Reazioni bipartisan positive all’iniziativa della provincia di Treviso. La proposta dovrà ora passare al vaglio del legislatore. Rischia l’incostituzionalità.
L’obiettivo è il contrasto alla denatalità e al calo demografico. A beneficiarne anche l’avvicinamento alla parità di genere sul mondo del lavoro.
Bandi pubblici in cui le donne in gravidanza hanno un “titolo di preferenza” sugli altri candidati ai fini dell’assunzione, a parità di punteggio. A annunciarne l’intenzione nei concorsi di propria competenza è stata la provincia di Treviso, attraverso il suo presidente Stefano Marcon, il leghista che è anche il sindaco di Castelfranco Veneto.
Un totale stravolgimento, quindi, rispetto al solito in cui non di rado in Italia le donne sono costrette a subire trattamenti differenziati e peggiorativi che le danneggiano quando, incinte, cercano lavoro. L’obiettivo è favorire, non scoraggiare o direttamente ostacolare le donne che si presentano al colloquio in stato interessante. Nelle intenzioni l’idea è la creazione di uno strumento che contrasti la denatalità e il conseguente calo della popolazione di cui il Paese soffre ormai da anni. Inoltre, a giovarne sarebbe anche la parità di genere che verrebbe così avvicinata.
“Già oggi, nei concorsi pubblici, è possibile prevedere titoli di preferenza se due concorrenti arrivano a pari merito. Tra questi titoli inseriremo anche quello delle donne incinte – ha spiegato Marcon –. Se poi la legge ce lo consentirà, estenderemo questa opportunità ben oltre il pari merito.” E già altri colleghi del sindaco hanno fatto sapere di essere interessati a fare altrettanto.
L’iniziativa ha un chiaro messaggio politico e è stata letta da alcuni anche come una provocazione a chi parla di occupazione femminile, spesso senza incidere concretamente con misure reali volte a favorirla.
“L’incentivo alla natalità si può fare in tanti modi, dobbiamo aumentare l’assegno unico e sostenere i nidi, ma è importante anche dare altri segnali di supporto alle famiglie. Dato che sentiamo la responsabilità di essere la seconda Provincia in Italia dove le donne vivono meglio allora dico: osiamo di più, inserendo questo titolo di preferenza nei concorsi. Se inizia il pubblico, potrebbe innescare un circolo virtuoso anche fuori dal nostro contesto“, ha sottolineato Marcon.
“Ben venga una misura che dia il segno di un cambiamento di rotta”, ha commentato la sindaca di Casale sul Sile Stefania Golisciani, un Comune sempre in provincia di Treviso governato dalla prima cittadina di una lista civica. “Se vivessimo in un mondo perfetto non sarei favorevole a misure che tutelano le donne, tanto meno in gravidanza e lo dico da mamma di un bambino di 20 mesi”, ha detto la sindaca, sottolineando come a suo parere, in questo momento storico, ci siano delle storture culturali per cui le donne sono discriminate se in attesa di un figlio.
Reazione positiva anche da parte della sindaca Cristina Andretta di Vedelago (Trevisto), a sua volta della Lega. “Vedo in modo positivo qualsiasi cosa che favorisca le donne”, ha detto Andretta, sottolineando che se le donne in gravidanza partecipano ai concorsi, è probabile che siano anche disoccupate.
Anche la Diocesi della città plaude all’iniziativa, sottolineando l’apporto positivo e di valore aggiunto delle madri nel lavoro e anche come ci sia “bisogno di più donne nel mondo del lavoro per qualificare il lavoro stesso.”
La proposta, per poter essere operativa, dovrà però passare al vaglio del legislatore, come sottolineato dalle parole del sindaco Marcon. Potrebbe infatti rischiare di presentare un profilo di incostituzionalità e quindi questo aspetto andrà chiarito.
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