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Lavoro: l’occupazione torna a livello pre-crisi

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Vi presentiamo alcuni dati rilasciati dall’Osservatorio statistico dei Consulenti del Lavoro in occasione del Festival del Lavoro 2018, la manifestazione che si è tenuta al MiCo, Milano Congressi, dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro e dalla Fondazione Studi, che si è conclusa sabato 30 giugno. Il dato che risalta è che l’occupazione in Italia ha raggiunto i livelli pre-crisi, ossia il numero degli occupati è tornato a quello di 10 anni fa, prima della crisi economica e finanziaria che ha colpito il nostro Paese. Gli occupati sono circa 23 milioni nel 2017, così come nel 2008.

Secondo l’indagine ‘I 23 milioni di occupati prima e dopo la crisi, le modifiche della struttura occupazionale in Italia’, presentata dall’Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro, l’aumento degli occupati adulti è dovuto principalmente dal blocco del turn-over nella pubblica amministrazione e dal graduale e continuo aumento dell’età pensionabile dovuto alle ultime riforme sulla previdenza.

Ciò che invece appare cambiata è la struttura dell’occupazione. La crisi ha colpito soprattutto le giovani generazioni di lavoratori: i lavoratori con meno di 45 anni sono diminuiti di 2,9 milioni a fronte di un aumento degli occupati con più di 44 anni di 2,8 milioni. La diminuzione più alta interessa i lavoratori tra i 25 e i 34 anni (-1,4 milioni), mentre crescono di oltre 1,8 milioni gli occupati con più di 54 anni.

Ma il lavoro in Italia è cambiato di molto in questi ultimi 10 anni, soprattutto per quanto riguarda i tipi di contratto usati e l’orario di lavoro, quindi le forme di lavoro flessibili, particolare che ha generato una perdita di circa 67 mila posti.

Sebbene i lavoratori a tempo indeterminato siano rimasti stabili (+0,2%), sono i lavoratori a tempo determinato a far registrare un aumento di 438mila unità (+19,2%), passando dai 2,2 del 2008 ai 2,7 milioni del 2017; mentre i lavoratori automi perdono circa 535 mila unità (-9,1%).

Il dato da sottolineare maggiormente è l’aumento dei contratti di lavoro part-time, che sono passati dai 2,5 milioni del 2008 ai 3,5 milioni del 2017, con un +81% tra quelli con età compresa tra i 45 e i 64 anni. Il part-time involontario, poi che genera ‘sottoccupati involontari’ è cresciuto dal 41% del 2008 al 63% del 2017. Di conseguenza vediamo un aumento dei ‘working poor’, i ‘nuovi poveri’ che, pur lavorando, non riescono a provvedere ai bisogni di base per una vita dignitosa.

In collaborazione con AdnKronos

Kati Irrente

Giornalista per vocazione, scrivo per il web dal 2008. Mi occupo di cronaca italiana ed estera, politica e costume. Naturopata appassionata del vivere green e della buona cucina, divido il tempo libero tra musica, cinema e fumetti d'autore.

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