La Cgia ha reso pubblici i dati sul lavoro dell’anno scorso, riferendo che gli autonomi sono stati più poveri dei dipendenti.
La buona notizia è che gli occupati sono aumentati.
Secondo i dati di Cgia il rischio povertà durante l’anno scorso è stato superiore nei nuclei familiari che hanno un reddito principale proveniente da lavoro autonomo.
Invece chi vive con uno o più stipendi fissi e quindi da dipendente, ha vissuto una situazione migliore.
Questo quanto emerge dagli studi effettuati in base ai dati Istat che sono stati formulati in seguito a un’indagine a campione che ha portato alla luce dei numeri preoccupanti.
Per quanto riguarda il rischio povertà o esclusione sociale, le famiglie con reddito da lavoro dipendente erano il 18% e quelle con reddito principale da lavoro autonomo il 22,4%.
L’incidenza è scesa in entrambe le categorie rispetto alle indagini condotte nell’anno precedente, invece si è verificato un aumento della marginalità economica nelle famiglie che vivono con la pensione, infatti l’incidenza è del 33,9%.
Un dato positivo è quello degli occupati, fattore in forte calo durante la pandemia ma ora che il periodo emergenziale più grave sembra finalmente alle spalle, tornano i posti di lavoro e si recupera.
La Cgia ha rivelato come il numero dei dipendenti sia aumentato arrivando a 18 milioni, invece gli autonomi sono calati poiché se prima della pandemia superavano i 5 milioni ora arrivano appena a questa cifra.
Tasto dolente quello dei contratti di lavoro, infatti sebbene nel 2021 come abbiamo visto ci siano stati più occupati rispetto al periodo prima della pandemia, non tutti possono beneficiare di un contratto a tempo indeterminato, al contrario sono aumentati i contratti a termine.
In merito a questo studio la Cgia ha rilasciato una nota dove conferma che i nuclei familiari che vivono con il reddito da lavoro dipendente, hanno meno possibilità di incorrere nel rischio povertà che invece interessa di più i lavoratori autonomi.
Questa ricerca testimonia come quello che viene definito il popolo delle partite Iva abbia meno sicurezze e molte più difficoltà economiche rispetto ai dipendenti.
Parliamo di liberi professionisti ma anche artigiani e commercianti.
Dopo l’emergenza sanitaria il problema è ancora più evidente ed è stato accentuato anche da provvedimenti come la limitazione della mobilità e le varie chiusure dovute al decreto.
In questo quadro, botteghe e negozi hanno dovuto chiudere i battenti, specialmente le piccole realtà di paese.
Per le maestranze che lavorano nei grandi complessi industriali è stato ugualmente un periodo duro ma in questo caso sono accorsi in aiuto gli ammortizzatori sociali che hanno un po’ attutito il colpo.
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