Gli ultrà della Lazio si esibiscono in un nuovo insopportabile show: presso la curva Nord dello stadio Olimpico di Roma, in occasione della sfida dei biancocelesti contro il Milan, si è infatti vista una maglietta con il nome di Seedorf che è stata “crocifissa” a una rudimentale croce di metallo. Durante tutto il match il tecnico rossonero è stato beccato con cori e insulti – tra i più leggeri “Seedorf boia” – per quella che si può definire una ferita ancora aperta per il tifo organizzato della Capitale. L’olandese aveva infatti rifiutato di indossare il lutto al braccio in seguito alla notizia della morte di Gabriele Sandri nel 2007, quando Seedorf era ancora un giocatore. Inoltre, non sono mancati gli insulti a Lotito, ormai un leitmotiv.
È comparsa durante l’intervallo la croce metallica con la maglietta di Seedorf infilata: esposta durante la pausa tra il primo e il secondo tempo, si è offerta alla visione di tutti gli spettatori e di certo anche dei giocatori che si stavano riscaldando in campo. Purtroppo sembra quasi sia cosa da poco visto che gli ultrà ci hanno abituato a ben di peggio, ma proprio questa considerazione di media gravità è sintomatica della situazione insostenibile che si respira in determinate curve schierate non solo politicamente ma anche ideologicamente verso pericolosi estremismi. E il tifo organizzato (tifo?) della Lazio è uno degli esempi più classici.
Ormai Lotito viene insultato e contestato a ogni partita, ma spesso e volentieri vengono presi di mira giocatori soprattutto stranieri e soprattutto provenienti da determinati paesi. Nel caso di Seedorf, però, il colore della pelle non è la motivazione o quantomeno non è la principale perché la protesta è stata determinata da un suo gesto addirittura del 2007, quando ancora era in attività ed era una colonna del Milan. Proprio in occasione della scomparsa del tifoso Gabriele Sandri, ucciso in circostanze drammatiche in un autogrill dall’agente della polizia stradale Luigi Spaccarotella, l’olandese si era rifiutato di indossare il lutto al braccio.
Era l’11 novembre del 2007 e Seedorf motivò quella scelta affermando – a fine gara – di non aver indossato la fascia nemmeno in occasione della scomparsa del fratello del compagno di squadra Kaladze, perché, sostanzialmente, non era giustificabile il lutto per una persona che non si conosceva e della quale non era chiaro il perché della morte. “Non è stata mancanza di rispetto – ha commentato Clarence – perché quando scendemmo in campo non si sapeva nulla, non si sapeva chi fosse la vittima e che cosa fosse accaduto. E se fosse stato un mafioso?“.
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