“La Juventus ha commesso un illecito disciplinare sportivo, tenuto conto della gravità e della natura ripetuta e prolungata della violazione”, sono queste le motivazioni che hanno spinto la Corte di appello della Figc alla penalizzazione, arrivata venerdì 20 gennaio, di 15 punti per il club bianconero.
Sono stati loro, quindi, a commettere l’illecito, hanno detto ancora nella motivazione della sentenza, “vista la documentazione proveniente dai dirigenti” della società “con valenza confessoria e dai relativi manoscritti, le intercettazioni inequivoche e le ulteriori evidenze relative a interventi di nascondenti di documentazioni o addirittura manipolatori delle fatture“. La Juventus ha annunciato che presenterà ricorso al Collegio di garanzia del Coni perché per lei ci sono delle illogicità nella sentenza arrivata.
Entro il 30 gennaio erano previste, entro il 30 gennaio sono arrivate le motivazioni della sentenza della Corte d’appello federale che ha condannato la Juventus a una penalizzazione di 15 punti e dei suoi ex dirigenti, più l’attuale direttore sportivo, Federico Cherubini, a inibizioni che verranno estese anche a Fifa e Uefa, probabilmente (la richiesta è stata fatta). Da quelle, avevano detto dal club bianconero, si sarebbe partiti per chiedere al Collegio di garanzia del Coni una cancellazione, che chissà se arriverà.
Perché secondo i giudici, “la Juventus ha commesso un illecito disciplinare sportivo, tenuto conto della gravità e della natura ripetuta e prolungata della violazione“, si legge nelle motivazioni, un documento di 36 pagine in cui si spiega, per filo e per segno, perché la Corte ha accolto la domanda di recusazione presentata dal procuratore federale Giuseppe Chinè, e perché si è riaperto il caso plusvalenze nonostante la precedente sentenza aveva portato solo a deferimento anche degli altri otto club coinvolti.
“È indiscutibile che il quadro fattuale determinato dalla documentazione trasmessa dalla Procura della Repubblica di Torino alla Procura federale, e da questa riversata a sostegno della revocazione, non era conosciuto dalla Corte federale al momento della decisione revocata e, ove conosciuto, avrebbe determinato per certo una diversa decisione. Esattamente secondo quanto previsto dall’art. 63, comma 1, lett. d), CGS. E si tratta di un quadro fattuale sostenuto da una impressionante mole di documentazione probatoria. I bilanci della FC Juventus S.p.A. (cui Consob si riferisce) semplicemente non sono attendibili”, hanno detto ancora dalla Corte federale capitanata da Luigi Mario Torsello.
Ma perché si è passati dal meno nove richiesto da Chinè al meno 15? “Tenuto allora conto dei precedenti che hanno riguardato alterazioni contabili protratte per più esercizi ovvero di rilevanti dimensioni e intensità (che in passato hanno portato a penalizzazioni di valore oscillante ma, in taluni casi, anche significative), si ritiene necessario rideterminare la sanzione rispetto alle richieste della Procura federale“.
L’illecito, recita ancora la sentenza, è stato commesso “vista la documentazione proveniente dai dirigenti del club con valenza confessoria e dai relativi manoscritti, le intercettazioni inequivoche e le ulteriori evidenze relative a interventi di nascondimento di documentazione o addirittura manipolatori delle fatture“. A cambiare le carte in tavola, appunto, sono state le indagine della Procura di Torino, e quindi “il fatto nuovo – hanno sottolineato dalla Procura federale – è l’assenza di un qualunque metodo di valutazione delle operazioni di scambio e, invece, la presenza di un sistema fraudolento in partenza (quanto meno sul piano sportivo) che la Corte federale non aveva potuto conoscere e alla luce del quale la decisione deve essere diversa da quella qui revocata“.
Nel lungo documento si legge pure che in alcuni casi, nello specifico una compravendita con l’Olympique Marsiglia, “alcuni dirigenti della Juventus si sono spinti sino ad intervenire correggendo ‘a penna’ le fatture ricevute dalla controparte per non far emergere la natura permutativa dell’operazione compiuta“. Documento che, per altro, è stato pubblicato anche da Fanpage.
Poi c’è il capitolo sull’alterazione dei risultati sportivi, già evidenziato dall’accusa, e accolto dalla corte presieduta da Torsello. La sanzione, dicono, “deve essere proporzionata anche all’inevitabile alterazione del risultato sportivo che ne è conseguita tentando di rimediare ad una tale alterazione, così come deve essere proporzionata al mancato rispetto dei principi di corretta gestione che lo stesso Statuto della Figc impone quale clausola di carattere generale in capo alle società sportive“.
In merito al “libro nero” di Fabio Paratici, più volte richiamato nel documento, per la Corte federale “costituisce un elemento oggettivo non equivocabile. Tanto più tenuto conto della circostanza (e vi si tornerà oltre più diffusamente) che scopo del processo sportivo non è, evidentemente, inferire la consumazione di eventuali fattispecie di illecito a carattere penalistico“, che viola, nello specifico l’articolo 4, comma 1 e dell’articolo 31, comma 1, del Codice di giustizia sportiva. Ma fondamentali, dicevamo, sono anche le intercettazioni telefoniche e ambientali così come sono state raccolte dagli inquirenti nell’inchiesta Prisma.
Dopo la stangata inflitta alla Juventus si è parlato spesso del fatto che le altre società coinvolte non siano state punite, motivo per cui in molti hanno ironizzato sul fatto che i bianconeri facessero plusvalenza da soli. Ecco, per loro c’è il sospetto, ma “non è sufficiente a determinare una condanna“.
“Venendo ora al merito del giudizio rescissorio, appare inevitabile tenere distinte le posizioni riguardanti la Juventus rispetto alle altre squadre. La ragione della necessaria distinzione di merito riposa, ed è considerazione sin troppo ovvia, nella circostanza che la Juventus e i relativi amministratori e dirigenti sono stati oggetto di diffuse e ripetute evidenze dimostrative prodotte dalla Procura federale. Evidenze che connotano un canone di comportamento sistematico e non isolato“, spiegano dalla Corte d’appello.
Ora la palla, inevitabilmente, passerà al Collegio di garanzia sportiva del Coni, come hanno annunciato in comunicato dalla Juventus. Con il collegio dei legali, hanno scritto nella nota, si è “letto con attenzione e analizzeranno a fondo le motivazioni“. Per loro, “si tratta di un documento, prevedibile nei contenuti, alla luce della pesante decisione, ma viziato da evidente illogicità, carenze motivazionali e infondatezza in punto di diritto, cui la Società e i singoli si opporranno con ricorso al Collegio di Garanzia presso il CONI nei termini previsti. “La fondatezza delle ragioni della Juventus sarà fatta valere con fermezza, pur nel rispetto dovuto alle istituzioni che lo hanno emesso“, hanno concluso.
Il punto è che potrebbe non bastare, ma soprattutto non è detto che una nuova mannaia non scende sulla squadra di Massimiliano Allegri, che rischia anche per quanto riguarda la manovra stipendi di dover rinunciare ai punti conquistati sul campo.
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