Al termine del match tra Juventus e Monza, perso dai bianconeri per 2-0, il tecnico della Vecchia Signora, Massimiliano Allegri, è andato contro sé stesso, e contro la versione che aveva fornito dopo che la Corte d’appello federale l’aveva penalizzato, assieme alla sua squadra, di 15 punti che aveva ottenuto sul campo. Allora, si guardava avanti, e dopo una sconfitta pesante come quella contro il Napoli, per arrivare comunque in Europa, oggi, dopo aver preso dieci gol in tre partite, lo spartito è cambiato, e si deve guardare, per il toscano, alla salvezza. E no, queste affermazioni non sono piaciute neanche ai suoi tifosi che fino a qualche tempo fa, tra l’altro, ne chiedevano anche la testa.
Forse esistono due versioni di Massimiliano Allegri, un po’ come dottor Jekill e mister Hide. Una è quella che prima della partita contro il Monza credeva ancora che arrivare in zona Europa, e nonostante i 15 punti di penalizzazione – che, ammettiamolo, avrebbero ammazzato chiunque tranne il Napoli -, fosse possibile, un’altra è quella che ha parlato ai microfoni di Dazn dopo la sconfitta all’Allianz Arena contro gli undici di Raffaele Palladino, che contro la Juventus, in campionato, hanno fatto il bottino pieno di punti.
Nella prima versione, l’allenatore bianconero parlare di ricompattassi, che il -15 non avrebbe cambiato nulla: “Pensiamo a vincere le partite sul campo e scalare posizioni, intanto cerchiamo di arrivare al settimo posto e poi vediamo. Tutte le situazioni negative possono essere trasformate in opportunità, questo lo è per fare il massimo. Il massimo in Europa League per andare in Champions, e non è facile, il massimo in Coppa Italia, e non è facile. E ci sono ancora 60 punti a disposizione in campionato“, aveva detto prima della gara pareggiata contro l’Atalanta.
“Fino a ieri parlavo dei 38 punti, ma la realtà dice che ne abbiamo 23, quindi dobbiamo farne ancora tanti per ottenere la salvezza. Questa è la realtà, e se non la guardiamo ci facciamo male. È un momento delicato, ma non mi sento solo perché la società c’è ed è presente e sono sereno: c’è tanta rabbia per questo primo tempo inaccettabile, ma non ho valutato l’idea di andare in ritiro“, ha detto invece dopo la sconfitta interna contro i brianzoli.
E per carità, nessuno pensa che sia facile recuperare 14 punti a Inter, Lazio, Milan, Atalanta e Roma per andare in Champions League, o al massimo in Europa League, ma già pensare all’Udinese, molto più staccata e in corsa per la Conference League, potrebbe essere il modo giusto per andare avanti ed evitare le figuracce – e questo a prescindere dalla possibile e probabile nuove scure che potrebbe abbattersi sui bianconeri per quanto riguarda la manovra stipendi, su cui la procura della Figc ha chiesto più tempo per avere ancora più materiale.
Come ha detto anche Angel Di Maria, non di certo quello più sicuro di rimanere a Torino l’anno prossimo (ha un contratto in scadenza ed era abbastanza reticente a trasferirsi in Italia anche prima che succedesse tutto quello che è successo alla società di Gianluca Ferrero), è normale che nella testa dei calciatori qualcosa si sia rotto.
E allora, perché prima, invece, si è deciso di minimizzare? Perché prima si è preferito puntare in alto pur sapendo che la situazione era così delicata e arrivare in Europa poteva essere considerata un’impresa degna di un titano, anche perché di base la penalizzazione è stata di 15 punti proprio per evitare che ci si arrivasse nella zona calda? La risposta è semplice: motivare i giocatori.
E quindi perché non continuare? Perché non vedere anche questa caduta – che sicuramente fa male, ma non meno male di una penalizzazione inflitta da altri – come una battuta d’arresto? Ma soprattutto, perché farlo pubblicamente? Cambiare strategia e dire che chi non è in grado di lottare deve stare fuori suona un po’ come un alibi per sé stessi più che per chi oggi c’è, domani se la banca affonderà chissà. E anche se qualcuno dovesse effettivamente andarsene, ora resta e viene comunque mandato in confusione da un tecnico che ridimensiona gli obiettivi a suo piacimento, ma anche a suo rischio e pericolo.
Perché parlare di salvezza, guardare ora il bicchiere mezzo vuoto non scagiona nessuno dagli errori, tanto meno Allegri, forse il più colpevole di questi ennesimi punti persi. Ed è dall’inizio della stagione che l’allenatore livornese cerca sempre un diversivo per non ammettere che, anche lui, a volte molto più degli altri, sbaglia.
E lo fa quando mette i giocatori fuori ruolo, quando a lui basta fare un gol per vincere le partite, perché le fragilità di questa mentalità si sono viste nel momento in cui la Juventus ha incontrato la squadra di Luciano Spalletti, e ha messo fine a una serie di partite senza subire gol che era più frutto del caso, e quella con la Cremonese ne era un esempio, che un disegno tattico perfetto.
Stando così le cose, quindi, era normale che finisse in un tritacarne, quello dei social, in cui a difenderlo non è rimasto più quasi nessuno. Come quando a inizio campionato si chiedeva la sua testa per i risultati non all’altezza, la stessa cosa si fa ora.
Ma ci sono anche delle cose su cui ridere dopo la partita tra Juventus e Monza, e forse riguardano più gli altri tifosi, quelli delle altre squadre. In una cena prima di Natale, il presidente dei brianzoli, Silvio Berlusconi, aveva promesso ai suoi giocatori un pullman pieno di t… se avessero battuto i bianconeri.
Goliardia, gaffe, età che avanza possono essere una giustificazione all’infelice battuta del Cavaliere, sicuramente, però, non una promessa che manterrà: il numero uno di Forza Italia ed ex presidente del Consiglio, infatti, si è lamentato con i suoi collaboratori per le centinaia di telefonate che ha ricevuto oggi dopo la partita, dicendo che non ce la più. E se le chiamate insistenti sono state tantissime, sui social non sono stati da meno. Si dovranno, comunque, mettere l’anima in pace, dopo tutto non sarebbero neanche a loro a beneficiare del regalo.
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