Una piaga sociale, umana quella della violenza contro le donne. Nella giornata che ricorda le vittime, di femminicidi e non solo, hanno parlato sia il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sia la presidentessa del Consiglio, Giorgia Meloni.
“La violenza contro le donne è una aperta violazione dei diritti umani“, ha detto il capo dello Stato, mentre quella del governo, sui social, ha scritto che dal suo esecutivo si lavorerà su tre pilastri per arginare un fenomeno che è un dramma: prevenzione, protezione e certezza della pena.
Solo quest’anno, dal primo gennaio, 104 donne sono state vittime di un omicidio, altre subiscono in silenzio (molto spesso) violenza, tra le mura domestiche, al di fuori, ovunque. Anche sul web, poi, non sono sicure, tranquille. Non ce ne ricordiamo solo il 25 novembre, nella giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ma questo giorno è importante perché non restino solo dei numeri, dei casi di cronaca, perché venga riconosciuta e perché venga sensibilizzata, e magari un giorno eliminata.
E lo sanno anche dalle istituzioni. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, oggi ha iniziato il suo discorso per celebrarla, la giornata, dicendo che “la violenza contro le donne è una aperta violazione dei diritti umani, purtroppo diffusa senza distinzioni geografiche, generazionali, sociali“. “Negli ultimi decenni sono stati compiuti sforzi significativi per riconoscerla, eliminarla e prevenirla in tutte le sue forme. Tuttavia, per troppe donne, il diritto a una vita libera dalla violenza non è ancora una realtà“, ha detto ancora il capo dello Stato.
Mattarella ha ricordato che quello che si legge sui giornali, le cronache di ogni giorno ce lo dimostrano, ma ci danno anche testimonianza del fatto “che ci sono Paesi dove anche chi denuncia e si oppone alle violenze è oggetto di gravi ed estese forme di repressione“. Narrazioni dolorose, aberrazioni che vengono da situazioni di guerra, ha spiegato, e in cui le “donne diventano ancora più vulnerabili e sono minacciate da violenze che possono sfociare nella tratta di esseri umani o in altre gravi forme di sfruttamento“.
Ma i problemi non arrivano solo da là e per porre fine a quello che succede, anche “riconoscerne la capacità di autodeterminazione sono questioni che interpellano la libertà di tutti“, perché la violenza di genere si manifesta non solo con la violenza fisica, ma anche quella psicologica, economica, digitale e “mina la dignità, l’integrità mentale e fisica e, troppo spesso, la vita di un numero inestimabile di donne, molte delle quali sovente, non si risolvono a sporgere denuncia“.
Una denuncia, ha continuato il presidente della Repubblica, che richiede un atto di coraggio, per cui si deve avere il dovere “di sostenere le donne che hanno la forza di farlo, assicurando le necessarie risposte in tema di sicurezza, protezione e recupero” così che si possa sradicarla, basandosi anche “sulla diffusione della prevenzione delle cause strutturali del fenomeno e su una cultura del rispetto che investa sulle generazioni più giovani, attraverso l’educazione all’eguaglianza, al rispetto reciproco, al rifiuto di ogni forma di sopraffazione“, ha concluso Mattarella nel suo primo intervento.
Sul tema, infatti, il capo dello Stato è tornato anche nel suo intervento alla prima edizione delle giornate Inail Scienza e ricerca per la sicurezza, in cui ha parlato del fatto che “la sconfitta della violenza sulle donne, la sicurezza sul lavoro, costituiscono un banco di prova primario per la civiltà di un Paese“.
Anche la presidentessa del Consiglio, Giorgia Meloni, ha voluto esprimere un suo pensiero sulla giornata, e ha in parte ripreso il discorso della prima carica dello Stato. Già ieri, la premier, aveva parlato dei femminicidi decidendo di colorare Palazzo Chigi di rosso per ricordare le 104 vittime donne dall’inizio dell’anno. Sui social, oggi è partita dai dati che riguardano la violenza sulle donne che “continuano a rappresentare un dramma nazionale“.
Come governo, ha detto ancora, avranno molto lavoro da fare, ma vogliono portarlo avanti “a 360 gradi, incentrando il nostro impegno su tre pilastri d’azione: prevenzione, protezione e certezza della pena“. Le misure pensate dall’esecutivo partono dal rifinanziamento del centri antiviolenza e delle case rifugio, ma vogliono anche dare attuazione alla legge 53 del 2022 sulla raccolta dei dati statistici in merito alle violenze che le donne subiscono. Non solo, perché, ha spiegato, “faciliteremo l’adozione di protocolli e migliori pratiche nei Tribunali per un’applicazione sempre più efficace della normativa sul ‘codice rosso’“.
Si lavorerà anche per “potenziare le misure di protezione delle vittime e rafforzare il ricorso allo strumento dei braccialetti elettronici, che spesso non vengono applicati perché semplicemente non ce ne sono“. “Questo governo – ha concluso Meloni – è in prima linea per combattere la violenza sulle donne e la terribile piaga del femminicidio. Lo dobbiamo alle tante vittime, spesso senza giustizia, e a chi ancora oggi è costretta a subire queste barbarie. Siamo e saremo sempre al vostro fianco“.
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