L’Iran è stato colpito da attacchi attuati tramite veleno, che hanno colpito istituti scolastici femminili e, dalle ultime dichiarazioni emerse, sembra che le studentesse siano oltre 5.000 e 230 scuole avrebbero subito episodi di avvelenamento. Le autorità hanno rivelato, nella giornata di ieri, di aver attuato degli arresti in merito alla delicata questione ma ciò che è emerso sui presunti colpevoli non ha convinto il popolo.
Le dichiarazioni emerse oggi, però, rivelano uno scenario differente da quello che era apparso durante la prima comunicazione rilasciata dal ministro degli Interni iraniano. Durante un’intervista ieri sera le autorità iraniane hanno rilasciato particolari in più ed altre note ufficiali sono emerse dalle agenzie di stampa ufficiali locali.
Quella che sembrava essere stata una dichiarazione relativamente positiva ha rivelato in realtà che le autorità stanno continuando sulla lunghezza d’onda tenuta fino ad ora.
Il caso è scoppiato e ha preso piede su tutte le prime pagine dei maggiori giornali internazionali nell’ultimo periodo, ma la realtà è che si tratta di episodi che vanno avanti da mesi in Iran e che stanno rendendo difficile l’approccio scolastico femminile, ma anche la sicurezza di poter vedere i propri figli sicuri all’interno degli edifici scolastici.
Le notizie che sono emerse negli ultimi giorni parlano di 5.000 studentesse colpite da avvelenamento, come dichiarato da un parlamentare iraniano, e 230 scuole coinvolte negli attacchi mediante gas. I sintomi comuni nelle ragazze colpite sono crisi respiratorie, mal di testa, nausea e vomito, capogiri, sudorazione eccessiva e palpitazioni. Fino ad arrivare, nei casi più gravi, a intorpidimento degli arti, semi paralisi e difficoltà motorie.
Negli ultimi giorni sono apparsi molti video che mostrano l’esito degli attacchi, ovvero numerosissime ambulanze che soccorrono le giovanissime studentesse colpite e anche gli ospedali, dato che la maggior parte delle vittime degli avvelenamenti hanno dovuto ricorrere a cure mediche ospedaliere.
Mentre l’attenzione mediatica cresceva attorno alla vicenda, si è fomentata in Iran una nuova rabbia e si sono riaccese proteste, che in realtà non sono mai scemate dal 16 settembre quando Mahsa Amini è morta a causa della polizia morale, che hanno ripreso vigore e gli slogan si sono trasformati in morte al dittatore che uccide i bambini.
Le notizie portate dai media locali parlano anche di due decessi successivi agli avvelenamenti, ma dei quali non si hanno notizie certe se non quelle riportate dai giornalisti del luogo.
Riguardo questa delicatissima faccenda, che coinvolge una fascia d’età che andrebbe protetta e non attaccata sono emerse molte teorie e, la maggior parte, dallo stesso popolo iraniano che ritiene si tratti la punizione attuata dalle stesse autorità per colpire le ragazze che hanno preso parte alle manifestazioni intonando lo slogan Donna Vita Libertà.
Le autorità inizialmente hanno additato come isteria generale l’accaduto invitando alla calma mentre il capo di Stato Raisi ha principalmente incolpato le ostilità con i paesi esteri e pertanto ha dato la colpa ai nemici della Repubblica islamica.
Il leader supremo Alì Khamenei non ha precisato se la minaccia sia ritenuta interna o esterna, ma ha chiesto che non appena fossero individuati i colpevoli le misure messe in atto dovevano essere esemplari e nessuna amnistia deve essere concessa agli autori degli avvelenamenti nei confronti delle studentesse iraniane.
La dichiarazione del leader è arrivata dopo mesi che genitori e studenti ma anche docenti e professori hanno sollevato la questione a livello locale, ma soltanto quando l’attenzione mediatica si è concentrata sull’accaduto il regime iraniano ha deciso di parlare pubblicamente della cosa.
Docenti e professori hanno intrapreso insieme ai genitori manifestazioni per chiedere sicurezza negli edifici scolastici ma alcune madri sono state addirittura tratte in arresto è un video emerso ieri mostra chiaramente una madre agguantata per i capelli dalle guardie di sicurezza mentre chiede informazioni in merito alla faccenda degli avvelenamenti.
Il ministero dell’Interno a dichiarato nelle scorse ore che erano stati tratti in arresto degli individui ritenuti colpevoli degli avvelenamenti e non hanno aggiunto però nessuna informazione se non che non appena il quadro fosse risultato chiaro e completo sarebbero state fornite anche i dati dei laboratori di analisi che hanno compiuto le indagini sui campioni prelevati nelle scuole.
L’opinione pubblica internazionale ha accolto con scetticismo questo slancio delle autorità iraniane ma comunque in maniera positiva mentre la popolazione non ha fiducia nelle parole del leader e dopo le prime dichiarazioni ne sono seguite altre durante la serata.
stanno leggendo nuovi particolari in merito ai primi riscontri, o almeno quello che emerge dalle dichiarazioni, sul indagini effettuate nelle scuole dopo gli avvelenamenti delle studentesse in Iran.
Ciò che emerge e però qualcosa che l’opinione pubblica iraniana si aspettava ma che sorprende il resto del mondo.
Il ministero dell’Interno ha precisato nella sua dichiarazione che: “Sulla base dell’esame di campioni sospetti nei laboratori più prestigiosi del Paese e della sommatoria nel comitato scientifico del Ministero della Salute, la Difesa Organizzazione e relative istituzioni, fortunatamente, fino a questo momento, la presenza di sostanze tossiche e pericolose in nessuno degli “Studenti che fanno riferimento a centri medici non è stata trovata”.
I dati forniti rivelano che si tratta di 250 classi colpite nelle scuole e precisano che soltanto un numero limitato di studenti ha espresso disagio, nonostante sostanze tossiche siano state trovate ma in meno del 5% delle ragazze controllate viene precisato in merito che: “nessuno di loro ha portato a rischi e complicazioni duraturi nell’istruzione.”
Il funzionario del ministero dell’Interno ha precisato che la presenza di queste sostanze, definite stimolanti, all’interno di determinati istituti potrebbe: “essere un atto deliberato e criminale, e le agenzie di intelligence e di polizia stanno continuando le indagini in questo campo”.
Nel comunicato si legge chiaramente che: “Nella riunione congiunta del comitato scientifico del ministero della Salute e della medicina, sulla base delle informazioni fornite dai governatori relativi alla questione e da altri dipartimenti, è emerso che più del 90 per cento delle espressioni di disagio degli studenti sono state causate da ansia e preoccupazioni create nell’atmosfera che è stata la classe e la scuola”.
È stato precisato inoltre che le indagini evidenziano dei casi simili che hanno portato alla luce episodi di avvelenamenti anch’essi simili e all’interno di scuole vicine tra loro e, in diversi casi, è stato appurato che le cause sono state causate da azioni criminali attuate all’interno degli stessi edifici e probabilmente da studenti.
Le proprio dopo che sono emerse queste informazioni che, in sostanza, sminuiscono l’accaduto e ritengono che ci sia un reale fomentatore del problema e questo emerge chiaramente da un’altra dichiarazione.
Il ministero degli interni ha inoltre dichiarato che: “Alcuni elementi che disturbano la salute mentale e la salute della società, che hanno cercato di creare un’atmosfera incendiaria e ansia diffondendo bugie e disturbando le menti insieme al rumore cieco degli stranieri, sono stati perseguiti dalle autorità giudiziarie , e si prevede un’azione immediata e decisiva.”
Anche in questo caso è molto importante mantenere la propria immagine ‘immacolata’ per il regime, piuttosto che approfondire la questione ed è proprio per questo che molti genitori non credono alle parole pronunciate. È stato chiesto direttamente a loro di rimuovere le preoccupazioni dai loro figli e, nel caso in cui notino fattori che disturbano la quiete e la salute mentale dei giovani studenti, chiedono di essere informati in maniera tempestiva. Questa è la seconda dichiarazione che il ministero degli interni ha rilasciato in merito all’avvelenamento delle studentesse iraniane.
I funzionari iraniani hanno riferito che grazie agli: “sforzi dei soldati ignoti dell’Imam Zaman (A.S.) a Waja, le Guardie Rivoluzionarie, la Rivoluzione Islamica e Faraja in 6 province del Khuzestan, Azerbaigian occidentale, Fars, Kermanshah, Khorasan e Alborz, un certo numero di persone che hanno preparato materiali provocatori e li hanno distribuiti tra cari gli studenti, che hanno comportato complicazioni e disagi per gli studenti, sono stati identificati e arrestati.”
Le autorità governative hanno dichiarato anche che, in base alle informazioni emerse, quattro delle persone identificate come sospetti hanno una storia complicata e hanno preso parte anche alle proteste recenti, che hanno creato disagio in Iran ma soprattutto hanno sottolineato la loro vicinanza con soggetti stranieri.
Dal comunicato si evince che uno dei presunti attentatori abbia utilizzato il figlio per effettuare gli avvelenamenti nelle scuole iraniane e non appena gli alunni si sono sentiti male: “li ha immediatamente filmati all’interno della scuola e dell’ospedale e ha registrato il scena del malessere. Poi lo manda ai media.”
È stato anche precisato che lo scopo dei video emersi è quello di infondere paura e panico, cercando di colpire studenti per chiudere le scuole. Le informazioni sugli arresti verranno rilasciate soltanto alla fine delle indagini, dove verrà spiegato come si è svolto il lavoro delle forze di polizia.
Il governo iraniano precisa che verranno consegnati alla giustizia a tutti i colpevoli di questi orribili crimini e nessuno verrà lasciato impunito.
Nella dichiarazione si evince chiaramente come le autorità tentino di addolcire il popolo spiegando che: “il caro popolo nobile dell’Iran ha la certezza che gli agenti che hanno creato un clima di insicurezza psicologica con azioni senza scrupoli contro i giovani studenti saranno identificati e assicurati alla giustizia.”
Oggi il viceministro della Sicurezza ha annunciato l’arresto di altre persone.
Majid Mirahmadi ha voluto precisare che, non appena gli organi responsabili avranno risultati chiari questi saranno tutti riportati al popolo. Mirahmadi ha anche sottolineato e informato che i casi emersi nelle indagini: avevano un aspetto non conflittuale”.
È stato ribadito più volte inoltre che: “Cercare di instillare la paura tra gli studenti del paese, in particolare le studentesse, è un crimine grande e imperdonabile“.
Il ministro dell’Interno ha poi concluso spiegando che: “Fortunatamente queste persone sono state identificate in alcune province e alcuni di questi agenti sono stati arrestati, la cui notizia sarà resa nota all’opinione pubblica”.
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