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Le 5 regole di Google per le intelligenze artificiali

Google fissa le 5 regole per l’intelligenza artificiale. Chris Olah di Google Research ha infatti pubblicato un articolo sul blog ufficiale in cui stila cinque regole per uno sviluppo consapevole e sicuro delle AI, rifacendosi a un report redatto da Google con OpenAI, Stanford e Berkeley dal titolo “Concrete Problems in AI Safety”. Quali sono i cinque espedienti? Il primo è evitare effetti collaterali negativi andando a non creare disturbo all’ambiente circostante; il secondo è evitare il “Reward Hacking” completando i propri compiti in modo pulito e non “sporco”; il terzo è una supervisione scalabile ossia evitando di fornire continui feedback da parte dell’uomo, il quarto è una esplorazione sicura affinché l’AI non danneggi sé e l’ambiente circostante e il quinto è l’affidabilità nello spostamento distributivo per adattarsi facilmente ad ambienti nuovi.

Intanto, qualche mese fa era giunta notizia di una nuova intelligenza artificiale propone un progetto molto interessante: i personaggi controllati dal computer possono imparare andando a osservare il comportamento di un personaggio controllato, invece, da un umano oltre che comunicando e chiedendo “informazioni” per interpretare e classificare al meglio determinate situazioni. Una tecnologia molto più utile di quanto si pensi, perché potrebbe avere applicazioni importanti: potrebbe tracciare il percorso per robot di assistenza che richiederanno sempre meno assistenza da parte degli umani oltre che un brevissimo periodo di “addestramento”. Scopriamo di più su questo progetto molto curioso.

Per assurdo è come se si giocasse a Super Mario e il computer prendesse il controllo di Luigi andando a salvare la principessa per conto suo, osservando, imitando e chiedendo informazioni. È forse questa l’immagine più rappresentativa per comprendere meglio come funziona questo tatuaggio. Come funziona? La paternità di questo progetto è dell’Università di Tübingen in Germania che ha sviluppato un algoritmo che permette appunto ai personaggi all’interno di un videogioco di “imparare” determinate funzionalità andando a osservare e imitare il comportamento di personaggi umani. Un po’ come se si dicesse: se si arriva a un obiettivo in un certo modo e funziona allora può essere il metodo più efficiente e si può ripetere. Il lavoro delle macchine è infatti quello di portare a termine un compito con la minore energia spesa possibile, lavorando per associazioni, manipolando il linguaggio umano per una migliore comprensione. Qualcosa non così semplice come possa sembrare.

D’altra parte, il mix di comunicare, imitare e collaborare è la base del modo umano di intendere l’apprendimento tra gli umani e se si riuscisse a implementare tutto questo nel mondo digitale ci sarebbero vantaggi non indifferenti. Nello specifico, nella versione modificata del videogioco tutti i personaggi collaterali come Luigi, persino Yoshi e Toad possono osservare e comunicare col Super Mario con umano, collaborandoci in modo attivo. Tutto questo consentirà ai robot di migliorare questo aspetto fondamentale che potrà portare a innovazioni davvero molto interessanti.

Diego Barbera

Diego Barbera è stato un redattore interno di Nanopress fino al 2018. Si è occupato di tecnologia, sport, cronaca.

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