Fra le novità del governo Meloni è stata rinviata l’entrata in vigore della riforma Cartabia, inoltre si è intervenuti sulla disciplina dell’ergastolo ostativo e nuovi reati.
Novità importanti introdotte dal decreto del Consiglio dei Ministri e i primi provvedimenti del governo Meloni hanno interessato soprattutto il tema della giustizia.
Giorgia Meloni si è insediata pochi giorni fa e dopo l’ultimo Consiglio dei Ministri sono emerse importanti novità specialmente in materia di giustizia. Partiamo dalla riforma Cartabia, che prende il nome dall’ex Guardasigilli del governo Draghi.
La riforma della giustizia Cartabia è principalmente incentrata sulla necessità di garantire una ragionevole durata del processo rispettando quindi i diritti costituzionali delle vittime e degli imputati.
Inoltre la misura punta a ridurre la durata dei processi penali del 25% ma prevede anche uno stop alla prescrizione dopo la sentenza di primo grado. Per evitare processi dai tempi interminabili verrà stabilito il tetto massimo di due anni per i processi d’appello e un anno per quelli di Cassazione.
Per reati gravi come il traffico di droga, la violenza sessuale e l’associazione a delinquere semplice oppure di stampo mafioso, è prevista una proroga di un anno in appello e 6 mesi in Cassazione. Al termine di tali tempistiche gli imputati non potranno più essere condannati.
L’entrata in vigore di tale riforma è stato spostata dal nuovo governo al 30 dicembre. La tanto attesa riforma dell’ex Ministro della Giustizia, Marta Cartabia, ha ottenuto una grande fiducia e infatti è stata confermata dalla Meloni in modo da ridurre i tempi biblici dei processi italiani.
Che sia fatta giustizia per tutti quindi, ma in breve tempo. Già in questi giorni il Ministro Carlo Nordio ha ricevuto una lettera in cui 26 Procuratori generali esprimevano la loro preoccupazione, sottolineando come ci fosse bisogno di tempo perché gli uffici giudiziari potessero organizzarsi al meglio in merito alle norme della riforma Cartabia.
A tal proposito quindi ha comunicato l’istituzione di una task force all’interno del Ministero della Giustizia composta dai vertici dei vari dipartimenti. Il rinvio al 30 dicembre serve appunto proprio a questo e il Presidente del Consiglio ha affermato che questo non mette in alcun modo a rischio il Piano.
Questo è stato il provvedimento di cui più si parla nell’ambito delle decisioni del nuovo governo, tuttavia ce ne sono stati altri di spessore.
Durante il Consiglio dei Ministri si è intervenuti in merito all’ergastolo ostativo, misura introdotta nel 1992 da Giovanni Falcone, la quale prevede che i condannati per reati gravi non possano accedere a benefici penitenziari come i permessi premio e il lavoro esterno a meno che non intendano diventare collaboratori di giustizia.
Per tali reati si intende in primis la mafia ma anche terrorismo, traffico di droga e associazione per delinquere.
In merito a questo, il governo Meloni ha indicato nuovi requisiti che devono essere soddisfatti per avere dei benefici. Ad esempio, il condannato non dovrà solo collaborare e mantenere una buona condotta carceraria, ma bisognerà dimostrare concretamente il suo distaccamento dalla criminalità ed eliminare i rischi che la situazione venga ripristinata.
Ancora, il Giudice di sorveglianza dovrà obbligatoriamente consultarsi con il Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo per decidere in merito al detenuto in questione.
Il testo modifica anche alcune norme per quanto riguarda la condizionale, precisamente questa liberazione potrà essere richiesta solo dopo aver scontato almeno 30 anni di pena.
È prevista poi una norma transitoria per i detenuti che hanno commesso reati prima che la riforma entrasse in vigore.
Altro provvedimento importante è stato quello in merito all’introduzione di un nuovo reato, ovvero l’invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine e l’incolumità pubblici.
Parliamo dei rave party, argomento molto discusso in questi giorni per quello avvenuto a Modena in un capannone in disuso. La festa di Halloween è stata sgomberata pacificamente e sono state fermate più di 1000 persone e sequestrati circa 400 mezzi allestiti, alcuni dei quali allestiti con impressionanti impianti audio.
Nasce con il governo Meloni l’articolo 434 bis del Codice penale, il quale punisce i raduni che superano le 50 persone e che possono costituire un pericolo per l’ordine pubblico.
La reclusione è stata quantificata in un periodo che va dai 3 ai 6 anni e la multa può arrivare a 10mila euro, oltre la confisca di ciò che serve per commettere il reato.
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