Le supercar ci fanno voltare la testa mentre passano e restare estasiati quando ci fermiamo ad ammirarle. Ma le auto che occupano permanentemente un posto nella nostra memoria sono le piccole utilitarie, quelle che riempiono le nostre strade e che tutti o quasi tutti possono comprare. Quando queste vetture sono particolarmente riuscite e, per un motivo o per l’altro, offrono proprio quello che la popolazione cercava maggiormente in un dato momento, si diffondono in un modo tale da provocare o accompagnare veri e propri mutamenti sociali. Sono le auto che hanno cambiato la storia. La Mini è stata una di queste, in Gran Bretagna e oltre.
Dobbiamo introdurre una premessa storica importante alla base della nascita di questo modello. Nel 1956 il presidente dell’Egitto Nasser s’impadronì del canale di Suez. Questo provocò una risposta armata da parte di Gran Bretagna, Francia e Israele. Durante il conflitto il canale fu chiuso. Poiché da esso transitavano le navi con la maggior parte del petrolio diretto dal Medio Oriente all’Europa, ci fu in quei mesi una seria diminuzione delle scorte. Il governo inglese decise alla fine del 1956 di razionare la benzina.
In questo periodo la British Motor Company (BMC) stava lavorando alla progettazione di alcuni nuovi modelli. La crisi di Suez fece decidere ai vertici dell’azienda di concentrare tutte le risorse su una vettura di piccole dimensioni che consumasse poco da portare sul mercato al più presto. Il progettista a cui quel compito fu affidato era Alec Issigonis. La macchina avrebbe dovuto essere piccola ma allo stesso tempo in grado di trasportare abbastanza comodamente quattro persone. Inoltre, per tenere bassi i costi di produzione, avrebbe dovuto usare un motore già esistente.
Issigonis (che vediamo nella foto in bianco e nero di questa pagina) decise che la forma a scatola era quella che rispondeva meglio a tali esigenze. Per ricavare il massimo spazio nell’abitacolo, ridusse ai minimi termini il bagagliaio e portò all’anteriore motore, trasmissione e trazione. Inoltre, e questa era una novità assoluta, dispose il propulsore in posizione trasversale (perpendicolare al senso di marcia), raffreddandolo ad acqua e collocando il cambio sotto di esso. Questa configurazione permetteva di dedicare l’80% dello spazio all’abitacolo, consentendo appunto il trasporto di quattro persone in soli 303 centimetri di lunghezza. Tale pacchetto ingegneristico fu poi adottato dalla totalità dell’industria automobilistica.
La Mini fu presentata il 26 agosto 1959. Venne commercializzata con due marchi differenti, quindi inizialmente i nomi furono Morris Mini Minor e Austin Seven. Quella forma originalissima non fu subito apprezzata pienamente dal pubblico, inoltre la qualità complessiva dell’auto all’inizio non era elevatissima. Anche la posizione di guida era fuori dagli schemi; il volante praticamente orizzontale comportava una guida tipo camion e le persone più alte erano costrette ad allargare le gambe. Però la vettura aveva anche notevoli doti di tenuta di strada. Ci volle qualche mese, ma poi le vendite presero il giusto ritmo, diventando in breve inarrestabili.
Un eccellente impulso all’immagine del modello fu dato dall’introduzione della Mini Cooper del 1961, una versione sportiva preparata da John Cooper, titolare dell’omonima scuderia di Formula 1. Il motore a quattro cilindri fu portato dalla cilindrata originale di 848 cc a 997 cc, la potenza salì quindi da 34 a 55 cavalli, grazie anche ad altri interventi. Erano tanti per l’epoca, in una vettura così piccola e leggera. Inoltre l’adozione dei freni a disco anteriori e la modifica all’assetto la rendevano perfetta per l’uso sportivo. Al punto che successivamente ne venne derivata anche una versione da corsa che ebbe notevole successo: vinse infatti negli anni ’60 per tre volte il rally di Montecarlo, una di classe e due assolute. Sarebbero quattro, ma nell’edizione 1966 la macchina fu squalificata per i fanali irregolari, una decisione che ancora oggi crea polemiche.
La Mini fu un fenomeno ovviamente nel Regno Unito. Ma ottenne un notevole successo commerciale in molte altre nazioni. Vennero aperte diverse fabbriche all’estero. Ne fu prodotta anche una versione in Italia, dalla Innocenti. La carriera della Mini fu molto lunga. Arrivò infatti sostanzialmente immutata fino al 2000. Nel 2001 la BMW, che negli anni precedenti aveva acquisito la Rover, erede della BMC, creò la nuova Mini, molto diversa dall’attuale.
La Mini classica restò dunque in produzione per 41 anni, senza stravolgere il suo aspetto e le sue caratteristiche principali. Un record. Vennero venduti complessivamente 5.387.862 esemplari. Oggi i club di appassionati sono numerosi e molto attivi in tutto il mondo. Segno che quest’auto ha lasciato un’impronta indelebile nella storia.
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