Gli Stati Uniti hanno deciso di adottare un sistema che dà loro la possibilità di avere sotto controllo la zona dell’Indo-Pacifico, data la tensione crescente che si sta osservando tra Cina e Taiwan. Le Filippine danno accesso a quattro basi militari alle truppe statunitensi. Una mossa che non lascia indifferenti le autorità cinesi e che dimostra la volontà di stare al fianco dell’isola in caso di attacco cinese ma, anche, la volontà di Washington di imporsi nella regione.
La faccenda tra Taipei e Pechino è qualcosa di importante e ritenuta, da entrambi i paesi, fondamentale e ha, già, avuto modo di essere discussa a livello internazionale. Il capo di stato cinese Jinping ha chiaramente precisato, già durante il primo discorso dopo aver ricevuto il suo terzo mandato, che Taiwan è una questione interna e che non tollera intrusioni da parte di terzi. Dopo la visita di Nancy Pelosi, ex speaker della Camera Usa, a Taiwan, nell’agosto scorso, i rapporti tra Cina e Stati Uniti si sono raffreddati ma, soprattutto, si è intensificato l’astio e Pechino ha intensificato le dimostrazioni militari e le provocazioni attorno all’isola, che considera una provincia ribelle ma di competenza territoriale cinese.
Non più tardi di ieri le autorità cinesi hanno fatto incursione nei cieli di Taipei con una delle più grandi mobilitazioni militari dimostrative degli ultimi tempi. Mentre Taiwan esprime chiaramente paura per la riunificazione, che la Cina potrebbe attuare in breve tempo, gli Usa hanno stretto un accordo con le autorità filippine per riuscire ad avere maggior controllo della zona dell’indo pacifico.
Gli Stati Uniti si accordano con le Filippine per l’accesso a quattro basi militari
Le Filippine hanno deciso di dare sostegno agli Usa mostrandosi favorevoli alla richiesta avanzata dal presidente Biden. Le autorità hanno deciso di concedere agli Stati Uniti l’accesso alle proprie basi militari, in maniera da rafforzare considerevolmente la presenza Usa nella regione in un momento di crescente nervosismo per la pressione cinese.
Il dipartimento della difesa nazionale delle Filippine ha riferito giovedì che avrebbe concesso l’accesso a quattro basi militari aggiuntive situate in aree strategiche.
La stanziamento statunitense andrà a colmare una lacuna nel posizionamento degli Usa nella zona e, come affermano gli analisti, permetterà alle truppe Usa di osservare meglio l’attività cinese vicino a Taiwan e anche nelle acque circostanti.
La strategia è stata siglata nell’ambito di un accordo di cooperazione rafforzata per la difesa (EDCA) che permette agli Stati Uniti l’accesso alle basi filippine per condurre esercitazioni congiunte, lo stoccaggio di attrezzature e rifornimenti e la costruzione di strutture, anche se non in maniera permanente. Gli Stati Uniti hanno già accesso alle basi filippine.
L’accordo renderà più forte la presenza Usa nell’Indo-Pacifico, dove ha già in atto accordi militari con paesi come Giappone, Corea, Thailandia e a sud con l’Australia. I funzionari americani avevano fatto presente, già in precedenza, che la forza militare Usa e le attrezzature dislocate in Asia erano tutte posizionate troppo a nord.
Questa scelta non è stata accolta di buon grado dal governo cinese che ritiene tutto questo progetto una minaccia che vuol essere dipinta come sostegno a Taiwan ma cela in realtà soltanto interessi privati ed economici.
A tal proposito il portavoce del ministero degli Esteri cinese ha affermato oggi in una conferenza stampa che gli Stati Uniti stanno rafforzando la propria presenza militare “per i propri interessi egoistici e con una mentalità a somma zero“.
Oltretutto Mao Ning ha lanciato una chiara accusa a Washington ovvero quella di: “esacerbare la tensione regionale e mettere a repentaglio la pace e la stabilità regionali” e ha consigliato ad altri paesi della regione di stare attenti per non finire “sfruttati” dagli Stati Uniti.
Le testate giornalistiche statali cinesi, si è focalizzata sulle valutazioni secondo cui gli Stati Uniti stavano espandendo la propria presenza militare nella regione “per contrastare la Cina” e che le Filippine devono prestare massima attenzione a bilanciare le relazioni con entrambi i paesi.
L’annuncio è stato dato durante una visita a Manila del segretario alla Difesa americano Austin che ha avuto modo di incontrare il suo omologo filippino Carlito Galvez Jr, il consigliere per la sicurezza Eduardo Año nonché con il presidente Ferdinand Marcos Jr.
È stato precisato che gli Stati Uniti hanno richiesto esplicitamente l’accesso alle basi a Luzon, situate nella zona filippina più vicina a Taiwan e sull’isola di Palawan, la zona più vicina alle Isole Spratly nel Mar Cinese Meridionale.
Le considerazioni sulle basi filippine scelte dagli Usa
La scelta di Washington è stata spiegata da Denny Roy, membro anziano dell’East-West Center di Honolulu, che ha affermato: “Sono geograficamente vicini ai due principali focolai che coinvolgono la Cina: Taiwan e il Mar Cinese Meridionale” aggiungendo poi : “In secondo luogo, ulteriori posti nell’area in cui gli Stati Uniti possono preposizionare le forze aiutano a ridurre il problema della concentrazione troppo molte forze in un piccolo numero di luoghi che potrebbero essere vulnerabili agli attacchi missilistici cinesi”.
Herman Kraft, docente all’ università di scienze politiche delle Filippine, ha precisato che: “La posizione a Luzon consentirebbe agli Stati Uniti di fornire supporto operativo e logistico a Taiwan, se necessario”.
Il professore ha specificato inoltre che attualmente le basi hanno il puro scopo di facilitare l’osservazione statunitense e monitorare la zona in maniera più completa.
Kraft ha anche riferito che il nuovo posizionamento andrebbe a fortificare la presenza statunitense nelle Filippine, che si rifiutarono di raggiungere un accordo con gli USA agli inizi degli anni ’90. L’ampliamento dell’accesso va a riempire un vuoto in termini di posizionamento degli Stati Uniti. Il docente ha affermato inoltre che il sud-est asiatico è sempre stato poco propenso acconsentire la presenza militare Usa e ha sottolineato che: “Hanno un accordo di distribuzione con Singapore, ma è piccolo.”
Le relazioni con Washington si erano raffreddate quando al comando delle Filippine c’era il precedente presidente Duterte che minacciò addirittura di annullare l’accordo bilaterale che prevedeva la visita delle truppe americane.
Il nuovo presidente Marcos, entrato in carica lo scorso anno, sembra invece voler intraprendere relazioni più cooperative e improntate a uno sviluppo e non più rivolte prevalentemente ad un rapporto conflittuale.
L’annuncio ha già sollevato polemiche, in quanto è noto che la Cina ritiene di avere praticamente completa sovranità anche nelle acque dell’Indo-Pacifico mentre paesi come le stesse Filippine, Vietnam, Malesia e Brunei rivendicano invece competenza parziale su alcune zone marittime.
L’ Asia Maritime Initiative situara presso il Center for Strategic and International Studies ha inoltre menzionato il fatto che la guardia costiera cinese nel 2022 ha dispiegato pattuglie in maniera quasi quotidiana e l’ho fatto in punti chiave del Mar cinese meridionale, portando la sua presenza nella regione ai massimi livelli.
Nel frattempo Taiwan ha espresso tensione in merito alla riunificazione con la Cina, che non ha intenzione di rinunciare a quella che ritiene una componente imprescindibile del territorio cinese e dell’unica Cina. Jinping ha spiegato che se necessario interverrà militarmente, ma prima dovrà in ogni modo confrontarsi con il volere del popolo Taiwanese dove emerge chiaramente dai sondaggi effettuati su recente che la maggior parte degli abitanti di Taiwan non si sente più cinese ma anzi ha a cuore l’identità taiwanese che si è sviluppata nel tempo e vorrebbe che le cose rimanessero come sono attualmente.
Ovvero parte del territorio cinese ma con una propria autonomia a livello di istituzioni, governo e una forma differente di economia e rete commerciale.