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Categories: Economia

Lavoro in Germania per italiani: alcuni miti da sfatare

La crisi economica in cui l’Italia è impantanata da anni ha fatto spolverare la valigia agli italiani di tutte le età, sempre più propensi a lasciare la madrepatria alla ricerca di un lavoro e di una vita più dignitosa all’estero. La Germania, proprio come negli anni ’70 e ’80, torna a rappresentare la meta prediletta da molti connazionali, così vicina (geograficamente) eppure così lontana per vivacità del mercato del lavoro e rispetto nei confronti delle professionalità. Ma è davvero tutto oro quello che arriva da Berlino e dintorni oppure è solo la favola che ci raccontiamo per rendere più piacevole il classico salto nel buio?

La locomotiva d’Europa attira sempre più grazie alla sua immagine di Paese stimolante, a dimensione d’uomo e con un mercato del lavoro in apparenza ingordo di professionisti di tutte le età. La verità, però, è che questa fotografia si nutre anche di molti falsi miti che spesso causano il rientro in Italia dopo pochi deludenti mesi di tentativi ed esperimenti. Per evitare di partire alla cieca e spendere i propri risparmi in un buco nell’acqua è meglio tenere sempre a mente alcuni punti fondamentali.

Costo della vita

Ci dicono sempre che in Germania il costo della vita è molto più basso rispetto all’Italia, ma si tratta di una generalizzazione che lascia il tempo che trova. Innanzitutto il costo dei prodotti, l’affitto e i divertimenti vanno sempre rapportati allo stipendio medio di un Paese, ma la cosa più importante è riconoscere le diversità di trattamento nelle diverse aree di un Paese. In Italia il costo della vita di Milano è lo stesso di Napoli? No, le differenze sono spesso sostanziali. Così accade anche in Germania, con centri dove oggettivamente si vive bene anche con poco (Berlino è un esempio) e altri dove tutto si paga come o più che da noi (Monaco o Colonia per citarne due).

Mercato del lavoro

Anche qui il pensiero comune è che chiunque vada in Germania riuscirà a trovare lavoro in due giorni con un lauto stipendio e bonus adeguati alle performance. La verità, però, è che la crescita del Paese a cavallo tra 2012 e 2013 ha fatto segnare i primi rallentamenti, segno che la capacità di assorbire manodopera dall’estero sta raggiungendo il punto di saturazione. Dire che in Germania trovare lavoro è un gioco da ragazzi, per chi ha merito e professionalità, è una pericolosa sciocchezza. Come in Italia e, anzi, più che da noi il percorso è sempre irto di ostacoli. La ricerca di un lavoro dipende dal tipo di laurea (ingegneri e web developer vanno per la maggiore) ma anche dal curriculum e dalle esperienze della singola persona, dalla sua età e aspettative, dalla capacità di adattarsi nei primi momenti e dalla classica buona dose di fortuna che condiziona la vita di tutti.

Conoscenza della lingua

In Germania non c’è bisogno di conoscere il tedesco perché tanto tutti studiano e parlano l’inglese. Questo è un altro luogo comune che si scontra con la realtà. Sia ben chiaro, senza conoscere né l’inglese né il tedesco è meglio che non vi muoviate da casa perché trovare un lavoro sarà impossibile (persino da cameriere o lavapiatti). E’ vero che nelle aziende tedesche quasi tutti conscono l’inglese ma, a meno che non si tratti di una multinazionale, la lingua comune nei corridoi è pur sempre quella nazionale. Il che significa che integrarsi senza conoscere il tedesco è molto difficile, a maggior ragione se non si vive in una grande città ma in un piccolo centro. Considerato che si tratta di una lingua piuttosto complessa, è facile comprendere come ci vorranno anni prima di riuscire a raggiungere un livello da working proficiency.

In conclusione vale la pena ripartire da zero e trasferirsi in Germania? Il buon senso impone che, a meno che non vi troviate in situazione particolare (disoccupati, neolaureati pronti a tutto o single senza legami), la cosa migliore è iniziare a sondare il terreno già dall’Italia, prendendo contatti con le aziende e le agenzie di collocamento. Al tempo stesso è bene iniziare a studiare un po’ la lingua e tutto quel che riguarda l’ambito professionale (norme sul lavoro, sulle tasse) e sociale (stili di vita) per arrivare all’appuntamento con la Germania e il popolo tedesco preparati. Prepararsi una strada in discesa prima di partire, spendendo qualche mese a creare una rete e a mettere a punto un piano B. Perché la Germania è la terra promessa per molti ma non per tutti.

Giorgio Rini

Giorgio Rini è stato collaboratore di Nanopress dal 2014 al 2017, occupandosi principalmente di politica, cronaca e spettacoli.

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