Che ne sarà di quella che fu l’alleanza tra MoVimento 5 stelle e Partito democratico è una domanda a cui si potrà rispondere solo dopo aver capito chi sarà il segretario che prenderà il posto di Enrico Letta. I dissidi tra Giuseppe Conte e i dem, infatti, sono tutti legati all’ex presidente del Consiglio pisano, reo di aver tagliato fuori i pentastellati da un campo largo perché hanno voltato le spalle al governo di Mario Draghi.
A livello locale, però, le cose potrebbero cambiare anche prima. Se nel Lazio ci sono poche chance di arrivare a una sintesi che porti entrambi, e molto probabilmente con il terzo polo, ad appoggiare il candidato in pectore Alessio D’Amato, qualche spiraglio in più c’è per la Lombardia. L’eurodeputato del Pd Pierfrancesco Majorino, ufficialmente in corsa per il ruolo da governatore, potrebbe essere appoggiato anche dal MoVimento 5 stelle. Entro il fine settimana, però, si scoprirà qualcosa in più.
Quali saranno le mosse del MoVimento 5 stelle per l’alleanza con il Partito democratico
Il rapporto di amore e odio tra il Partito democratico e il MoVimento 5 stelle continua ancora. Da quando Beppe Grillo si è presentato, anche in diretta streaming, nel 2013 a parlare con Pierluigi Bersani per cercare di capire se i pentastellati avrebbero potuto appoggiare un governo del Pd ne è passata tanta di acqua sotto i ponti. Allora fu un netto no, ribadito per tutto il corso della legislatura a suon di opposizione. Efficace.
Perché poi, nel 2018, quando le urne hanno restituito praticamente il quadro inverso, e i grillini sono risultati come primo partito in Italia, Matteo Renzi, che allora era il segretario dei dem, aveva restituito più o meno la stessa moneta, mandando i Cinque stelle a trattare con la Lega di Matteo Salvini. L’idillio non è durato abbastanza e si è tornati al punto di partenza, ma con un nuovo epilogo: dal settembre del 2019, si va avanti insieme.
E così è stato, nella buona e nella cattiva sorte come nei migliori matrimoni, fino al momento in cui il gruppo di Giuseppe Conte non ha deciso di non votare la fiducia all’esecutivo di Mario Draghi. Tutti i progressi fatti nel corso dei tre di anni di governo insieme, molti dei quali a dover gestire una pandemia e la guerra in Ucraina, sono stati messi in secondo piano soprattutto per la scelta di Enrico Letta di chiudere le porte a un’alleanza in sede elettorale. E l’Avvocato del popolo non ha dimenticato, non lo ha fatto per le regionali in Sicilia e, pare, potrebbe non farlo neanche per quelle nel Lazio e in Lombardia (ma di questo ne parleremo meglio dopo).
Qualcosa, infatti, si sta muovendo, innanzitutto all’interno del Partito democratico. E si muoverà ancora di più dopo il 19 febbraio, giornata delle primarie dello schieramento dem in cui si troverà un sostituto di Letta. Ancora non è detta l’ultima parola, ma sembra che al rush finale dovrebbero arrivare Elly Schlein, deputata ed ex vice governatrice dell’Emilia Romagna, e Stefano Bonaccini, il numero uno della stessa regione.
Nel caso in cui dovesse vincere la prima, ricucire sarebbe molto più semplice. Se, come dicono i sondaggi, però, a risultare eletto fosse il presidente emiliano romagnolo, be’, le cose si farebbero leggermente più complicate, sia perché potrebbe essere più vicino al terzo polo, sia perché non ha mai davvero parlato di alleanze, finora almeno.
L’idea di base, almeno su questo fronte, è quella di aspettare sviluppi e valutare, nonostante Goffredo Bettini, uno dei dirigenti dem, abbia più volte fatto capire che si deve andare verso una ritrovata pace, anche per cercare di arginare, insieme, l’avanzata del centrodestra, che già ha approfittato delle divisioni nelle opposizioni alle elezioni del 25 settembre.
Il MoVimento 5 stelle deve ancora decidere cosa fare per le regionali nel Lazio e in Lombardia
E ora veniamo, appunto, alla prossima tornata elettorale, che non sarà nazionale, ma rappresenta un momento importante considerato che è la prima dopo le politiche, ma soprattutto perché riguarda il Lazio e la Lombardia, dicevamo, ovvero due delle regioni più grandi e più importanti in Italia.
La situazione del MoVimento 5 stelle cambia profondamente a seconda di dove si guardi. Se nella regione che finora è stata amministrata da Nicola Zingaretti, quindi dal Partito democratico e dal centrosinistra, il 25 settembre si sono ottenuti dei risultati soddisfacenti, non si può dire la stessa cosa della regione governata da Attilio Fontana della Lega.
Insomma: a essere diverso è sicuramente il peso specifico di alcune scelte, motivo per cui è più semplice che in Lombardia si possa anche appoggiare il candidato Pierfrancesco Majorino, mentre nel Lazio difficilmente si riuscirà a mettere il cappello sull’assessore uscente alla Sanità, Alessio D’Amato, il cui profilo piace molto al terzo polo di Carlo Calenda e Renzi.
Ecco, per il sostituto dell’ex segretario dem – nonostante anche qua si stia provando a convincere i pentastellati a pensarci – è molto più probabile che Conte trovi un accordo con i rossoverdi per un civico, più preferibilmente una donna. Per il posto a Palazzo Lombardia, invece, anche per il fatto che da Azione e Italia Viva correranno a parte con Letizia Moratti – e tra i due gruppi politici c’è tutto meno che simpatia reciproca -, ci potrebbe essere un avvicinamento e anche il MoVimento 5 stelle potrebbe dare il suo appoggio all’europarlamentare del Pd.
Sviluppi, in un senso e nell’altro, si vedranno questa settimana. Tra domani e giovedì, il presidente dei pentastellati è atteso a Milano per ragionare del programma, ma un tentativo si farà anche per il Lazio, anche se a pesare c’è sempre il famoso inceneritore di Roma, di competenza della Capitale, è vero, ma che è già costato la testa dell’ex presidente della Banca centrale europea e che è motivo di discussione anche a livello regionale, specialmente perché il numero uno del Campidoglio, Roberto Gualtieri, è del Partito democratico.