Le esecuzioni di tre prigionieri politici in Iran hanno provocato una ripresa delle proteste di piazza in tutto il paese. Sabato sera, i quartieri di Tehransar, ShahrakEkbatan, Sattarkhan e Aryashahr a Teheran sono stati teatro di manifestazioni che sono continuate fino alle prime ore di domenica. In altre aree della capitale, si sono sentiti slogan contro il regime.
Le proteste hanno visto la partecipazione di manifestanti che hanno cantato slogan anti-regime. In diverse aree della capitale, si sono verificati scontri sporadici con le forze dell’ordine che hanno cercato di disperdere i manifestanti. In alcuni quartieri di Teheran, i manifestanti hanno bloccato le strade appiccando il fuoco ai bidoni della spazzatura. Nella città religiosa di Mashhad, i manifestanti hanno cantato “Il regime islamico è l’assassino degli iraniani”.
Le proteste in Iran, causate dalla ripresa feroce delle esecuzioni da parte del regime, si sono estese anche ad altre città tra cui Abdanan nella provincia occidentale di Ilam e Gorgan nella provincia settentrionale del Golestan.
Nonostante la presenza massiccia delle forze di sicurezza per fermare le proteste, i ribelli iraniani hanno organizzato blocchi stradali nelle città e hanno espresso la loro rabbia suonando i clacson.
I disordini sono seguiti all’impiccagione di tre manifestanti Majid Kazemi, Saeed Yaghoubi e Saleh Mirhashemi, avvenute venerdì. Le proteste fuori dal carcere in cui erano detenuti e gli appelli della comunità internazionale non sono state sufficienti a fermare le esecuzioni ordinate dalla Repubblica islamica. Con queste esecuzioni, il numero di manifestanti impiccati è arrivato a sette, dal momento in cui sono scoppiate le proteste a livello nazionale nel settembre 2022 in seguito alla morte in custodia della 22enne Mahsa Amini.
I tre manifestanti Majid Kazemi, Saeed Yaghoubi e Saleh Mirhashemi sono stati condannati per la morte di due membri della milizia Basij dell’IRGC e di un ufficiale di polizia durante le proteste, in quello che i media persiani hanno chiamato il caso “Esfahan (Isfahan) House“, dal nome dell’area in cui sono stati arrestati. Tuttavia, gli attivisti per i diritti umani hanno denunciato che i tre sono stati torturati per confessare e che non c’erano prove affidabili contro di loro.
L’audio trapelato dalle conversazioni radiofoniche della polizia indica che i tre agenti del regime sono stati uccisi dal fuoco amico delle forze in borghese. Inoltre, le vittime avevano degli alibi per il momento in cui gli agenti sono stati uccisi, con la famiglia di una delle vittime che afferma che ci sono riprese video CCTV del loro figlio al lavoro.
Poco dopo le esecuzioni, agenti del regime hanno attaccato anche la famiglia di Majid Kazemi che protestava e hanno arrestato due dei suoi fratelli e una sorella.
Da sabato, gli iraniani all’estero hanno organizzato proteste in dozzine di città in tutto il mondo contro le esecuzioni attuati dal regime in Iran. La comunità internazionale ha espresso indignazione per le esecuzioni e per la situazione dei diritti umani .
Le proteste a livello nazionale, scaturite dalla morte di Mahsa Amini, hanno rappresentato la più grande sfida interna alla Repubblica islamica dall’anno della sua fondazione, nel 1979.
Ci sono state numerose vittime e arresti, circa 500 civili sono stati uccisi dalle forze di sicurezza e almeno 20.000 sono stati arrestati. Anche se molti di loro sono stati rilasciati, circa 1.500 devono ancora affrontare le accuse penali e almeno 80 detenuti rischiano la condanna a morte.
Gli attivisti e i membri dell’opposizione sostengono che il regime stia usando la pena di morte come una tattica intimidatoria per fermare ulteriori proteste e per reprimere le voci critiche. La situazione in Iran rimane una preoccupazione per la comunità internazionale.
Le Nazioni Unite hanno recentemente affermato che l’Iran ha giustiziato finora 209 persone, definendo il record “abominevole”. Questo ha portato a numerose critiche da parte della comunità internazionale sulla crudeltà delle
Anche Amnesty International ha sollevato preoccupazioni riguardo alle esecuzioni in Iran, esortando il Paese a sospendere l’esecuzione dei tre e di sei uomini di etnia araba che hanno rilasciato confessioni “torturate e contaminate“.
La famiglia di un manifestante recentemente giustiziato, come menzionato prima, in Iran è stata attaccata dagli agenti del regime nel loro domicilio. Il personale di sicurezza ha aggredito i fratelli e i genitori di Kazemi sono stati arrestati. Un cugino di Majid, Hashed ha riferito tramite un tweet che gli agenti hanno arrestato due fratelli di Majid mentre erano gravemente feriti. Hashed ha dichiarato anche che, dopo qualche ora, gli agenti del regime sono tornati e hanno arrestato anche la sorella di Majid mentre questa stava monitorando lo stato dei suoi fratelli gravemente feriti.
Come sopra citato, i tre sono stati condannati a morte in un processo che gli attivisti per i diritti umani hanno definito una parodia della giustizia. Gli attivisti sostengono che i prigionieri siano stati torturati per confessare e che sia soltanto una dimostrazione di potenza.
Gli iraniani, sia in patria che all’estero, hanno organizzato proteste contro le esecuzioni di prigionieri politici da parte della Repubblica Islamica. Le manifestazioni sono iniziate in Australia e Nuova Zelanda e hanno continuato in dozzine di altre città in Europa e Nord America, tra cui Svezia, Danimarca, Germania, Norvegia, Finlandia, Olanda e Austria. Le ultime manifestazioni si sono tenute nelle città delle parti occidentali degli Stati Uniti e del Canada fino a sabato sera. La motivazione principale delle proteste è stata la forte condanna dell’uso della pena di morte da parte della Repubblica Islamica e la richiesta di rispetto dei diritti umani in Iran.
Durante le proteste in Norvegia, Masud Gharahkhani, politico iraniano che guida il parlamento norvegese, ha trasmesso un messaggio video ai manifestanti di Göteborg, in Svezia, in cui ha denunciato la situazione in Iran, in cui i giovani sono imprigionati e giustiziati, i giornalisti non hanno libertà o sicurezza e i soldi del petrolio non vengono usati per il bene del popolo, ma vengono sprecati in corruzione.
Alireza Akhondi, membro svedese-iraniano del parlamento svedese, ha riferito a Iran International che le recenti manifestazioni di esuli iraniani in tutto il mondo hanno portato a diverse risoluzioni contro la Repubblica Islamica da parte dei paesi occidentali.
Le proteste organizzate dagli iraniani in patria e all’estero erano già state programmate prima dell’esecuzione di Majid Kazemi, Saeed Yaghoubi e Saleh Mirhashemi venerdì mattina.
Sabato, altre tre persone sono state giustiziate in Iran per reati legati alla droga, mentre le loro famiglie protestavano fuori dal carcere e sono state colpite con colpi di arma da fuoco e gas lacrimogeni. Con queste esecuzioni sorge il timore che l’Iran utilizzo la pratica per opprsi all’Occidente, continuando a agire nella maniera più crudele possibile e mettendo in secondo piano la vita del popolo iraniano.
Le proteste si sono espanse quindi rapidamente e nuovamente in tutto il paese, con manifestazioni di massa contro il governo e la repressione dei diritti umani. La comunità internazionale ha espresso la sua solidarietà alla popolazione per la situazione in Iran e ha chiesto al regime di rispettare i diritti umani e le libertà civili dei suoi cittadini.
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