Dopo la visita della presidente di Taiwan Tsai negli Usa dove, nonostante le avvisaglie e avvertimenti cinesi, ha incontrato lo speaker della Camera McCharty, sollevando l’ira di Pechino, le autorità cinesi hanno iniziato esercitazioni militari che hanno simulato la conquista dell’isola. La tensione è palpabile e gli Usa stanno monitorando la situazione minuziosamente.
I rapporti diplomatici tra Stati Uniti e Cina sono andati incontro a un repentino peggioramento, dopo la visita di Nancy Pelosi lo scorso agosto a Taipei che ha portato a legami e collaborazione più stretta le due Nazioni, alzando il malcontento di Pechino, che ritiene il territorio una provincia ribelle alla quale è stata concessa autonomia, nonostante sia considerata parte integrante della sovranità territoriale cinese.
Le autorità cinesi hanno precisato che l’indipendenza e la stabilità di Taiwan si: “escludono a vicenda” e questo dopo aver concluso tre giorni di esercitazioni come contro mossa alla presa di posizione della leader taiwanese Tsai negli Stati Uniti.
Lunedì 10 aprile il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin ha riferito: “Se vogliamo proteggere la pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan, dobbiamo opporci fermamente a qualsiasi forma di separatismo indipendentista di Taiwan”.
Le simulazioni attuate da Pechino hanno riprodotto l’accerchiamento dell’isola e moltissimi aerei hanno praticato un blocco aereo.
Il Comando orientale dell’esercito cinese ha precisato in una nota che l’esercitazione: “ha testato in modo completo la capacità di combattimento congiunto integrato di più rami militari in condizioni di combattimento reali”.
Shi Yi, portavoce dell’Eastern Theatre Command, ha spiegato che le forze militari cinesi sono pronte a reprimere qualsiasi “indipendenza di Taiwan e di interferenza sstraniera”
Le autorità di Taiwan hanno dichiarato che sono stati rilevati 70 aerei militari cinesi e undici navi intorno all’isola.
Il ministero della Difesa di Pechino ha spiegato che 35 velivoli hanno attraversato la linea mediana dello stretto di Taiwan, che nonostante non sia un confine ufficiale, è diventato nel tempo una divisione concreta tra le due sponde.
L’ esercito cinese ha spiegato: “Gli aerei da combattimento cinesi hanno effettuato attacchi simulati vicino all’isola autogovernata durante le esercitazioni, che includevano la portaerei Shandong”.
L’Eastern Theater Command ha aggiunto che: “Molteplici lotti di caccia H-6K che trasportavano munizioni vere… hanno effettuato molteplici ondate di attacchi simulati su obiettivi importanti sull’isola di Taiwan“.
Sono stati attuati anche simulazioni chiamate Joint Sword che in sostanza testano l’accerchiamento e il blocco di Taiwan.
Le autorità di Taiwan hanno criticato duramente le esercitazioni svolte dalla Cina e anche gli Stati Uniti hanno chiesto moderazione e calma a Pechino.
Anche il Giappone ha precisato che ha fatto decollare i propri jet, dopo aver osservato le manovre lanciate dalla Cina.
Lo Stato maggiore giapponese ha affermato, lunedì 10 aprile, che molte navi tra cui la Shandong si sono avvicinate all’isola di Miyako da venerdi.
La nota riporta che: “Le navi sono state avvistate da 230 a 430 km (da 140 a 270 miglia) a sud dell’isola giapponese. Abbiamo confermato circa 120 atterraggi e partenze sulla portaerei Shandong della classe Kuznetsov della marina cinese, 80 volte con aerei da combattimento e 40 volte con elicotteri“.
Già nei giorni scorsi il governo nipponico ha precisato che le esercitazioni sono state osservate molto attentamente e il segretario capo di gabinetto Hirokazu Matsuno ha dichiarato che: “la pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan sono importanti per la sicurezza sia del Giappone che della comunità internazionale.”
Il governo delle Filippine ha concesso agli Stati Uniti diverse basi per poter monitorare la situazione tra Cina e Taiwan, ma ha precisato anche che non sarà permessa: “alcuna azione offensiva venga lanciata dalle basi che ha aperto alle forze statunitensi.”
Anche il presidente Ferdinand Marcos ha dichiarato: “Non permetteremo che le nostre basi vengano utilizzate per azioni offensive”.
Precisando che la sua concessione di lasciar utilizzare le proprie basi alle truppe Usa: “ha solo lo scopo di aiutare le Filippine ogni volta che abbiamo bisogno di aiuto”.
Taiwan è una democrazia parlamentare il cui status contestato proviene dal conflitto cinese del 1927-49, è riconosciuta ufficialmente da pochissimi Paesi. Gli Stati Uniti non riconoscono ufficialmente Taiwan ma non approvano l’imposizione cinese e da anni sostengono la difesa di Taipei.
Il Dipartimento di Stato Usa ha riferito domenica che: “in qualcosa che non è o usarla come pretesto per reagire in modo eccessivo”.
La marina Usa ha riferito di aver navigato con la USS Milius ovvero un cacciatorpediniere con portata missilistica guidata nel Mar Cinese Meridionale per far presente e rivendicare la “libertà di navigazione nella via d’acqua strategica. L’operazione ha sostenuto i diritti, le libertà e gli usi legali del mare in conformità con il diritto internazionale”.
Pechino rivendica il 90% del corso d’acqua e sostiene che il passaggio sia illegale.
Anche il Cremlino ha espresso la sua opinione in merito alle esercitazioni della Cina e ha precisato che è un “diritto sovrano” quello di rispondere a ciò che le autorità ha descritto come: “atti provocatori“.
Peskov ha sottolineato che: “Abbiamo assistito a molteplici atti di carattere provocatorio nei confronti della Repubblica popolare cinese”
Sostenendo inoltre che: “La Cina ha il diritto sovrano di rispondere a questi atti provocatori, anche con manovre militari, in stretta conformità con il diritto internazionale”.
La situazione tra Cina e Taiwan è molto tesa e le affermazioni che sono emerse da Pechino hanno chiaramente sottolineato la posizione autoritaria nei confronti di Taipei che, nonostante sostenga in maniera decisa la propria indipendenza, teme profondamente di vedere minata la propria democrazia e di perdere la propria autonomia.
La visita di Tsai negli Usa ha sollevato molta tensione che ha scatenato una risposta impostante del presidente Xi Jinping, che dopo aver stretto un legame ancora più profondo con Mosca si è anche avvicinato di recente alle autorità iraniane, cercando avviare un processo che tende a opporsi alle nazioni occidentali e, soprattutto, agli Stati Uniti con i quali i rapporti diplomatici sono andati incontro a un deterioramento, che ha visto numerosi episodi come quello del pallone spia cinese che ha aggiunto ulteriore nervisosmo.
Taiwan è diventata una questione importante e primaria per il governo in Cina, che non ha intenzione di tralasciare e ora ha deciso di farlo presente più che mai per contrapporsi alla potenza statunitense che si insinua in una questione privata.
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