Tra le dieci città più pericolose al mondo c’è anche Napoli. A dirlo sarebbe una classifica del Sun che ha inserito il capoluogo partenopeo in una lista dei luoghi più pericolosi al mondo, stilata dalla versione online del tabloid. Nella classifica Napoli è indicata come la città più pericolosa dell’Europa occidentale, mentre Kiev (Ucraina) lo è per l’Europa orientale. A seguire troviamo in America Latina Caracas (Venezuela) e San Pedro Sula (Honduras); in Nord America St Louis (USA); in Russia e Asia Centrale Grozny (Cecenia); in Medio Oriente e Africa Raqqa (Siria) e Mogadiscio (Somalia); nel Subcontinente indiano Karachi (Pakistan); nel Sud Est asiatico Manila (Filippine); in Australia e Nuova Zelanda Perth (Australia). Si tratta però di una lista basata su valori decisi dal tabloid: nella classifica dell’Istituto Igarapé, citata dall’Economist, non c’è una sola città italiana tra le prime 100.
I parametri usati dal Sun per la sua personale classifica (che trovate qui) sono diversi e variano dallo spaccio di droga al tasso di omicidi. Nello spiegare la scelta di Napoli come città tra le più pericolose al mondo, il tabloid scrive che “gli omicidi di mafia, nota localmente come Camorra, sono la prassi” e che la Camorra è “diversa dagli altri famosi clan della mafia, Cosa Nostra in Sicilia e la ‘Ndrangheta in Calabria, perché non è un’organizzazione gerarchica“, ma “un insieme di bande connesse conosciute come O’sistema“, che fa soldi col traffico di droga.
Nel pezzo si cita anche la nuova ondata di violenza con protagonisti le “baby gang”, nota da noi come la “paranza dei bambini“. La conclusione del pezzo è che Napoli è vista anche in Italia come un inferno tanto che “andare all’inferno si dice “va’ fa Napoli” (sic.), cioè “andare a Napoli“.
Dimenticando la chiusura del pezzo con un’espressione gergale che non esiste e che, nel migliore dei casi, rimanda a stereotipi che sono stati abbandonati anche dai più fervidi secessionisti padani (si spera), il paragone con città dove è in corso una guerra devastante come Raqqa, stretta tra Isis e Assad, o la Cecenia dove esisterebbero campi di rieducazione per i gay (il leader ceceno Razman Kadyrov ha dichiarato che “i gay non esistono in Cecenia, è geneticamente impossibile che un ceceno possa essere gay” e solo due giorni fa ha rincarato la dose dicendo in un’intervista con la Hbo che i gay sono “non-persone“), è quanto meno fuorviante.
Questo non vuol dire che gli omicidi di camorra non esistano più o che Napoli non abbia i suoi problemi (come dimostra anche l’ultima emergenza incendi), ma la scelta del Sun sembra nutrita da stereotipi e paure irrazionali più che da dati scientifici.
Chi li ha analizzati davvero è invece l’Igarapé Institute, un think-tank brasiliano citato dall’Economist (qui il link), che ha messo a confronto i numeri della violenza nelle città del mondo e ha stabilito che è l’America Latina la zona più pericolosa del mondo, anche rispetto a zone di guerra: 43 città sulle prime 50 della loro classifica sono latinoamericane e non c’è nessuna città italiana tra le prime cento.