel vicentino, ha scoperto 8 braccianti di nazionalità indiana lavorare senza regolare contratto di lavoro e uno di loro richiedente asilo politico.
Quest’ultimo è stato assunto dal titolare dell’azienda dopo solo poco più di un mese dalla presentazione dell’istanza di protezione internazionale alla Questura di Verona, anziché dei due mesi previsti dalla legge.
All’imprenditore agricolo, pertanto, è scattata una maxi sanzione per aver favorito lavoro in nero, che va da un minimo di 12.600 euro fino ad un massimo di 75.600 euro; inoltre, una sanzione amministrativa che va da un minimo di 4.320 euro per un tetto massimo di 12.960 euro per essersi avvalso del sostegno di un richiedente asilo durante il periodo di raccolta dell’uva.
La vendemmia in nero
I militari della Guardia di Finanza in collaborazione con l’ispettorato del lavoro, dopo una scrupolosa indagine sul lavoro irregolare ha sanzionato per oltre 90 mila euro un imprenditore agricolo nel vicentino.
Per il proprietario dell’azienda vinicola i funzionari dell’ispettorato di Vicenza hanno emesso la sospensione della sua attività. Un lavoro abbastanza complesso che ha condotto gli uomini delle forze dell’ordine a svolgere nel migliore dei modi le indagini condotte in collaborazione con il personale dell’ispettorato al lavoro.
Una inchiesta che ancora una volta vede come protagonista lo sfruttamento manuale e che non tutela i giusti diritti dei lavoratori onesti. Purtroppo in Italia, il lavoro in nero è una pratica molto diffusa.
Si stima, infatti, dall’ultima indagine condotta dal direttore dell’Ispettorato Nazionale Bruno Giordano e pubblicata il 7 maggio di quest’anno, vale circa 4,7 % del prodotto interno lordo, una somma di almeno 76 miliardi di euro.
Il maggior numero di dipendenti dal lavoro sommerso è soprattutto nelle regioni meridionali; la Calabria detiene il numero con l’incidenza maggiore, seguita da Campania, Sicilia, Puglia e Abruzzo.
Sono almeno 3,2 milioni i lavoratori irregolari e gli operatori abusivi. Una bella porzione che stimata in euro vale più di 200 miliardi, il 12,6% del valore aggiunto. Una irregolarità che quotidianamente le forze gialle cercano di contrastare.