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Le Pen ai suoi deputati: “Meno rumore e indossate la cravatta”

Il leader dell’estrema destra populista francese, Marine Le Pen, incarica i suoi 88 deputati, il numero più alto nella storia del suo partito, di agire come un’opposizione costruttiva ed evitare il confronto.

Marine Le Pen – NanoPress.it

Marine Le Pen, capo dell’estrema destra francese, ha dato due consigli agli 88 deputati del suo partito, il National Rally (RN), che, insieme a lei, sono stati eletti all’Assemblea nazionale alle elezioni legislative del 19 giugno. La prima, come riporta Le Monde: “Sii gentile. Siate buoni compagni. Non andate mai sopra le righe”. Il secondo solo maschile: “Indossa la cravatta”.

La Le Pen e la carica degli 89 al Parlamento Francese

E così, a lezione appresa, mercoledì sono sbarcati in Assemblea nazionale gli 88 deputati più Marine Le Pen. Sembrava il primo giorno di scuola. Nervi ed eccitazione. I soliti c’erano: pochi. Gli esordienti: tanti. E i timidi che, per la prima volta, mettono piede negli augusti saloni e corridoi del Palazzo Borbonico.

“Aspettiamo questa vittoria da 30 anni”, ha detto una delle stelle nascenti della RN, Laure Lavallette, 46enne deputata del dipartimento del Var in Costa Azzurra. “Ci onora essere qui”. L’estrema destra dei Le Pen non aveva mai avuto così tanti deputati in Francia. Nella precedente legislatura erano otto. Non bastavano nemmeno per formare un gruppo parlamentare.

La presenza massima è stata tra il 1986 e il 1988, con 35 deputati. Ora, con 89 su 577, rivendicano il rango di primo gruppo di opposizione contro il presidente centrista Emmanuel Macron. L’alleanza di sinistra di Jean-Luc Mélenchon ne ha molte di più, ma è una coalizione di partiti.

Separatamente, nessuno aggiunge più deputati della RN. Il risultato della RN supera le aspettative. Rappresenta un vantaggio economico: gli porterà circa 10 milioni di euro l’anno in sussidi pubblici, che dovrebbero permettergli di ripagare il debito che porta da quasi un decennio con una banca russa.

La marea lepenista porta all’Assemblea nazionale una generazione di parlamentari sconosciuti senza esperienza legislativa. E pone la RN – erede del Fronte Nazionale, fondato dal padre di Le Pen, Jean-Marie – al centro della politica istituzionale. Dopo aver conosciuto i nuovi deputati di RN questa settimana a Parigi, appare un tratto comune: l’identificazione con Marine, come tutti chiamano il leader. Ignorando il suo cognome, la differenziano da suo padre, Jean-Marie Le Pen, associato al razzismo e all’antisemitismo.

Il ‘fantasma’ di Jean-Marie Le Pen

Non conosco Jean-Marie Le Pen. L’ho visto una volta, ma da lontano”, racconta il nuovo vice Edwige Diaz. Diaz è uno dei volti di questa generazione di Marine. Ha 34 anni. I suoi nonni paterni erano di origine spagnola, europei dall’Algeria che si stabilirono in Francia dopo l’indipendenza nel 1962. I suoi nonni materni erano comunisti. Ha un master in lingua spagnola e in affari aziendali.

Jean-Marie Le Pen

È entrato nel Fronte Nazionale nel 2012, quando Marine Le Pen aveva già preso il comando. Rappresenterà un collegio elettorale nel dipartimento della Gironda, vicino a Bordeaux: un territorio che non è mai stato una roccaforte di estrema destra, a differenza del nord industriale o del bacino del Mediterraneo. Grégoire de Fournas, viticoltore di 37 anni, è un altro membro della generazione marina della Gironda. Si è unito al partito sette anni fa.

“Il risultato di Marine Le Pen al secondo turno delle elezioni presidenziali ha creato per noi una dinamica favorevole alle elezioni legislative”. Le Pen, al suo terzo tentativo di accedere all’Eliseo, ha perso di 17 punti dietro Macron. Ma più di 13 milioni di francesi l’hanno votata: il miglior risultato della storia per l’estrema destra. Nelle elezioni legislative, ha abbassato le sue ambizioni e ha condotto una campagna sommessa.

Macronistas e Mélenchonistas non hanno chiesto di attivare il cordone sanitario contro l’estrema destra e di votare esplicitamente contro Le Pen. Il rivale, in queste elezioni, non era più Le Pen: era Macron nel caso di Mélenchon, e viceversa. Questo ha aperto la strada al successo dell’estrema destra.

Lo spiega Fournas, che al secondo turno ha affrontato un candidato di Mélenchon: “Non c’era barriera repubblicana contro di me. La candidata di Macron ha detto che avrebbe votato in bianco. Abbiamo dimostrato che non eravamo agli estremi, che eravamo nel campo repubblicano e questo ci ha aiutato”.

Le Pen, quando dieci anni fa ha sostituito suo padre nel Fronte Nazionale, ha intrapreso un processo di sdoganamento del partito: si trattava di tirarlo fuori dall’angolo della peste. Si è qualificato per il secondo turno delle elezioni presidenziali per la prima volta nel 2017. Ha perso con il 33,9% dei voti. Cinque anni dopo ha raggiunto il 41,5%. La seconda fase del processo è culminata: la normalizzazione. Ora arriva il terzo: l’istituzionalizzazione.

Emmanuel Macron – NanoPress.it

Ma tutto è fragile e può sgretolarsi al primo sfogo di un deputato ribelle o nel momento in cui il leader radicalizza il suo linguaggio. “Marine le Pen ha dato precise istruzioni affinché i suoi vice lavorino e si impegnino a dare un’immagine credibile del partito“, spiega il politologo Jean-Yves Camus, autore di ‘Gli estai deputremi diritti in Europa’ (editoriale Clave Intelectual). Camus distingue tra due gruppi di deputati: militanti veterani e novizi.

Jean-Philippe Tanguy, un altro nuovo deputato della RN, dichiara: “Faremo proposte. Lo ha detto Marine. Tanguy – 37 anni ed ex manager della General Electric in Francia – fa notare con queste parole che il suo partito esclude un’opposizione basata sul frastuono e sulla provocazione. Le forme possono cambiare, ma non lo sfondo ideologico: la mano pesante con l’immigrazione e la “preferenza nazionale” dei nativi francesi.

Nuova priorità: aumentare il potere d’acquisto de cittadini. E anche, come spiega un altro esordiente, Pierrick Berteloot, temi di consenso come la lotta al bullismo, argomento prediletto da questo deputato 23enne, il più giovane della RN, finora impiegato sui traghetti che attraversano la Manica . Nel palazzo borbonico confessa: “Provo commozione e gioia e orgoglio”. Sia lui che Tanguy rappresentano i distretti settentrionali.

 

Paolo Battisti

Giornalista Pubblicista dal 2013. Amo la storia e mi occupo di politica estera

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