Chiedono l’intervento della Commissione Ue le compagnie aeree per il decreto caro-voli emanato in Italia.
Limitare le tariffe, secondo le aziende del settore, significherebbe violare i diritti di competere ove possibile e di decidere in autonomia quali prezzi fissare, definendo i servizi come meglio credono. Insomma una limitazione della libertà delle compagnie di stabilire i prezzi che vogliono.
Le compagnie aeree contro il decreto caro-voli dell’Italia
Il governo ha messo a punto in questi giorni il decreto caro-voli, che fa parte del più ampio piano di azione Omnibus in agenda negli ultimi Consigli dei ministri. Il decreto prevede una stretta agli algoritmi che determinano i costi delle tratte aeree, in pratica si tratta di un maccanismo che intercetta l’interesse dei viaggiatori per una determinata destinazione, comportando quindi il rialzo delle tariffe.
Ha sempre funzionato così il mercato, in ogni settore, ma quello dei voli viene colpito con questo decreto nel periodo più focoso di attività, quello delle vacanze estive. Il traffico dei viaggiatori è elevato in questi mesi e il tetto dei prezzi comporta una perdita di denaro considerevole per le compagnie, però la legge tutela coloro che viaggiano assicurando un limite di prezzo che non può essere superato, anche se la tratta è particolarmente richiesta.
La situazione è così tensiva che le compagnie aeree europee non sono rimaste a guardare, anche perché il decreto caro-voli è operativo già adesso. Queste hanno deciso di rivolgersi addirittura alla Commissione Ue per far valere le proprie ragioni, invitando Bruxelles a chiarire con il nostro Paese se questo intervento abbia impatto sul mercato del trasporto aereo libero e deregolamentato in Europa.
A riportare la presa diposizione delle compagnie è il Financial Times, che ha riportato la lettera dell’associazione europea di categoria Airlines for Europe. C’è il timore – nemmeno troppo velato – che questo fatto possa costituire un precedente e portare a un effetto domino. Limitare i costi come sta facendo il governo italiano violerebbe i diritti delle compagnie di volo di competere, decidere sulla tariffa e definire i servizi come meglio credono.
Fra tutte le compagnie che si sono rivoltate a questo decreto, in primis c’è Ryanair, che ha già parlato di illegalità ai sensi del diritto dell’Unione Europea, sostenendo che il decreto avrebbe conseguenze indesiderate aumentando le tariffe a lungo termine a causa della riduzione dei voli e del numero di passeggeri.
La legislazione sul mercato europeo dei voli consente di regolamentare i prezzi solo in casi specifici, i prezzi per i voli in arrivo e in partenza da regioni remote, in modo da garantire la copertura territoriale ma anche l’accessibilità economica per tutte le tipologie di viaggiatori. Queste le argomentazioni portate dalla compagnia low-cost irlandese.
La Commissione Europea ha risposto al malcontento dicendo che avrebbe valutato la compatibilità delle misure adottate con i diritti dell’Ue. Questo accadeva lunedì scorso, siamo dunque in attesa dei prossimi passi di Bruxelles.
Il decreto e le reazioni
Il piano caro-voli del governo Meloni punta a una stretta sugli algoritmi che determinano i costi delle tratte a determinate condizioni. Come abbiamo detto quindi, non è importante quanto una determinata tratta interessi i passeggeri, il costo dovrà comunque rispettare un tetto massimo.
La fissazione dinamica, in base al tempo della prenotazione, sarà vietata ad alcune condizioni: se questa viene applicata su voli nazionali che collegano con le isole, ma anche se avviene durante un picco di domanda e quindi porta a un innalzamento del prezzo del 200% superiore alla tariffa media.
Nelle stesse circostanze inoltre non si possono fissare le tariffe in base alla profilazione web degli utenti o sul dispositivo utilizzato, se questo comporta un pregiudizio economico.
Ancora, nel decreto caro-voli si prevede un tetto alle tariffe in continuità territoriale, ovvero l’amministrazione competente dovrà fissare il costo massimo applicabile in voli particolari dove gli aumenti derivano da stagionalità o eventi straordinari.
Se da un lato le compagnie aeree si stanno unendo contro il governo italiano per questa serie di provvedimenti, dall’altro abbiamo il feedback positivo dei consumatori. “Ottima notizia, finalmente una misura concreta contro l’inflazione” ha detto il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, Massimiliano Dona.
“Il testo va nella direzione che volevamo, diciamo però che se fossero stati vietati gli algoritmi senza eccezioni sarebbe stato meglio. Credo che il decreto sia da migliorare, a cominciare dal fatto che questo è attivo solo se il prezzo supera la tariffa media del 200%, una soglia troppo elevata. Credo inoltre che far pagare di più un utente in base al fatto che usa un dispositivo più o meno costoso, andrebbe proibito a prescindere, però tutto sommato siamo soddisfatti di come sta lavorando il governo”.
Anche dal comparto delle agenzie di viaggio e del turismo arrivano parole di apprezzamento, ad esempio uno dei primi commenti è arrivato da Gianni Rebecchi, presidente di Assoviaggi – Confesercenti.
“Il trasporto aereo ha raggiunto prezzi altissimi ed è la voce più alta all’interno dell’intero pacchetto turistico quando si va in vacanza. Con il nostro centro studi stiamo analizzando al situazione e prevediamo che ad agosto gli aumenti possano arrivare al 50%, tenendo presente che anche a giugno i rincari sono stati considerevoli. Aldilà dell’intervento sull’algoritmo, bisognerebbe analizzare cosa succede sui voli offerti da una sola compagnia. È chiaro che se c’è una sola compagnia per una determinata tratta, quel volo non si abbasserà mai e allo stesso modo l’aumento di prezzi interesserà le strutture ricettive di quella destinazione”.