Il Segretario di Stato degli Stati Uniti Antony Blinken, durante la sua visita a Tonga, ha promesso di rafforzare il sostegno agli Stati del Pacifico. Durante l’incontro avuto con i vertici locali emersa l’argomentazione Cina e le parole pronunciate dal leader usa allora rivelato persistenza di tensione tra Washington e Pechino.
Blinken si è mostrato deciso nel portare avanti il rapporto con le autorità del Toga e si tratta del primo segretario di Stato usa che si reca nel Paese. Il funzionario americano ha anche inaugurato una nuova ambasciata americana a Nuku’alofa.
Gli Stati Uniti stanno compiendo una manovra per cercare di aumentare la propria presenza nella regione dell’indo pacifico e in realtà all’interno della regione asiatica per tentare di contrastare l’ascesa cinese e mostrare la propria presenza in previsione di un ipotetico è possibile conflitto innescato dalla riunificazione di Taiwan alla Cina chiamano degli argomenti più importanti per il leader di Pechino Xi Jinping, ma anche per contrastare le diatribe con la Corea del Nord, che mette in apprensione Corea del Sud e Giappone con ritenute provocazioni militari pervenute dal leader nord coreano Kim Jong un.
In questo momento Pechino sta inviando una delegazione insieme a Mosca di alto livello in Corea del Nord e ciò evidenzia chiaramente l’appoggio al regime del nord.
Cina e Usa mostrano, in questo periodo storico, i livelli più bassi a cui si è mai assistito nei rapporti bilaterali e nonostante le ripetute visite attuate dai funzionari statunitensi in Cina la situazione sembra non lo essere volta a una reale soluzione.
La visita arriva del Segretario di Stato usa Blinken arriva in un momento estremamente delicato per la regione, che mostra gli Stati Uniti impegnati a contrastare l’influenza cinese in crescita costante.
Blinken ha quindi sottolineato nuovamente l’avvertimento sui “predatori” ovvero gli investitori e investimenti cinesi.
Tonga e altri Stati del Pacifico hanno relazioni economiche e diplomatiche sia con Usa che Cina. Sono Nazioni piccole e vulnerabili, desiderose di aumentare il commercio e gli aiuti, ,senza schierarsi con una delle due superpotenze.
La visita di Blinken probabilmente aumenterà il sostegno americano alla regione, ma non ribalterà la crescente influenza della Cina costruita con anni di impegno economico e diplomatico.
Washington e Pechino sono quindi rivali anche nel Pacifico, dove entrambe cercano di estendere la loro presenza geopolitica e la competizione globale. I piccoli Stati dell’area devono destreggiarsi con cautela tra interessi contrapposti al fine di evitare di infastidire una o l’altra potenza in quanto necessitano, come sopra citato, di aiuto nel commercio e nello sviluppo nazionale.
Se da un lato la visita dimostra Il chiaro interesse degli Stati Uniti per la regione, dall’altro Washington e Cina vi giocano una partita geostrategica che gli Stati del Pacifico fanno fatica ad influenzare.
Nel suo discorso a Tonga, Blinken ha promesso un maggiore impegno degli Usa nella regione del Pacifico.
Da un lato il funzionario americano, ha assicurato sostegno per progetti importanti come lotta al cambiamento climatico, sviluppo economico e contrasto alla pesca illegale.
Ha anche detto che gli USA vedono “un futuro molto luminoso” nella regione indo-pacifica e che capiscono le priorità dei Paesi del Pacifico.
Ovviamente dietro la retorica dell’ascolto e della cooperazione, è chiaro, secondo molti esperti, esiste ed è ben presente anche un chiaro interesse strategico e geopolitico degli USA.
Washington ha intenzione rafforzare la propria presenza nel Pacifico per contrastare l’ascesa cinese, i cui vertici sono stati definiti “predatori“di investimenti.
I piccoli Stati insulari si trovano in una posizione delicata, come già menzionato poc’anzi, e sono dipendenti da aiuti e commercio sia da Washington che da Pechino, e pertanto non sono in grado di sostenere uno o l’altro Paese e non possono quindi influenzare più di tanto la competizione tra le due superpotenze.
Blinken ha mostrato la volontà americana di aumentare il sostegno per guadagnare influenza, ma non ha indicato un reale cambiamento dell’approccio USA nei confronti della regione.
La Casa Bianca, come del resto anche le autorità cinesi, secondo analisti politici continuano a vedere il Pacifico soprattutto come una pedina nella sua rivalità con la Cina, piuttosto che come una regione con esigenze e interessi autonomi.
Il Segretario di Stato americano ha lanciato un avvertimento sulla crescente influenza della Cina nella regione del Pacifico.
Blinken ha affermato che mentre Pechino ha intensificato il suo impegno, ci sono stati “comportamenti problematici”, tra cui “predatorie attività economiche” e investimenti che possono “minare il buon governo e la trasparenza”.
Da una parte è vero che la Cina ha spesso condizionato i suoi aiuti economici a Paesi in via di sviluppo, perseguendo anche i propri interessi geopolitici.
D’altra parte, Blinken tende a dipingere la Cina in termini fin estremamente negativi, senza sottolineare, seppur riconoscendolo, il ruolo che gli aiuti cinesi hanno avuto nello sviluppo di molti Paesi del Pacifico.
Le opportunità economiche cinesi vanno valutate con attenzione, ponderando costi e benefici. Ma la retorica americana rischia di essere controproducente.
Ovviamente gli Stati del Pacifico dovrebbero essere liberi di decidere con quale potenza economica relazionarsi, evitando di essere strumentalizzati dalla competizione USA-Cina.
L’auspicio è che Stati Uniti e Cina cooperino di più con queste Nazioni, rispettandone ambizioni e bisogni. La dichiarazione di Blinken mostra però come la competizione geopolitica sia ancora prevalente.
L’apertura di una nuova ambasciata Usa a Nuku’alofa a maggio era un segnale dell’interesse di Washington per la regione. Ma la visita del Segretario di Stato rafforza ulteriormente questo messaggio.
Il premier tongano ha accolto con favore il “partenariato in crescita”, come segno del “rispetto condiviso per la democrazia” tra USA e Tonga.
Nella scelta di espandersi e nel portare avanti l’influenza americana ci sono anche interessi strategici ed economici, oltre alla competizione con la Cina.
Dopo Tonga, Blinken si recherà in Nuova Zelanda e Australia per incontri diplomatici e una partita di calcio femminile, prima di discutere di sicurezza regionale con il Segretario alla Difesa USA.
La visita mostra l’aumento dell’impegno americano nel Pacifico. Ma gli USA cercano anche di guadagnare influenza geopolitica in una regione cruciale per i loro interessi e per la rivalità con la Cina.
Piccole nazioni come Tonga si ritrovano così incastrate tra le grandi potenze. Auspicabilmente i loro bisogni e obiettivi dovrebbero essere al centro della cooperazione internazionale.
La visita di Blinken a Tonga fa parte di un più ampio tour nella regione Asia-Pacifico, dopo la visita in Cina e in Indonesia.
Blinken è il primo Segretario di Stato americano a visitare Tonga. La sua visita arriva pochi giorni dopo che il Dipartimento di Stato ha annunciato l’intenzione di ampliare la presenza diplomatica statunitense nelle isole del Pacifico.
L’obiettivo dichiarato è quello di contrastare l’espansione cinese. Infatti la Cina ha già strutture diplomatiche permanenti in otto delle 12 nazioni insulari del Pacifico, mentre gli USA intendono recuperare terreno.
Tuttavia dietro all’espansione diplomatica non ci sono solo motivi di prestigio geopolitico, ma anche interessi strategici ed economici, nonostante il linguaggio su democrazia e diritti umani utilizzato da entrambe le Potenze.
Piccoli Stati come Tonga vengono corteggiati dalle grandi potenze per difendere i propri interessi nella competizione USA-Cina. Ma sperano di ottenere anche benefici reali dalle relazioni diplomatiche.
La visita di Blinken mostra il crescente impegno degli USA nel Pacifico, dovuto anche alla volontà di contrastare Pechino. Toccherà a queste nazioni decidere quali legami coltivare, pur in una posizione svantaggiata.
Il Dipartimento di Stato americano ha reso noto l’intenzione di espandere notevolmente la presenza diplomatica negli Stati insulari del Pacifico, per contrastare l’influenza cinese.
Il progetto prevede di aprire nuove ambasciate (o ampliare quelle già aperte) a Nuku’alofa (Tonga), Honiara (Isole Salomone), Port Vila (Vanuatu) e Tarawa (Kiribati).
Per ciascuna sede diplomatica è prevista l’assunzione di 40 dipendenti nei prossimi cinque anni. Attualmente il personale americano è minimo, con solo 2 persone a Honiara e Nuku’alofa.
L’obiettivo dichiarato è recuperare terreno rispetto alla Cina, che ha già 8 ambasciate permanenti nelle 12 nazioni del Pacifico riconosciute dagli USA.
Tuttavia dietro a questa espansione diplomatica ci sono anche interessi strategici ed economici, oltre alla volontà di contenere lo sviluppo di Pechino.
Piccoli Stati come Tonga si ritrovano corteggiati dalle grandi potenze, nella speranza di ottenere benefici reali dalle relazioni diplomatiche.
L’ampliamento delle ambasciate americane mostra l’interesse di Washington per il Pacifico, dovuto anche alla competizione con la Cina. Spetterà a queste Nazioni gestire le pressioni geopolitiche nel modo migliore.
Tutto ciò capita proprio mentre emerge uno scossone all’interno della politica cinese con la sostituzione del ministro degli Esteri Qin, riconfermato da poco, con il suo sostituto ovvero Wang Yi.
Blinken ha detto che lavorerà bene con il nuovo ministro degli Esteri cinese Wang Yi, che ha sostituito Qin Gang come rappresentante di Pechino nel mondo.
Blinken conosce Wang da oltre un decennio e ha detto di aver avuto discussioni costruttive con lui in passato.
La nomina di Wang rientra nella normale scelta “di un paese sovrano”, ha affermato Blinken.
Riguardo al precedente ministro degli Esteri Qin Gang, Blinken ha detto di aver avuto conversazioni costruttive con lui durante il suo incarico e gli augura ogni bene.
In questa fase quindi il funzionario Usa ha deciso di utilizzare toni diplomatici delicati e le parole di Blinken mostrano la disponibilità americana a lavorare con il nuovo ministro degli Esteri cinese, come è già avvenuto in passato.
La nomina è stata descritta come una decisione normale della Cina. Non sono stati fatti riferimenti alle motivazioni dietro alla sostituzione di Qin Gang dopo soli sette mesi.
Le dichiarazioni di Blinken hanno utilizzato un tono stranamente cordiale ed istituzionale e ciò mostra che gli Stati Uniti sembrano pronti a proseguire il dialogo con la Cina indipendentemente dalle persone al vertice del ministero degli Esteri.
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