La mafia ha sempre utilizzato metodologie inquietanti per minacciare, ora spuntano bambole “uccise” da proiettili e impiccate.
È l’ultimo metodo dei clan mafiosi per intimidire e minacciare, venuto alla luce grazie a un episodio che ha coinvolto la famiglia mafiosa di Rocca Mezzo Monreale, appartenente al mandamento palermitano di Pagliarelli. La stessa è stata intercettata pochi giorni fa durante un summit in un casolare di campagna a Caltanissetta.
Nuove intimidazioni mafiose
Il vero volto della mafia è rappresentato da violenze e soprusi di ogni tipo, come la pianificazione dell’omicidio di un architetto per aver sbagliato alcune sanatorie in campo edile, piano scoperto grazie alle intercettazioni delle forze dell’ordine.
Per intimidire le proprie vittime i clan hanno messo a punto strategie che potremmo definire a dir poco originali, ad esempio la metodologia piuttosto inquietante messa in atto per intimorire gli imprenditori che non vogliono sottostare alle regole.
L’ultimo episodio ha come protagonista un imprenditore edile, che ha trovato impiccata alla porta della propria abitazione una bambola con un proiettile conficcato nella testa, poiché si era rifiutato di affidare l’appalto della ristrutturazione di un immobile all’impresa indicata dalla famiglia mafiosa di Rocca Mezzo Monreale.
Come emerso dalle indagini, il clan continuava ad esercitare il controllo del territorio e a guadagnare con il pizzo, imponendosi con violenza e minacciando gli imprenditori della zona, specialmente quelli che operano in campo edile e si rifiutano di collaborare con le ditte riconducibili al gruppo criminale.
Un giro d’affari imponente che non può essere interrotto per nessun motivo e ogni oppositore va eliminato, questo emerge anche da quello che gli inquirenti hanno definito un vero e proprio statuto mafioso tramandato da generazioni e redatto dai vertici del passato di Cosa Nostra ma ancora oggi molto seguito.
Scongiurato l’omicidio di un architetto
Come ricostruito da alcune intercettazioni telefoniche durante un summit fra i vertici del gruppo mafioso tenutosi nelle campagne di Caltanissetta, la famiglia mafiosa stava organizzando l’omicidio di un architetto ma i membri di certo non sapevano che quel rifugio era tutt’altro che remoto, in realtà era pieno di microfoni e cimici che stavano registrando quando veniva detto.
A scoprire il piano sono stati i Carabinieri del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Palermo e le persone tratte in arresto sono 7.
In questa riunione si faceva chiaro riferimento a un documento scritto dai padri costituenti di Cosa Nostra, un codice che chiarisce che per garantire lunga vita alle famiglie mafiose bisogna “invitare” gli affiliati a rispettare le regole e a imporne l’osservanza ad ogni costo.