Sta tenendo diversi colloqui con la psicologa Alberto Scagni, in carcere a Marassi con l’accusa di omicidio nei confronti della sorella Alice.
La 34enne venne raggiunta nella notte fra il 1 e il 2 maggio del 2022 sotto la sua abitazione di Genova e poi venne uccisa con circa 20 coltellate da quello che tutti, in questi mesi, hanno definito un uomo infermo di mente. A partire dai genitori, fino ai vicini di casa di Alice e anche allo stesso marito della vittima, Alberto viene descritto come un soggetto pericoloso che aveva dato in passato molti segnali d’allarme ma nessuno era intervenuto concretamente per aiutarlo. In effetti dai suoi scritti questo viene confermato, poiché sono per lo più frasi confuse e i genitori, che hanno superato l’odio andandolo a trovare nonostante tutto, credono che quando capirà che cosa ha fatto si toglierà la vita.
Era la notte fra il 1 e il 2 maggio del 2022 quando Alberto Scagni raggiunse la sorella Alice accoltellandola in strada dopo un litigio, scoppiato per motivi economici. Sappiamo che Alberto era invidioso della bella vita che si era costruita la sorella, aveva infatti un marito e un bambino di un anno.
L’uomo fu il primo a scendere in strada sentendo le urla di Alice, insieme ai vicini di casa che già sapevano dei problemi mentali di Alberto e temevano che qualcosa di brutto stesse accadendo.
In effetti via Fabrizi, a Quinto, in provincia di Genova, si era trasformata in poco tempo nella scena di un violento crimine. A nulla servirono gli interventi del marito, dei vicini di casa e dei soccorritori del 118, Alice era ormai morta e subito i carabinieri fermarono il fratello che inizialmente non confessò subito il gesto ma poi le evidenti prove a suo carico non gli lasciarono scampo.
Tra i due c’erano rapporti molto tesi, infatti gli inquirenti scoprirono che quello non era il primo litigio e ad aggravare il tutto c’erano ovviamente gli importanti problemi psichici di Alberto, che veniva spesso seguito da professionisti.
Secondo la dinamica accertata dalle forze dell’ordine, quella notte Alice scese in strada intorno alle 21,30 per parlare con lui, di certo non poteva sapere che sarebbe morta quella notte proprio per mano di Alberto, che in seguito all’ennesimo litigio aveva estratto un coltello e l’aveva colpita più volte.
L’arma venne subito rinvenuta e l’autopsia disposta dal magistrato confermò la morte per i violenti traumi ricevuti, ora però rimane un aspetto inquietante della faccenda, infatti come denunciano i genitori, Alberto da sempre dava segnali preoccupanti, infatti condivideva il rancore verso la 34enne anche sui social, incolpandola di non aiutarlo economicamente nonostante le possibilità che aveva.
Se guardiamo i mesi prima di questa terribile vicenda ci accorgiamo che i genitori di Alberto avevano più volte chiesto aiuto perché l’uomo manifestava comportamenti e pensieri violenti e aggressivi, tanto che la madre ha confessato di avere paura di finire come i genitori di Benno Neumair.
L’odio e il rancore verso la sua famiglia era tale che probabilmente Alberto ha agito in primis per colpire proprio i genitori, accusati da lui in queste ore di averlo torturato per anni, dal punto di vista psicologico.
Ci ricolleghiamo quindi ai fatti di oggi, in cui dal carcere dove è detenuto ha scritto alcuni pensieri su un foglio che ora è al vaglio dei professionisti che lo seguono e degli inquirenti.
Durante le sue giornate di reclusione incontra molto spesso un professionista incaricato di effettuare la perizia psichiatrica. Ora le sue parole sono state raccolte nel fascicolo di indagine per la richiesta di rinvio a giudizio e di processo con l’accusa di omicidio volontario.
Già nei primi giorni dall’arresto l’uomo non si era mostrato collaborativo e non voleva parlare, per questo subito si è seguita la pista dei problemi psichiatrici, eppure c’era molto da dire, ad esempio il cognato confessò che da tempo tormentava Alice e la terrorizzava minacciando anche il loro bambino.
Nelle considerazioni scritte dopo gli incontri con la psicologa, Alberto Scagni butta fuori pensieri in ordine sparso continuando ad accusare la sua famiglia, affermando che la madre e il padre lo hanno torturato psicologicamente, in realtà i coniugi erano preoccupati per lui e volevano che si curasse. Nonostante la paura, l’amore per il figlio li ha spinti negli ultimi tempi ad andare a trovare spesso Alberto in carcere per vedere come sta.
“penso ai miei incontri con la psicologa, anche qui vengo torturato psicologicamente come a casa. chissà come sta mia sorella”
questi alcuni passaggi che l’avvocato difensore vuole portare a processo per dimostrare l’incapacità di intendere e di volere del 42enne.
In generale, negli scritti si evince la volontà di accusare costantemente gli altri, non solo i genitori ma anche il cognato, date le dichiarazioni in cui ha detto di vivere con la costante paura di trovare Alberto fuori casa, a questo punto l’indagato si chiede come mai non sia uscito lui quella notte.
Non mancano infine momenti di riflessione sulla possibile condanna:
“ho parlato con un detenuto che è passato davanti alla porta della mia cella e lui ha ipotizzato che potrebbero passare 10 anni fino alla mia scarcerazione. non mi illudo ma nemmeno sono disperato”.
Questo il profilo di Alberto, che divide l’opinione pubblica, molti infatti lo giudicano uno spietato killer, altri un ragazzo che ha bisogno di aiuto e che purtroppo in questi anni non lo ha ricevuto in maniera adeguata.
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