Il risultato alle amministrative in Francia, con il successo del Front National di Marine Le Pen è il monito per un’Europa che ha cercato di dimenticare l’antieuropeismo per poi venirne travolta. Anche Matteo Renzi commenta le amministrative d’oltralpe e lo fa ricordando la base della sua politica europea: L’Italia è pronta a riformare e a cambiare, ma anche l’UE deve essere diversa. Dall’Aja, dove era al tavolo del G7, il premier ha parlato di “un voto locale significativo, come accade anche in Italia”. Che l’Europa debba riflettere su se stessa è una cosa che “avevamo chiesto da prima”, spiega Renzi ai cronisti. Ora bisogna che “prenda atto che è diffuso un sentimento di contestazione, di antipolitica, che in parte deriva dalle scelte dei singoli governi ma in parte da un forte sentimento di contestazione verso le istituzioni europee”.
Non è stato solo Renzi a commentare il successo del FN. La Lega Nord ha esultato per il successo del fronte anti Europa e antieuro che ha trovato un nuovo forte interlocutore, mentre il M5S ha confermato la non disponibilità a un accordo con Le Pen e questo nonostante la stessa leader francese abbia cercato un accordo con Beppe Grillo.
“Non capisco l’odio di Grillo nei miei confronti. In realtà, i nostri partiti sono d’accordo su molti temi, a partire dalla lotta contro l’euro“, aveva spiegato Marine Le Pen che ha criticato il leader di M5S. I pentastellati “si limitano a contestare senza assumersi le proprie responsabilità“, mentre il FN è pronto a governare, dice Le Pen. Immediata la risposta di Grillo via Twitter: “Nessuno odia Marine Le Pen. Ha però un’appartenenza politica diversa dal M5S e per questo non sono possibili accordi. Rien d’autre. Adieu“.
Nessuno odia Marine Le Pen. Ha però un'appartenza politica diversa dal M5S e per questo non sono possibili accordi. Rien d'autre. Adieu.
— Beppe Grillo (@beppe_grillo) 24 Marzo 2014
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Il voto francese però preoccupa soprattutto i socialisti europei che hanno tenuto il loro congresso il 1° marzo e che ha visto l’ingresso ufficiale del PD nel gruppo del PSE. Un’azione dovuta per il nuovo segretario in vista delle europee del 25 maggio: il fronte socialista si compatta per far fronte all’avanzata delle destre e soprattutto dei movimenti euroscettici che stanno prendendo piede in tutta Europa.
Nell’occasione Renzi aveva presentato una sua relazione che in occasione del Congresso del Partito Socialista Europeo 2014, una due giorni che ha visto il Partito Socialista Europeo cambiare nome in Pse-Socialists & Democrats: all’interno ora è confluito ufficialmente anche il Partito Democratico italiano. Il premier è intervenuto al meeting dei socialisti europei del 1° marzo al quale era presente anche la nuova titolare della Farnesina, Federica Mogherini. Standing ovation in sala per Pier Luigi Bersani.
Il neo ministro degli Esteri Federica Mogherini ha aperto con un intervento in lingua inglese il Congresso del Partito Socialista europeo, la giornata è servita pure per formalizzare la candidatura alla presidenza della Commissione Europea di Martin Schulz. I delegati hanno espresso 368 voti favorevoli, 2 contrari e 34 astenuti.
Secondo il ministro italiano, la candidatura di Martin Schultz è la dimostrazione di “un’agenda comune che cambierà la politica europea. Il governo italiano e il Pd sosterranno questo processo per cambiare non solo l’Italia ma l’Europa“, e ancora: “Non esistono la Germania, la Grecia o la Finlandia, ma i conservatori o i progressisti“. Federica Mogherini aggiunge: “Noi vogliamo essere identificati per il nostro orientamento politico, non per la nostra nazione“.
Matteo Renzi ha invece ribadito la necessità di cambiare e costruire una nuova politica che tenga conto delle nuove generazioni: “Dobbiamo tenere i conti in ordine per i nostri figli. Dobbiamo cercare di cambiare il futuro, non semplicemente aspettando, ma costruendo“. La più grande scommessa da vincere “è quella dell’educazione e dell’attenzione verso la scuola, dove si costruisce la condizione dell’Europa economica. Se questo avverrà il Pd sarà orgoglioso di far parte di un cammino economico comune“, ha spiegato Renzi.
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Il presidente del Consiglio ha poi aggiunto: “Cercheremo di utilizzare il semestre di presidenza per un nuovo modello ma prima l’Italia deve adempiere ai propri compiti, mettere a posto il bilancio non perché ce lo chiedono le istituzioni ma per i nostri figli. I conti a posto non sono una richiesta di qualcuno fuori ma un impegno verso le nuove generazione“.
“L’Europa sociale è condizione e non figlia dell’Europa economica“, ha aggiunto. Per realizzare un nuovo modello in Europa, ha insistito il leader del Pd, “l’Italia deve adempiere ai propri obblighi ma noi dobbiamo tenere i conti in ordine non perché ce lo chiede l’Europa ma perché ce lo chiedono i nostri figli“.
“In un momento terribile di spread non economico ma per la vita dei cittadini – ha proseguito – noi dobbiamo fare in modo che il piccolo artigiano non veda l’Europa come il problema ma come la soluzione dei problemi, come l’Europa dei cittadini e non dei burocrati. Questo è il nostro obiettivo“.
Il congresso del Pse ha salutato con un lungo applauso l’ingresso in sala dell’ex segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. “L’adesione del PD al PSE è un fatto storico – ha commentato Bersani – un giorno storico per il partito democratico ma anche per il nostro Paese“. Dal palco del congresso è stato ringraziato Bersani per quanto ha fatto da segretario per il percorso di adesione del Partito democratico alla famiglia del Pse.
“Diamo il caloroso benvenuto nella nostra famiglia al PD. Senza il PD la nostra famiglia non poteva considerarsi completa. Oggi siamo più forti“, ha detto il presidente del PSE, Sergei Stanishev, in apertura di congresso. Il simbolo del partito socialista europeo resta lo stesso, un quadrato rosso con una virgola in basso, che campeggia sul palco del Palazzo dei Congressi dell’Eur con lo slogan “Towards a new Europe”.
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